Lo scorso luglio è stata pubblicata su questa testata una mia lettera aperta, indirizzata in particolare alle comunità di Cosio Valtellino e di Morbegno e alle relative Amministrazioni comunali, che aveva come oggetto la proposta di realizzare una ludoteca in bassa valle, avendo vissuto in prima persona, in qualità di madre, la mancanza di strutture ludico-ricreative rivolte ai bambini di età compresa tra uno e tre anni. A questo mio appello hanno risposto diverse persone interessate all’iniziativa tramite mail e altre mi hanno fermato addirittura per strada per chiedermi se le cose procedevano. Per la risonanza che ha riscosso questo mio primo scritto ho pensato di inviare alla stampa un aggiornamento della situazione.
In questi mesi ho cercato di darmi da fare: ho inviato quanto pubblicato sui giornali ai Comuni sopra citati e in seconda battuta ho inviato un’altra lettera. Vista la disponibilità della Cooperativa Insieme a discutere del progetto ho svolto alcune ricerche, reperito del materiale e ho incontrato per due volte un’operatrice di questa cooperativa sociale intenzionata come me a portare avanti questo discorso. Purtroppo, mentre sembrava procedere tutto per il meglio, abbiamo dovuto scontrarci con la dura realtà e cioè che la richiesta di finanziamento ad altri enti era subordinata al fatto di reperire una sede idonea nella quale aprire questa ludoteca.
La risposta delle due Amministrazioni è stata chiara e in sintesi: non ci sono risorse da destinare a nuovi servizi sociali.
Non voglio entrare in merito a queste due realtà locali, ma mi verrebbe da commentare che i soldi per certi servizi non ci sono mai, anche in tempi di “vacche grasse”. Come abbiamo avuto modo di constatare dai recenti fatti di cronaca a livello regionale e nazionale, di soldi per il malaffare, per rimpinguare le casse “private” di certi politici ci sono e anche tanti. A parte questa amara constatazione, vorrei fare qualche considerazione in merito all’infanzia.
Ci lamentiamo per come sono le nuove generazioni, ci preoccupiamo giustamente dei bambini che muoiono di fame e vanno in guerra, ma ci scordiamo che anche nella nostra società “avanzata” i bambini sono veramente poco considerati. Dalla mancanza di sostegno alle famiglie, alla carenza di strutture per l’infanzia, ai bambini che vengono contesi dai genitori a quelli che il padre e la madre li vedono solo la sera tardi quando rientrano dal lavoro. Per mettere a posto le nostre coscienze ci ripetiamo che è la qualità del tempo che passiamo con i nostri figli e non la quantità a fare la differenza. Ritengo non sia così. Certo la qualità è importante, ma anche il tempo che trascorriamo con loro per accudirli, giocare insieme, ascoltarli è fondamentale soprattutto nei primi due anni di vita.
Per questo una struttura come la ludoteca era ed è importante. Questo non è un “parcheggio a ore”, ma è un luogo nel quale accompagnare i propri figli, divertirsi con loro, fare nuove conoscenze ed esperienze. Mettere al primo posto i figli è doveroso, anche se molto spesso quelli che non riescono a farlo non è per cattiva volontà, ma perché sono costretti dalla necessità di lavorare. Personalmente ho fatto una scelta, quella di rinunciare ad uno stipendio pieno (anche se in questo periodo qualche soldo in più fa comodo) chiedendo il part-time per due anni, ho messo in secondo piano tutte le svariate attività artistiche, culturali e giornalistiche che tanto mi hanno impegnato in questi ultimi anni e che mi hanno dato tanta soddisfazione perché credo fermamente che i nostri bambini meritino più rispetto e attenzioni.
Certo i risultati non sono garantiti, ma per sperare di poter raccogliere qualche frutto è indispensabile seminare. La società che abbiamo costruito non è a misura di bambino. Noi adulti troppo spesso pretendiamo dai bambini che sappiano comprendere i nostri problemi, le nostre fragilità, le nostre scelte, i nostri egoismi. Invece, anche se in apparenza ci può sembrare che abbiamo compreso, in fondo non è così. E da qui nascono tanti disagi dell’infanzia. Anche come insegnante, quotidianamente a contatto con questo mondo ormai “disincantato”, ho la riprova di quanto pretendiamo dai bambini e della nostra incapacità di saper rispondere in modo adeguato ai loro bisogni.
Spero di aver dato un piccolo spunto di riflessione non solo ai genitori, ma anche a quanti operano nella scuola, nei servizi sociali e agli amministratori. Per quanto riguarda il progetto ludoteca a questo punto non mi resta che sperare di vincere un milione di euro al “dieci e lotto”. Purtroppo non è una battuta!
Un grazie di cuore a tutti coloro che mi hanno manifestato il loro interesse e disponibilità alla collaborazione.
Paola Mara De Maestri