Esiste in ciascuno di noi la secreta speranza che ogni male o cosa spiacevole debba succedere agli altri, allontanandoci per un «pensiero magico» dalla vita vera, vissuta o una scaramanzia per difenderci dal vivere che è “pericoloso” in quanto più sofferenza che gioia ti riserba, onde il valore apotropaico delle parole che si riscontra in certi libri- Ma la vita,che noi non scegliamo è un ek-sistere, un esser scagliati nel mondo opaco e indifferente, muto alle nostre “exis” personali, sentite, vissute. Noi, con le più belle aspirazioni, i più belli ideali, il nostro desiderio di vivere appieno e, per contro, una natura impietosa: un “in sé” e un “per sé”, ricordando Sartre, che sono inconciliabili. Dall’oggi all’indomani un fulmine ti cade addosso, tra capo e collo. “Perché” proprio a me? Perché? Interrogativo angosciante ma senza soluzioni razionali… e la devi vivere tale cruda “realtà”, tuo malgrado, non lasciarti vincere e batterti per una suprema meta che si chiama vita. È un forza tale che ti sprona a lottare contro ogni nume avverso. Già, diceva Omero, nell’Odissea con estrema lucidità e poeticità insuperabili:
«Gli dèi tramano perdizioni ai mortali/ affinché i posteri possano cantare le loro disavventure» (cito a memoria onde mi scuso per eventuali inesattezze ma il senso non è sconvolto).
Non è di certo una spiegazione quella frase omerica ma ci dice del vivere molto di più di ogni trattato.
Così, Antonella, vede cadere i suoi boccoli biondi, avverte il corpo deteriorarsi e con esso “il morale”. È minata da una malattia che tutti temiamo ma lotta con i denti aiutata dal fedele compagno, Renzo, e dalla famiglia coesa, compatta in una effettività solidarietà che non solo è indispensabile ma aiuta non solo a curare ma a sanare (e la differenza è notevole).
Un “diario” di vita impietoso quello di Antonella, senza infingimenti e pudori di sorta…
Una terribile esperienza scrutata e riferitaci con chiarezza, pulizia di versi incisivi, stilemi ineccepibili.
Antonella, dal dolore (tale è incommensurabile), trae una nuova vis; non soccombere, non rassegnarsi ma trarne un vigore inaspettato che si esplica nella catarsi poetica, nel dir-si e nel dir-ci che si può risorgere ex novo.
Una poesia d’amore perché alla fine, grazie al cielo, dopo tormenti, si apre un bagliore accecante di luce: la guarigione certo ma sapere ora apprezzare l’autenticità della vita, il correre non banalmente ma per sentieri autentici in tal mondo. E la vita non è denaro, non è gloria ma sentire il calore unico dell’affetto sincero. Noi in effetti “sentiamo” e ci sentiamo vivi grazie a ciò, indispensabili per l’affetto che sappiamo dare o ne siamo circondati. In modo gratuito.
Ad Majora, Antonella. La Seconda edizione del tuo “risorgere” in un breve lasso di tempo è più che meritato. Puoi dare, leggendoti, speranza a tantissimi e far riscoprire i loro intus veri forse sopiti, grazie ad un élan vital.
Essendo una recensione, non posso dilungarmi di più (recensire non è riassumere ma cogliere il significato profondo del tuo dettato), ma sinceramente il tuo libriccino (non si conta la validità di un’opera secondo la mole) non solo può esser utile ma è un modo di guardare la vita in forme, modi, ottiche diversi: correre verso se stessi e l’altro da noi.
Enrico Marco Cipollini
Antonella Ronzulli, Ali Vive
RupeMutevole, Bedonia 20112, pagg. 64, € 10,00