In questi giorni il paese vive la febbre del baseball per via delle ultime partite corrispondenti ai Play Off della serie nazionale. I tifosi degli Industriales vestono di azzurro, mentre il rosso è il colore di chi tifa Santiago de Cuba. In molti balconi, porte e muri si leggono cartelli come “Industriales Campione” o “Santiago è la più forte”. I militanti del Partito hanno ricevuto la disposizione di evitare che durante i giochi nel grande stadio Latinoamericano si gridi in modo dispregiativo la parola “palestinesi” per indicare i giocatori della squadra orientale. Lo spiegamento di polizia tutto intorno allo stadio può essere paragonato soltanto con quello visto lo scorso settembre in occasione del Vertice del Paesi non Allineati.
Persino io, che non sono appassionata di baseball, vedo le partite trasmesse in TV e salto in aria quando sono in vantaggio i leoni industriali. Tuttavia, mi rendo conto che in questi giorni viviamo sommersi nel torpore irreale del baseball e che persino la comparsa dei tollerati cartelli è una parentesi, un permesso temporaneo, di cui non possiamo fare uso per altri temi. Posso soltanto immaginare cosa accadrebbe se - una volta terminate la finale - appendessi al mio balcone un piccolo manifesto con sopra scritto: “Sì all’etanolo” oppure “Internet per tutti”.
Yoani Sánchez
(da Generación Y, 9 aprile 2007)
Traduzione di Gordiano Lupi