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Anna Lanzetta. Il figlio conteso
12 Ottobre 2012
 

“I bambini ci guardano”, è questo il titolo di un film (di Vittorio De Sica, 1943) in cui chiara era la condizione di disagio dell’infanzia. Quelle immagini indelebili nei nostri occhi sembravano appartenere a un altro tempo.

Purtroppo nulla è cambiato e nonostante gli sforzi per migliorarne la condizione, permane lo stato di disagio in cui vive l’infanzia vuoi per la società disattenta ai suoi bisogni, vuoi per la scuola impossibilitata a sopperire alle sue necessità, vuoi per la famiglia, che per cause varie e negligenza non dà ciò che i ragazzi chiedono: amore, affetto, rispetto.

Il caso del ragazzo conteso dai genitori in provincia di Padova, ripropone l’annoso problema dell’infanzia violata. L’aspetto più grave è che la violenza, ultimo atto della contesa tra i genitori è avvenuta in maniera plateale, basta vedere il video, senza che nessuno ne considerasse minimamente le conseguenze a livello fisico e psicologico. È raccapricciante vedere il modo in cui il ragazzo viene portato via, e ancora più grave perché il fatto avviene davanti alla scuola, alla presenza di altri bambini e ragazzi. Non vogliamo indagare, né ci compete, ma smuove il nostro sentimento la condizione vissuta dal ragazzo e ci colpisce a livello educativo, la sua età. A dieci anni l’età si evolve, inizia quel cambiamento fisico e psicologico che apre un nuovo percorso di vita, in cui l’adulto diventa il modello fondamentale. Ma quale visione della vita attende questo ragazzo che si sentirà diverso dagli altri coetanei per ciò che da anni vive, una situazione familiare nella quale è coinvolto non per altre colpe se non per esservi nato. Un ragazzo tradito e offeso nella sua dignità da quanti sono stati coinvolti nella vicenda. E l’intelligenza dei genitori? E il rispetto verso il proprio figlio?. Affidiamo quanti hanno partecipato a questa azione al tribunale della propria coscienza.

Il dissenso è unanime. L’aspetto più sconcertante della vicenda, al di là di ogni giudizio, è quello di aver considerato il ragazzo come “oggetto” a fronte di ogni sistema educativo. L’adulto è colpevole senza possibilità di appello. In una società che si stenta a rattoppare, noi adulti perseveriamo nell’egoismo. Tanti bambini maltrattati dentro e fuori del nostro territorio non ci insegnano a crescere, a cambiare, a porci di fronte alle nostre responsabilità, a capire che la violenza genera violenza, un sistema di agire molto grave in un mondo già in bilico.

 

annalanzetta.blogspot.com


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