Gianni Anselmi (foto) lo conosco bene. Eravamo entrambi più giovani e frequentavamo i campi di calcio, lui come centrattacco dell’Unione Sportiva Piombino, io come arbitro. Andava meglio a entrambi, se non altro perché avevamo trent’anni di meno, forse anche trentacinque. Adesso abbiamo entrambi problemi più seri di un gol in fuori gioco e un fallo tattico, soprattutto lui che è diventato sindaco di Piombino, incarico che svolge con passione e competenza. Gianni Anselmi non è un esibizionista. Non ama i riflettori puntati su di sé. Ma se c’è da parlare e da agire in difesa della sua città non esita un istante a farlo. Mi ha fatto un gran piacere vederlo su quel capannone Lucchini a difendere i diritti degli operai e la speranza di lavoro di un’intera città. Mi ha fatto ancora più piacere, che dopo le vesti di scalatore abbia indossato quelle di pompiere per dire agli operai: “Ragazzi, calma. Ci sono qua io. Parlerò a Roma dei vostri problemi. Non facciamo cose che potrebbero metterci in cattiva luce”.
Gianni Anselmi ha ottenuto quel che voleva: mettere il dito sulla piaga, far cadere l’attenzione nazionale sul problema Piombino, che non sarà ai livelli di Taranto, ma resta un problema grave per molte famiglie. Lasciamo stare se sarebbe più opportuno optare per il turismo e fare una scelta radicale, non ha importanza stabilire se la strada della conservazione della fabbrica sia davvero il bene di Piombino. Non è compito mio, piccolo scrittore di provincia che ama la sua città quanto il suo sindaco, e che vendendolo in televisione mentre saliva sul capannone Lucchini ha commentato: “Bravo Anselmi!”.
Il mio “Bravo Anselmi!” lo dico ancora più forte, perché non siamo sempre stati d’accordo su tutto, io e Gianni. Da ragazzi si litigava sui campi di calcio, non troppo perché lui è sempre stato un calciatore corretto, ma i ruoli erano opposti. In tempi recenti abbiamo avuto una discussione su Acciaio, il libro di Silvia Avallone che lui ha vissuto come un attacco a Piombino e io soltanto come buona opera letteraria. Il film ci metterà d’accordo, caro Gianni, perché è una solenne boiata, quello sì un’offesa, ma alla Settima Arte. Pure su Cuba abbiamo avuto qualche discussione, quando vennero in visita a Piombino esponenti del regime ricevuti in sala consiliare. Tutte piccolezze.
Gianni Anselmi ama la sua città, questo è fondamentale. Si vede da come ne parla. Non è un politico qualunque. Lui vuole davvero il bene di Piombino. A chi fa le cose per amore si perdonano gli errori e un eccesso di passione. Per questo oggi sono dalla sua parte. Per dire che mi fido di lui, di quel che potrà fare in difesa di una città che non si rassegna a morire.
Gordiano Lupi