Mi è toccato passare la giornata elettorale in un popolare ristorante di Miami circondato da venezuelani convocati da Alexis Ortiz e Pedro Mena, due leader dell'esilio che rappresentano la Mesa de Unidad Democrática (MUD). Mi è toccato, persino, vedere molti venezuelani piangere di fronte al trionfo di Chávez, perché alcuni analisti politici li avevano convinti che questa volta l'opposizione sarebbe riuscita a sconfiggerlo. Tra l'altro, mezz'ora prima dell'apertura delle urne correva voce che i sondaggi assegnavano la vittoria a Capriles.
Perché ha vinto Chávez, nonostante il suo pessimo operato come presidente? Vladimir Gessen, psicologo e politico venezuelano, ritiene che Henrique Capriles abbia perso le elezioni per non aver saputo o voluto mantenere la sensazione di unità nazionale con cui aveva vinto le primarie.
Il mio pensiero è diverso, anche se questa opinione non va sottovalutata. A mio parere sono stati 4 i fattori decisivi pro Chávez:
* Chávez, con il suo caratteristico stile da caudillo latinoamericano, è entrato in sintonia emotiva con una parte sostanziale dei venezuelani. Fuori dal suo ambiente può sembrare un personaggio ridicolo, persino comico, ma in Venezuela molta gente lo percepisce come un fenomeno quasi religioso.
* Ha creato una forte relazione clientelare con una parte dell'elettorato venezuelano che appartiene ai settori D ed E del paese. Come dimostrarono l'argentino Perón e il PRI messicano, si può governare male per molto tempo, ma essere ancora popolari e avere successo. Le classi sociali più povere sono i due terzi dell'elettorato venezuelano. Quello è il cantiere di voti chavisti e lo sarà fino a quando i poveri si attenderanno benefici dal pittoresco leader.
* I notevoli vantaggi pre elettorali di Chávez rendono molto difficile sconfiggerlo. È padrone di radio e televisione, mezzi di comunicazione che lo vedono protagonista unico. Per ogni minuto di televisione concesso a Capriles, Chávez ne aveva cinquanta.
* Chávez possedeva e utilizzava risorse illimitate provenienti dal petrolio, tramite il PDVSA, suo grande finanziatore, oltre a tutte le strutture statali.
In questa situazione, pare persino strano che un giovane politico latinoamericano, con modeste risorse e basso carisma, Henrique Capriles Radonski, abbia ottenuto il 45% del voto popolare, oltre sei miioni di venezuelani. Se la MUD manterrà l'unità dei democratici, e Capriles riuscirà a vincere lo sconforto prodotto dalla sconfitta, convincendo i venezuelani che è stato un successo portare quasi la metà del paese alla causa democratica, sarà la forza politica del futuro, pronta a governare il Venezuela. Il nuovo appuntamento elettorale è per il prossimo dicembre. Saranno elezioni regionali per comporre i parlamenti federali. Per l'opposizione sarà molto importante mantenere alcune zone di potere che già controlla e incrementare la sua influenza su altre, preparando il giorno in cui potrà conquistare la presidenza. Henrique Capriles, oggi molto noto, popolare e rispettato in tutto il paese, farebbe bene a continuare la campagna elettorale a beneficio dei candidati dell'opposizione, per aiutarli a vincere e per mantenere la sua leadership.
Non è lontano il giorno del grande trionfo. L'opposizione ha il 45% dei voti. È solo questione di tempo. È quasi la metà del paese. Inoltre, esiste il problema della grave malattia di cui soffre Hugo Chávez. Quando Franco, già molto vecchio, agonizzava, gli spagnoli parlavano di “soluzione biologica”. In Venezuela può accadere qualcosa di simile. Non so se sarà la soluzione definitiva ma probabilmente sarà il punto di partenza della fine del chavismo. Il caudillo si porterà nella tomba il suo governo.
Carlos Alberto Montaner
(da El Nuevo Herald, 8 ottobre 2012)
Traduzione di Gordiano Lupi
Carlos Alberto Montaner è giornalista e scrittore. Il suo ultimo romanzo è La mujer del coronel, edito in Italia come La moglie del colonnello (Anordest Edizioni, collana “Celébres Inéditos” diretta da Gordiano Lupi).
La vignetta è dell'umorista cubano Garrincha