E in questo silenzio
che sa di pietra e muschio
di sale e ginestra
affondo le mani
come radici
nella vita.
Riconoscere il tempo della luce e, a quella luminosità, appendere parole.
È in questa modalità che ho gustato come acini d'uva appena raccolti le parole dei fratelli Malini. Cercare la vita dentro le cose, fino all'essenza che li firma cercatori dell'oro più prezioso e trovarlo nelle rughe delle pietre, nella terra, nelle farfalle notturne ed in quell'essere accanto e complici in una ritrovata, se mai fosse stata persa, fanciullezza dell'anima e della parola. Riconoscere declina anche la “riconoscenza” e, gratitudine alla vita è la nota dominante della silloge che offre un rincorrersi di immagini in versi.
Le fotografie delle mani dei fratelli Malini anticipano l'intensità delle liriche in un crescendo che profuma di terra e cielo, meraviglia e nostalgia in una percorrenza della luce che anche grazie alle lucciole non diventa mai oscurità.
Tra le pietre, la meravigliosa vista di Apricale (da cui Bligal della raccolta) e il silenzio, i fratelli vivono con voracità il trascorrere del tempo che riporta segreti e storia, stagioni ed amore.
«Ma l'amore che ferma il tempo/ e ha il tuo nome/ non si fa stagione,/ brucia e illumina/ come una stella eterna». Consapevoli della perfezione della vita e nello stesso tempo dell'insufficienza dell'uomo, ogni uomo, a coglierne il segreto, Daniela Malini e Roberto Malini narrano momenti colti nella loro pienezza, li raccolgono nelle mani che si intrecciano, sfiorano il seme, penetrano dentro le radici come se giungesse dalla madre terra una nuova primogenitura. Dal cielo al ventre materno i poeti strappano scintille di luce fino a rivestire ogni cosa di imperitura alba. «Fuoco bianco e silenzio/ indugiano oltre i colli,/ immemori ipomee/ lentamente si schiudono/ ai battiti di bronzo/ che svegliano la valle:/ tu sei l'alba».
...che porta / all'anima.
Patrizia Garofalo
Roberto Malini, Daniela Malini
Bligal di pietra e luce
Lavinia Dickinson editore, Genova 2012