Uno studio legale ha denunciato giovedì scorso (27 settembre) lo Stato cubano per aver violato sistematicamente i diritti umani di Yoani Sánchez e ha sollecitato la Commissione Interamericana per i Diritti Umani a prendere misure cautelari urgenti che garantiscano la sicurezza dell’attivista cubana.
L’avvocato Jaime Aparicio ha detto alla stampa che da sei mesi sta lavorando con la Sánchez per raccogliere la documentazione necessaria per formulare l’accusa. «Temiamo per la sua integrità fisica, perché la repressione da parte delle autorità cubane si è fatta più dura dopo la visita di papa Benedetto XVI».
Jaime Aparicio prosegue: «È molto difficile ottenere documentazione scritta su detenzioni a Cuba, ma adesso tutto è più semplice grazie ai cellulari e alle nuove tecnologie».
Yoani Sánchez scrive un blog molto critico come Generación Y (tradotto in Italiano su La Stampa di Torino), tiene una simile rubrica sulle colonne de El País (Cuba Libre), quotidiano per cui lavora come reporter dall’isola caraibica. Questa attività come polemista democratica che non trattiene il suo pensiero, ma esprime liberamente le cose che non vanno e che sarebbero da cambiare, le procura insulti a mezzo stampa e televisione, controlli di polizia, repressione continua. La cosa più grave è che il governo cubano le nega il diritto di uscire dal paese per partecipare a conferenze, dibattiti, presentazioni e ricevere premi. Yoani è stata arrestata nel 2009, dopo aver ricevuto percosse e intimidazioni.
«Non mi fanno uscire perché sanno che farò ritorno. Il mio posto è qui, tra la mia gente, dove sono nata. Non voglio vivere altrove ma in un’altra Cuba. E contribuire a cambiarla», dice la blogger cubana.
Yoani Sánchez ha ricevuto il premio “Ortega y Gasset” nella categoria Giornalismo Digitale nel 2008, ma il governo dell’Isola la ritiene (accusa tipica per i “non conformi”) uno strumento nelle mani dei nemici imperialisti per screditare i successi rivoluzionari.
L’avvocato Bjorn Arp, che fa parte dello studio legale Aparicio, Arp, Schamis & Associates Inc., si è detto ottimista sul fatto che la Commissione Interamericana dei Diritti Umani emetta presto la dichiarazione sulle misure cautelari.
«Spero anche che nei prossimi 18 mesi venga decisa una deliberazione contenente raccomandazioni allo Stato cubano. Il documento avrà un grande valore morale e potrà essere incluso nella valutazione periodica sulla situazione dei diritti umani a Cuba, in programma davanti alle Nazioni Unite nel maggio 2013».
La Commissione può sollecitare che uno stato adotti misure cautelari per prevenire danni irreparabili alle persone.
La Commissione Interamericana per i Diritti Umani non può inviare delibere alla Corte Interamericana per i Diritti Umani, perché Cuba non ha sottoscritto la Convenzione Americana per i Diritti Umani. Il governo dell’Isola è comunque soggetto all’autorità della Commissione perché ha firmato la carta costitutiva dell’Organizzazione degli Stati Americani e ha sottoscritto la Dichiarazione Americana dei Doveri e dei Diritti dell’Uomo (Bogotá, 1948). Cuba, in ogni caso, non ottempera mai a nessuna delibera che proviene dalla commissione e rifiuta sistematicamente le decisioni prese dall’Associazione degli Stati Americani.
L’avvocato Arp ha spiegato che sarà semplice dimostrare la violazione sistematica del diritto della Sánchez a uscire dal paese, la violazione del diritto di uguaglianza, di accesso alla giustizia, le detenzioni arbitrarie e la violazione della libertà di espressione. «Abbiamo presentato alla Commissione Interamericana dei Diritti Umani le 40 pagine del passaporto della Sánchez che includono i visti di Brasile, Spagna, Stati Uniti,Germania, Norvegia, Argentina, Cile, Canada e Polonia. In tutti questi casi il governo cubano non ha concesso il permesso di uscita, nonostante il paese ospite avesse autorizzato l’ingresso della blogger», afferma Arp.
I cittadini cubani che vogliono viaggiare all’estero devono ottenere un visto d’uscita dal governo cubano, per ottenerlo devono mostrare il visto del paese dove sono diretti. Si tratta della famigerata carta bianca, che viene concessa con criteri puramente discrezionali e rappresenta un modo per punire i non conformi e per premiare chi tiene un comportamento in sintonia con le idee governative.
«Yoani Sánchez ha presentato - dal 2009 a oggi - ben 20 domande per viaggiare fuori dal paese e non ha mai avuto il permesso di uscita. La risposta scritta si è sempre limitata a un laconico: per il momento non può viaggiare, privo di motivazioni».
Gordiano Lupi