Le dichiarazioni rilasciate dall’Amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, a poche ore dall’incontro con il Presidente del Consiglio, Mario Monti, sono semplicemente indecenti.
Il nuovo “Eroe dei Due Mondi”, dopo aver rivendicato per anni il fatto di aver salvato e rilanciato la Fiat senza aiuti pubblici (e dimenticando che nel 2007 andò con Montezemolo da Prodi a dire, con notevole stile, “il governo si deve dare una mossa per aiutarci”), ora dichiara che “La Fiat ottiene buoni risultati in Brasile anche grazie ai finanziamenti e alle agevolazioni fiscali assicurate dal governo”. Come in Serbia, avrebbe dovuto aggiungere.
Sono parole perfettamente coerenti con il capitalismo inquinato combattuto da Ernesto Rossi e dai Radicali. Se ne evince infatti che:
1) anche dove va bene, la Fiat lo fa grazie ai soldi pubblici;
2) la Fiat vuole altri soldi pubblici dagli italiani.
Ora, se Marchionne ha avuto negli ultimi anni l’indubbio merito di aver rimesso in discussione il sistema delle relazioni industriali nel nostro Paese, nel momento in cui la Fiat - dopo aver incassato rottamazioni e casse integrazioni a iosa da tutti i governi, di centrodestra come di centrosinistra - torna a battere cassa e chiede, per chiamare le cose con il loro nome, aiuti di Stato, sarebbe bene che il Presidente del Consiglio Monti (già Commissario europeo alla Concorrenza, peraltro) chiedesse a Marchionne:
1) come intenda affrontare il problema - evidente già prima della crisi - della sovracapacità produttiva degli impianti, domanda alla quale dovrebbero rispondere con urgenza anche i sindacati, che facendo finta di non vedere hanno danneggiato i lavoratori, lasciati privi di alternative;
2) cosa intenda fare per tornare ad essere competitivo sul mercato, dal momento che mentre tutti i concorrenti continuano a progettare e a presentare novità, Fiat è ferma al palo da un pezzo.
Fiat va male? Se vuole sapere perché, Marchionne - molto speculatore, molto finanziere, e molto poco industriale - dia un’occhiata ai listini e ai modelli offerti dall’azienda di cui è alla guida. E la smetta di chiedere leggi ad aziendam e interventi pubblici a fondo perduto.
Michele De Lucia,
tesoriere di Radicali italiani e autore del libro Fiat quanto ci costi
e Marco Beltrandi,
deputato Radicale
Fonte: Radicali.it