Il suono estremamente personale, lirico e scuro, del flicorno e della tromba di Kenny Wheeler è indubbio protagonista da più di trent'anni, dal quartetto con Anthony Braxton passando agli albums per la E.C.M ed infine per l'italiana CAM Jazz, per la quale già aveva inciso i fascinosi What Now e Where do we go from here?. Il musicista canadese all'età di 76 anni non cessa di stupire per bellezza del suono ed intensità progettuali.
L'album richiama le atmosfere sospese e poetiche dei precedenti lavori senza batterista per l'etichetta di Manfred Eicher, e ne condivide la grande ricercatezza del suono grazie ai tecnici dello studio Artesuono di Cavalicchio. La inconsueta formazione prevede due chitarristi, l'americano John Abercrombie e l'inglese John Parricelli, ed un contrabbassista, lo svedese Anders Jormin. Formula che lascia ai corni di Wheeler lo sviluppo della parte lirico melodica.
Ben sorretto dal fitto interscambio dei chitarristi e ancorato dalla pulsazione ritmica di Jormin, Wheeler confeziona una serie di aeree composizioni originali, pescando solo un brano tra gli standards (“Love Theme from Spartacus”) e riservandosi un breve cameo (“Fanfare”) dove lascia le briglie sciolte alla immaginazione. Album dalla vena intimista fatto di sottili fragranze, sussurrato e crepuscolare. Non ci sono clamorose novità musicali, né brani che si librano a quote particolarmente elevate, ma la proposta è intrigante ed omogenea, frutto di una creatività che anche in età avanzata è un segno distintivo della musica di Kenny Wheeler.
Roberto Dell'Ava
VALUTAZIONE : * * * *
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