Dopo una settimana di sciopero della fame per chiedere la scarcerazione immediata dell’attivista Jorge Vázquez Chaviano, diversi dissidenti cubani hanno posto fine al digiuno nella serata di martedì. In totale erano 30 in tutto il paese gli oppositori uniti nella protesta. Accusato del reato di “attività economica illecita”, Vázquez Chaviano avrebbe dovuto essere liberato il 9 settembre, ma le autorità penitenziarie lo avevano trasferito a un altro carcere della provincia di Santa Clara.
La moglie di Vázquez Chaviano, insieme ad altri famigliari, aveva cominciato lunedì scorso a una protesta davanti alla prigione di Guamajal, dove era stato trasferito il marito. I parenti hanno ricevuto un invito a presentarsi presso l’ufficio della Sicurezza di Stato nella città di Santa Clara. Sono stati informati questo martedì della pronta liberazione del detenuto, che mentre scrivo questa notizia non si è ancora verificata. Nonostante tutto, i trenta attivisti hanno deciso di terminare lo sciopero della fame, convinti che nelle prossime ore sarà soddisfatta la loro richiesta e Vázquez Chaviano tornerà a casa. Il provvedimento del Tribunale Supremo - mostrato ai familiari - conferma l’immediata scarcerazione.
In casa dell’economista Martha Beatriz Roque Cabello, una delle protagoniste principali di questa singolare protesta a stomaco vuoto, sono giunte altre figure dell’opposizione. Verso le sei della sera si notava il giornalista e psicologo Guillermo Fariñas, che ha condotto scioperi simili, il più noto nel 2010. Anche se il vicinato sembrava tranquillo, a entrambi i lati della strada si percepivano auto con a bordo uomini intenti a sorvegliare chiunque si avvicinasse. All’interno dell’appartamento si viveva una sensazione di sollievo e di vittoria.
Dopo la morte di Orlando Zapata Tamayo, avvenuta nel febbraio del 2010, in seguito a un prolungato sciopero della fame, e dopo la morte per identica causa di Wilmar Villar, nel gennaio di quest’anno, il governo cerca di evitare il ripetersi di simili situazioni. La pressione internazionale e il timore che la morte di un altro attivista faccia scoppiare una rivolta, rendono prudenti e arrendevoli le autorità cubane.
Per tutto questo tempo la stampa nazionale ha ignorato lo sciopero della fame dei trenta attivisti. Solo alcuni blog ufficiali hanno diffuso su Internet beffe o polemiche nei confronti dei richiedenti. Al contrario, diverse personalità e organismi internazionali hanno mostrato in questi giorni la loro preoccupazione, sostenendo gli scioperanti. Un comunicato di Amnesty Internacional pretendeva una spiegazione immediata del motivo per cui fosse tenuto ancora in prigione Jorge Vázquez Chaviano. Le reti sociali si sono unite alla lotta, per comporre quel che si va profilando sempre più nella Cuba di oggi: un mix di lotta reale e lotta virtuale.
Yoani Sánchez
(da El País, 19 settembre 2012)
Traduzione di Gordiano Lupi