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Piano di coordinamento. Prevale il “partito” dei singoli interessi
09 Settembre 2006
 

Siamo l’ultima provincia lombarda ad avviare la discussione istituzionale del P.T.C.P. (piano territoriale di coordinamento provinciale) e l’inizio per l’approvazione del Ptcp non è sicuramente dei migliori.

Gli estensori del Piano, avevano previsto, che questo strumento fosse un caposaldo della pianificazione con affermazioni come: «…la conservazione di zone di pausa dall’edificazione costituisce una regola di buon uso della risorsa limitata del territorio, tanto più importante nei fondovalle alpini. Il piano si propone di invertire la tendenza insediativa in atto, caratterizzata da una diffusione dell’edificazione con modelli insediativi lineari lungo le infrastrutture viarie principali… Questa prescrizione si costituisce quale criterio di compatibilità dei Prg con il Ptcp».

Queste sono alcune delle dichiarazioni che la bozza contiene, ma, oggi, è forse meglio dire conteneva.

Uscendo dal linguaggio tecnico, il Ptcp, come strumento di pianificazione provinciale in una logica di programmazione complessiva, tracciava le indicazioni in materia di varchi inedificabili che si applicavano obbligatoriamente ai piani di governo del territorio (PGT) dei Comuni o ai piani regolatori. Dalla discussione odierna svolta in Conferenza dei Sindaci è prevalsa la logica del “partito” dei singoli interessi, dei compartimenti stagni, rispetto alla programmazione complessiva.

Il documento approvato oggi recita esattamente il contrario prevedendo che i piani regolatori vigenti alla data d’adozione del Ptcp hanno efficacia prevalente su tutti gli atti del Ptcp stesso, fatto salve le grandi opere.

Quello che emerge è che anziché una pianificazione complessiva si preferisce adottare norme che “non disturbano” ambiti di consensi della programmazione comunale.

Il paradosso che il documento del Ptcp, nei principi generali, prevede: «...l’intera Provincia come qualcosa di molto simile ad un grande parco, potenziando gli effetti di tutela...».

Come conciliare le scelte fatte oggi con i nobili principi del Ptcp a noi risulta difficile capirlo.

Un Ptcp per essere tale deve anche assumersi delle responsabilità di governo della pianificazione e avere il coraggio di provare a creare una cultura della programmazione; coraggio che oggi è volutamente mancato, come è mancata la volontà di recepire il documento di richiesta della moratoria dello sfruttamento dei fiumi e dei torrenti predisposto dai comitati locali.

L’avvio della discussione istituzionale è sicuramente un passo avanti importante. Speriamo che i contenuti finali del Piano possano assolvere veramente al ruolo che la norma gli assegna come «atto di indirizzo della programmazione socio-economica della Provincia».


Angelo Costanzo

Segretario Federazione provinciale DS di Sondrio


 
 
 
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