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Anna Cherubini. Cuba. Grandi meraviglie quotidiane 
“UNICEF conferma che Cuba è l'unico paese latinoamericano senza denutrizione infantile”
(foto A. Cherubini)
(foto A. Cherubini) 
20 Agosto 2012
 

Mentre cerchi sollievo dal caldo asfissiante di un agosto padano, ti ritrovi immersa nel dibattito su Cuba. Cerchi, e speri di trovare negli interlocutori, sincerità e onestà intellettuale per una discussione costruttiva. Purtroppo, come spesso accade, ti ritrovi di fronte le solite affermazioni della più bieca propaganda miamense condite con un pizzico di malizia aggiunta da chi non trova argomenti convincenti e cerca quindi di mescolare le carte per impedire una corretta interpretazione dei fatti.

C'è il tale che dice che tra i peggiori filocastristi vi sono “Cubani che non vivono più a Cuba (ma che hanno diritto di entrare e uscire a loro piacimento)”, dimenticandosi però di aggiungere che questa condizione di libero accesso all'Isola è propria del 99,99% degli emigrati cubani.

Nel desiderio di far capire le motivazioni del tuo amore per Cuba cerchi nella memoria esperienze vissute, libri e articoli letti. E cosi ti ricordi di un articolo uscito sul sito della BBC (non proprio dei bolscevichi) che titola a caratteri cubitali: “Unicef: Cuba, sin desnutricion infantil”. Il giornalista inglese intervista il responsabile Unicef per Cuba, dott. Josè Juan Ortiz. L'intervista inizia subito con un'affermazione che sarà una stilettata al cuore per gli anti-castristi nostrani. Nel commentare l'eccellente condizione dell'infanzia cubana il responsabile Unicef afferma che ciò è dovuto al fatto che «c'è una volontà politica nel Paese». Aggiunge che «agli estremi dell'America Latina ci sono il Guatemala con il problema maggiore e Cuba è il paese dove il problema è più controllato».

L'articolo continua affermando «la denutrizione non esiste a Cuba, anche se c'è qualche caso nelle province orientali e nei quartieri de La Habana con meno sviluppo, soprattutto nei casi di maternità di adolescenti. Senza dubbio, sono molto controllati dai programmi di lotta contro la anemia e di attenzione alle donne incinta. Inoltre esiste un programma per combattere questi casi fin dalla prima infanzia nelle scuole».

Molto interessante il passaggio nel quale il dott. Ortiz afferma: «il cambiare le abitudini culturali nell'alimentazione aiuta poiché alcune delle carenze che riscontriamo non sono dovute alla mancanza di alimenti ma al loro cattivo uso».

Giustamente il giornalista chiede: «come confermate che questi dati sono oggettivi?». La risposta è quanto mai esaustiva: «A Cuba il nostro lavoro è molto facile. La società ha una buona capacità tecnica e l'analisi statistica è così profonda che sappiamo esattamente dove sono i focus e le necessità. Inoltre, noi lavoriamo sul terreno e pertanto conosciamo la realtà specifica, non dipendiamo da quello che ci dicono».

Il giornalista insiste, «il governo cubano non potrebbe ingannarvi?», e il dott. Ortiz risponde: «No, né noi siamo cosi tonti né il governo cubano è cosi cattivo. I dati vengono rilevati esattamente nello stesso modo che in qualsiasi altro paese, usiamo la stessa metodologia a Cuba, come in Guatemala, Zambia o in Spagna. Lunedì andrò nelle province orientali per controllare sul terreno, ci riuniamo col Poder Popular, con i ministeri e anche con gli utenti, vale a dire la popolazione. È difficile che noi non conosciamo la realtà, quando dei 24 funzionari dell'Unicef, 22 sono cubani e tutti hanno figli o cugini».

Il giornalista chiede poi quali altre sono le peculiarità dei bambini cubani: «il primo beneficio è l'educazione. Nel medio termine l'Unicef ha come obiettivo di raggiungere l'uguaglianza di genere nella scuola. A Cuba questo obiettivo è stato raggiunto già da molti anni, la scolarizzazione è del 100%. Ci sono programmi educativi da 0 a 3 anni e anche l'Università è gratuita. Poi la Salute, garantita a bambini e bambine, da prima di nascere, con il controllo della salute materno-infantile. La situazione è paradigmatica su questo terreno essendo un Paese del sud del mondo. Qui non ci sono bambini di strada. A Cuba i bambini sono ancora una priorità e per questo non soffrono le carenze di milioni di bambini in America Latina, che lavorano, sfruttati o in rete di prostituzione».

Quindi la domanda sul livello di prostituzione, e la risposta: «ci sono livelli di prostituzione inferiori rispetto a quelli dei Paesi che noi segnaliamo come “situazione grave”. Questo è un altro degli stereotipi radicalmente ingiusto usati per criminalizzare la situazione cubana. Il numero non è particolarmente alto».

 

Anna Cherubini


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