Massimo Campo è così ideologico da vedere nel saluto di un atleta un appoggio alla dissidenza. Parimenti ideologico è il suo amico Gordiano Lupi che trasforma in epidemia un circoscritto episodio di colera. Così entrambi sono poi stati costretti ad ad abbozzare, come si dice a Roma...
La Cuba che io conosco è un Paese orgoglioso del suo passato e del suo presente, conscio dei suoi errori e pronto a correggerli. Ma con decisioni prese dai cubani e non applicando modelli che prima hanno annientato i paesi poveri, ed ora stanno devastando anche il presunto primo mondo. La Cuba che io conosco è fatta di centinaia di giovani che difendono la loro Patria per amore e non per interesse. La Cuba che io conosco è fatta di persone che hanno salvato centinaia di vite umane facendo fallire gli attentati commissionati dagi “amici di Miami” (di Campo e Lupi), gli stessi che finanziano le damas de blanco e Payà.
La Cuba che io conosco è fatta di atleti che difendono con orgoglio i colori cubani in ogni paese del mondo. La Cuba che io conosco è fatta di decine di migliaia di medici che aiutano i popoli più poveri del pianeta. La Cuba che io conosco è la dottoressa che viaggiava al mio fianco rientrando a Cuba dal Congo, dove vede i bambini morire di diarrea perché, come mi ha detto: «io prescrivo le medicine, però è un sistema capitalista e se non hanno i soldi per comprarsele, muoiono!». La Cuba che io conosco è Maria, che ha 76 anni, si prese una pallottola dai batistiani e ha imparato a leggere e scrivere solo con la Revolución.
Il furore ideologico di Campi e Lupi impedisce loro di vedere queste realtà. Poco male, Cuba non ha paura, è salda e sicura delle proprie idee, pronta a dialogare con tutti, però su di un piano di reciprocità ed uguaglianza. Nel frattempo, per dirla con le parole di Raul: aquì estamos, con la caballeria lista, por si acaso!
Anna Cherubini