Il vecchio scemo non muore mai, sarà la cura a base di moringa, pare che ci faccia il bagno appena sveglio e che vada a letto dopo aver bevuto un decotto caldo, pure se lo fa sudare come una bestia. Ma fa tanto bene. La moringa sarà la fortuna del popolo cubano, il nuovo alimento per uscire dalla crisi, il solo modo per cambiare vita. Tutti a sorbire moringa! L’ha detto il coma andante, come dice Zoé Valdés. E allora pure io bevo moringa, basta con il rum fatto in casa con zucchero e alcol, se lo dice lui fa bene di sicuro, magari arrivo a novant’anni che sprizzo salute da tutti i pori. La bevo e mi dico che questa è la sua eredità, ché dopo aver parlato di moringa non l’ho più sentito dire una cazzata che una, un po’ come quando si fanno i fuochi artificiali, il botto più grande arriva alla fine. Eppure lui era uno specialista in cazzate, vedeva ovunque agenti della Cia, scampava agli attentati, inventava le super mucche e le banane micro jet, apriva e chiudeva periodi speciali in tempo di pace, diffondeva la sindrome del paese accerchiato, raccontava che i dissidenti erano mercenari al soldo dell’impero. Bei tempi quando era un giovane invasato pieno di carisma, accendeva gli animi, diceva un sacco di puttanate ma le sapeva dire, ci credeva pure lui e ci faceva credere gli altri. Mio padre, per esempio, tutta la vita dietro alle sue parole, convinto che spezzasse il pane della verità, l’ha seguito su tutto, persino sulla moringa. Adesso che s’è ridotto a un vecchio scemo, un povero rincoglionito incapace di spiccicare parola, che riceve il Papa e trema come un balbuziente, che scrive pensierini sul Granma dedicati ai grandi amici del passato, farebbe persino pena, se non fosse per tutto il male fatto a questa terra, ricca e prospera prima del suo arrivo. Cuba era un posto dove gli europei venivano a far fortuna, aprivano negozi artigianali, riparavano scarpe, vendevano prodotti fatti a mano, costruivano aziende, investivano. Adesso è un paese che coltiva moringa e disperazione, i cubani scappano, diciotto sono andati via l’altro giorno, a bordo di zattere e pneumatici sgonfi, scappano con quel che capita, pure con una moglie o un marito europeo, se non trovano di meglio.
Stiamo allegri, comunque. Oggi è il compleanno del vecchio scemo che non muore mai, faranno una mostra delle boiate che ha scritto, esporranno quadri del passato dove arringa la folla, giovane e forte come un santone immortale. Ottantasei anni, proprio come un italiano che ha vinto diversi Premi Oscar e ha inventato un mostriciattolo che mi piaceva tanto, proprio come un italiano di cui non ricordo il nome, troppo difficile per me che sono cubano, so solo che l’altro giorno è morto, pace all’anima sua, qualcosa di buono aveva fatto. A noi, invece, resta un buffo ET in carne e ossa, lo tengono in piedi a forza di moringa, non dice telefono casa e non ci pensa neppure ad andare via, la sua casa è la nostra terra disperata, sfruttata e vilipesa dalla sua follia, una terra che molto volentieri farebbe a meno di lui, che chiede soltanto di poter rialzare la testa dal fango dove è stata precipitata. Ma il vecchio scemo non muore mai…
Alejandro Torreguitart Ruiz
L’Avana, 13 agosto 2012
Traduzione di Gordiano Lupi