European Network of (ex)Users and Survivors of Psychiatry
UGUAGLIANZA? LIBERTÀ? GIUSTIZIA?
La legge della salute mentale del 5 luglio 2011 rappresenta una violazione dei diritti dell’uomo e deve essere abrogata
Il recente documentario trasmesso dal canale del Senato, Soignés d’office (Terapie d’ufficio), riferisce di persone che sono state sottoposte a ricovero obbligatorio negli ospedali psichiatrici o che sono state costrette a ricevere un trattamento ambulatoriale. Ogni anno in Francia, più di 75.000 persone (i dati disponibili per il 2010 variano da 79 a 96.000) vengono ricoverate contro la loro volontà, vale a dire che sono più di quelle incarcerate in prigione (70.000); circa l'80% su richiesta di una terza persona. Va ricordato che la psichiatria è l'unica disciplina medica che permette che una persona venga ricoverata contro la propria volontà.
Il documentario fa vedere come la nuova legge sulla salute mentale, introdotta nel mese di agosto 2011, nega ai pazienti psichiatrici, che sono protetti dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, che la Francia ha firmato e ratificato nel 2010, il pieno ed eguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali, in uguaglianza con gli altri:
- I pazienti psichiatrici francesi sono ancora ricoverati contro la loro volontà sulla base di una diagnosi psichiatrica; ciò è in contrasto con gli articoli 3, 4, 5, 12, 14, 17, 19 e 25 della Convenzione;
- I pazienti psichiatrici francesi sono ancora ricoverati contro la loro volontà sulla base di una diagnosi psichiatrica, collegata alla nozione di pericolosità per gli altri o per se stessi, o alla nozione di necessità di “trattamento”; ciò è in contrasto con gli articoli 3, 4, 5, 12, 14, 17, 19 e 25 della Convenzione.
La Francia ha trasgredito ai suoi obblighi nei confronti dei disabili, ai sensi della legislazione internazionale, la quale è giuridicamente vincolante. La Convenzione delle Nazioni Unite impone ai paesi firmatari di promulgare una legislazione che mette in atto i diritti che sono stati riconosciuti, e di abrogare le leggi che sono discriminanti nei confronti delle persone con disabilità (inclusi i pazienti psichiatrici).
Il Comitato della Convenzione delle Nazioni Unite ha chiaramente indicato che ogni privazione della libertà sulla base dell’handicap mentale, intellettuale o psicosociale, è contrario in particolare agli articoli 14 e 17, e che le disposizioni di legge che autorizzano il ricovero associate a un handicap apparente o diagnosticato devono essere abrogate.1
Questo include tutte le disposizioni che collegano la “diagnosi apparente o esistente di malattia mentale”, a un criterio di pericolosità per sé o per terzi, o alla necessità di cure e di trattamenti.2 Infatti, la Convenzione delle Nazioni Unite, afferma chiaramente che la privazione della libertà nelle istituzioni, negli ospedali e negli ambulatori psichiatrici, per qualunque periodo di tempo e per qualsiasi trattamento psichiatrico sotto costrizione, sono illegali.
Il processo giudiziario introdotto dalla legge nota come Legge del 5 luglio 2011, che doveva offrire una salvaguardia, ha di fatto peggiorato la situazione dei diritti umani dei pazienti psichiatrici, non conformandosi ai termini della Convenzione ONU. C’è un consenso generale nel dire che la sua applicazione è stata persino accompagnata da una forte crescita di ricoveri obbligatori. D’altra parte, alla luce degli obblighi internazionali dei diritti umani, l'unico ruolo del sistema giudiziario dovrebbe essere quello di garantire che nessuno venga illegittimamente privato della sua libertà, e che nessuno riceva dei trattamenti psichiatrici in ospedale o in ambulatorio, contro la sua volontà. Invece, lasciando che il Giudice des Libertés si basi sul giudizio di esperti della psichiatria, piuttosto che sui termini della Convenzione delle Nazioni Unite, al fine di decidere della legalità della privazione della libertà di un individuo, questa legge ha dato alla società i mezzi, fondati sugli stereotipi psichiatrici, per incarcerare delle persone, concentrandosi sul comportamento della persona e sulla percezione di pericolosità per sé o per gli altri. Questo viola completamente i fondamenti della Convenzione, che richiede in maniera assoluta che le persone che hanno una diagnosi psichiatrica (la “disabilità”) siano trattate come membri della società a pieno titolo e quindi alla pari con gli altri, vale a dire che la loro malattia non deve servire come giustificazione per i trattamenti sulla base del loro handicap o della loro diagnosi (articoli 1.3, 5, 14 e 25, tra gli altri).
La privazione della libertà basata sull'idea che una persona non si rende conto di ciò che le accade non è ammissibile ai sensi della Convenzione. L’utilizzo dell’apparente incapacità d’introspezione di una persona, come giustificazione per trasferire il potere decisionale ad altri, torna a una privazione della capacità giuridica della persona ed è contraria al riconoscimento della capacità giuridica su una base uguale agli altri, come stabilito all'articolo 12. Tuttavia, come viene mostrato dal documentario e dal dibattito che lo segue, l’incapacità di introspezione rimane la giustificazione principale per il ricovero o il trattamento ambulatoriale obbligatorio. L’articolo 12 della Convenzione enuncia senza equivoco che le persone hanno il diritto di ricevere un supporto che rispetti l’autonomia della persona, la sua volontà e le sue preferenze. Non deve essere messo in atto una tutela, come lo prevedrebbe la legge o il costume. D'altra parte, una volta espresse, le scelte e le preferenze della persona devono essere rispettate ed attuate. In Francia, i pazienti messi alla presenza del Giudice della Libertà (che tiene la sua toga in ogni circostanza, anche in ospedale), sono stati “preparati” per l'audizione da parte dello psichiatra o di un infermiere psichiatrico. Questo non ha nulla a che fare con il supporto appropriato previsto dalla Convenzione. Come dice Peter Campbell, un sopravvissuto del movimento degli utenti: la psichiatria è «il sistema che in apparenza dovrebbe aiutarci, ma che non fa altro che porre maggiori ostacoli sul nostro percorso di autodeterminazione».
In Francia c’è una sproporzione tra i ricoveri obbligatori sotto la richiesta di un terzo; di solito dalle famiglie, che si sentono intrappolate in situazioni di impotenza intollerabili, dovute a una mancanza di sostegno, in primo luogo verso il paziente, spesso in crisi o pre-crisi, e verso loro stessi. Nel film, una giovane donna che vive sotto il regime giuridico da anni, descrive chiaramente il carattere abusivo di questi internamenti su richiesta di una famiglia. La sua vita è sospesa alla volontà o, come dice lei, “alla spada di Damocle” dello psichiatra, se non si comporta o non segue alla lettera i termini del contratto che è costretta a firmare in cambio di un’uscita di prova. In caso di fallimento, lei sa che la polizia, e subito dopo i servizi psichiatrici, arriveranno all’improvviso e la riporteranno all'ospedale, la “casella di partenza… con questo statuto di HDT che vi segue... sapete che non siete veramente liberi, di fatto”.
Sottolinea anche il fatto che all'arrivo in ospedale la persona non ha alcuna possibilità di ricorso perché “subito ci sarà direttamente la camicia di forza chimica” che impedisce, anche fisicamente, di parlare per due giorni; dopo potete parlare, “una volta che siete ben drogati”. Non c'è nessuno che rappresenti i diritti di queste persone durante quelle prime ore cruciali dell’internamento. Il paziente deve aspettare 15 giorni prima che il sistema giudiziario si metta in marcia. Il ruolo delle famiglie nella collocazione d’ufficio è uno strumento vergognoso, utilizzato dalla psichiatria, che illustra bene la sua impotenza nell’offrire un sostegno reale alle persone disperate. Molte famiglie sono manipolate dalla psichiatria o ne sono complici. Si dovrebbe loro offrire e fornire il sostegno di cui hanno bisogno e dovrebbero essere totalmente sottratti a qualsiasi procedura legale, la cui legittimità non potrebbe comunque essere invocata, in quanto non è conforme ai termini della Convenzione delle Nazioni Unite.
Un altro aspetto fa vedere come la “Legge del 5 luglio” si presta anche ad un abuso nella società in generale, come mostra il seguente recente esempio. Nel marzo del 2012 un militante ecologista manifestava, mediante un’azione nonviolenta, in un villaggio nel sud della Francia. «Gli amministratori, la polizia e i vigili del fuoco vanno sul posto e decidono il ricovero obbligatorio della persona attraverso l’ordine del sindaco, anche se l'azione si sta svolgendo nella calma». A quali ragioni è stato fatto appello? «L'azione ha disturbato l'ordine pubblico e il militante rappresentava un pericolo per se stesso». Queste sono il tipo di scuse grossolane che passano per ragioni psichiatriche valide e legali, perché in Francia si possano oggigiorno rinchiudere degli individui contro la loro volontà. In effetti questo potrebbe capitare a chiunque non rispetti dei codici di comportamento accettati e accettabili.
Le violazioni dei diritti umani in psichiatria sono ben anteriori alla Legge del 5 luglio, ma nessuno dei gruppi di professionisti (e dei loro sindacati ecc.) che si sono messi in prima linea per combattere questa legge, e che si dichiarano come psichiatria umanistica e non liberticida, non si sono veramente espressi contro le violazioni dell’ordine pubblico. Dall'inizio della loro campagna, hanno anche costantemente ignorato (negato) il ruolo che la Convenzione delle Nazioni Unite potrebbe svolgere rispetto all'abrogazione della Legge del 5 luglio. La ragione è che queste voci che si esprimono con forza e che sono così ben organizzate, sono quelle di una psichiatria che considera la nuova legge prima di tutto come un attacco contro l'etica della professione (psichiatri), poi la creazione di questo nuovo quadro normativo supplementare come un'intrusione nei loro affari. In realtà, al mondo della psichiatria niente piacerebbe di più che i pazienti semplicemente acconsentano e si pieghino senza batter ciglio al giudizio medico degli psichiatri, qualsiasi cosa decidano, “per il bene della persona”.
Il Governo Francese e il corpo della psichiatria francese, hanno un atteggiamento arrogante per quanto riguarda i diritti dell’uomo delle persone con sofferenza mentale; continuano ad autorizzare e perfino a incoraggiare quotidianamente la privazione illegale della libertà, così come i trattamenti degradanti e inumani. Il Rapporteur delle Nazioni Unite sulla Tortura ha chiaramente detto che ciò equivale a una forma di tortura.3
Per tutte queste ragioni, e poiché il nuovo Presidente la sera delle elezioni ha promesso che «Nessun figlio della Repubblica sarà escluso o discriminato» e poiché ha augurato di essere giudicato sulla giustizia (e l'uguaglianza):
- Noi esigiamo dal Governo Francese un cambiamento radicale dei suoi sistemi giuridici e della salute mentale, che dovranno conformarsi ai suoi obblighi internazionali concernenti i diritti umani.
- La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità non sembra avere avuto alcun ruolo nell’elaborazione o nello sviluppo della legislazione comunemente nota come “Legge del 5 luglio 2011 sulla salute mentale”, contrariamente a quanto richiesto dalla Convenzione. Noi chiediamo che il Governo Francese si impegni ad abrogare questa legge e ad adottare, se necessario, una legge per consentirle di adempiere ai suoi obblighi nei termini della Convenzione delle Nazioni Unite. Questa legge dovrà incorporare l'abolizione di tutti i trattamenti obbligatori e garantire che i servizi di salute mentale siano basati su un'etica del consenso libero e informato delle persone interessate, così come il Governo Francese si è impegnato a fare, ratificando la Convenzione nel 2010.
- Preservando lo stato di diritto, vale a dire rispettando i termini della Convenzione delle Nazioni Unite e degli altri trattati sui diritti umani, che sono giuridicamente vincolanti, la Francia dimostrerà che può rispettare i valori ai quali ha sottoscritto ufficialmente. Condanniamo fermamente l'atteggiamento dei media francesi che non fanno mai lo sforzo di condividere le alternative verso la sofferenza psicologica umana, mentre molti ne hanno dato prova, concentrandosi solo sul modello medico.
Condanniamo vivamente l'atteggiamento della ricerca francese e dell’ambito accademico, di non valorizzare queste alternative, rendendosi complici dello status quo. Purtroppo quello che accade non è specifico della Francia, ma accade in molti altri paesi, con alcune varianti. Il fatto è che non esiste una legislazione in materia di salute mentale che sia giusta. E 'chiaro che una legge che consente il ricovero e il trattamento sanitario obbligatorio in psichiatria, non può rispettare i termini della Convenzione delle Nazioni Unite relativi ai diritti delle persone disabili, né quelli della Convenzione contro la tortura e altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti.
UNGF. L'Unione Nazionale GEM-France (UNGF) è una federazione nazionale indipendente di Gruppi di Auto Aiuto (GEM) che mira a promuovere i principi della guarigione e dell’auto-determinazione attraverso delle attività, e il supporto per e da parte degli utenti e dei sopravvissuti della psichiatria. www.ungf.net
ENUSP. La Rete europea degli (ex-) utenti e sopravvissuti alla psichiatria (REUSP-ENUSP) è l'unica organizzazione indipendente e rappresentativa della base degli utenti e dei sopravvissuti a livello europeo in 39 paesi. Fin dalla sua istituzione nel 1991, REUSP-ENUSP lotta per i diritti umani e per la dignità degli utenti della psichiatria e per l'abolizione di tutte le leggi e le pratiche discriminatorie. REUSP-ENUSP è membro consultivo della Commissione europea, dell'Agenzia Fondamentale dei Diritti dell’Uomo e dell'Organizzazione Mondiale della Sanità-(Europa). Attraverso la Rete Mondiale degli Utenti e Sopravvissuti alla Psichiatria (WNUSP), i suoi membri hanno partecipato attivamente alla redazione e alla negoziazione della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. www.enusp.org
WNUSP. La Rete Mondiale di Utenti e Sopravvissuti alla Psichiatria (WNUSP) è un’organizzazione democratica di utenti e sopravvissuti alla psichiatria, che rappresenta i gruppi costituenti in tutto il mondo. Nel suo statuto, gli «utenti e sopravvissuti alla psichiatria» si sono auto-definiti come persone che hanno conosciuto la follia e/o dei problemi di salute mentale, o che hanno utilizzato o sono sopravvissuti ai servizi per la salute mentale. L'avventura di WNUSP inizia nel 1991. È diventata una vera e propria struttura mondiale da quando i suoi statuti sono stati adottati nel 2001. WNUSP ha attualmente membri in oltre 50 paesi, coprendo tutte le regioni del globo. WNUSP dispone inoltre di uno speciale Status Consultivo Speciale da parte del Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC). www.wnusp.net
CHRUSP. Il Centro per i diritti umani di utenti e sopravvissuti alla psichiatria (CHRUSP) con sede a New York, offre una direzione strategica nel quadro del patrocinio, l'applicazione e il monitoraggio dei diritti umani concernenti le persone che conoscono la follia (madness), i problemi o la sofferenza dovuti dalla malattia mentale. In particolare il CHRUSP sostiene con forza il concetto della piena capacità giuridica e lavora per la fine della somministrazione forzata di psicofarmaci, delle terapie come l’elettroshock e della coercizione psichiatrica. CHRUSP lavora anche per sostenere chi rispetta l'integrità dell'individuo e del consenso informato. www.chrusp.org
Mental Health Europe – Santé Mentale Europe. È un'organizzazione europea non governativa che opera per promuovere la salute mentale, per la prevenzione dei disturbi mentali, per il miglioramento delle cure, la difesa dell’inclusione sociale e la tutela dei diritti umani di (ex) utenti dei servizi della salute mentale, delle loro famiglie e dei loro badanti. www.mhe-sme.org
(traduzione it. di Erveda Sansi, Il cappellaio matto)
1 Osservazioni conclusive del rapporto sulla Spagna, CRPD / C / ESP / CO / 1, punto 36; Osservazioni conclusive del rapporto sulla Tunisia, CRPD/C/TUN/CO/1, punti 28-29.
2 Studio tematico teso ad aumentare la consapevolezza e la comprensione della Convenzione sui diritti delle persone disabili, stabiliti dall’alto Commissariato, A/HRC/10/48 punti 48 49.
3 A /63/175 and A/HR/13/39/Add.1, paragraphe 202, Norvegia.