Eravamo tutti lì, chi più cresciuto, chi invecchiato e chi appena nato. Eravamo lì per una tre giorni da passare insieme e si voleva creare un’aria di festa, ma sembrava di stare a vegliare un catafalco enorme ricoperto di arbusti disposti geometricamente come piante d’insalata in un orto. Ma non si tratta d’insalata e non si tratta di un orto. Stiamo parlando della collina degli oleandri, così ormai viene chiamato il VII invaso della discarica di Roncigliano nel comune di Albano. Alta 15 metri, come un palazzo di sette piani, e in continua crescita in altezza e in lunghezza, nasconde quello che c’è dentro e dietro e una bella porzione di cielo. Ma i fiori grandi e vistosi dell’oleandro che cominciano a colorare la ‘collina’ con tonalità che vanno dal bianco al rosa al rosso carminio – e che come tutte le varietà coltivate dovrebbero essere quasi tutti profumati – sono una vista più orrenda dello stesso catafalco. Fra poco i ‘filari’ di una delle piante più tossiche che si conoscono ricopriranno il posto di una ricca fioritura e sarà la morte per qualsiasi specie animale che lì transiterà. Foglie corteccia e semi di questa pianta mortale, che conserva i suoi principi tossici anche dopo l’essiccamento, sarà il cibo avvelenato per equini, bovini e i piccoli carnivori come lepri ricci e volpi, ma anche (e qui sta il motivo ispiratore di piantar fiori sopra a un cadavere in decomposizione) ratti, topi, pantegane e zoccole, troveranno la morte per collasso cardio-respiratorio e non andranno in giro a fare la spia sui grandi segreti della discarica per la raccolta indifferenziata dei rifiuti, in cui si può trovare anche quello che non cerchi e nemmeno uno si vuole immaginare. E mica tutti possono avere lo stomaco di ferro di certi struzzi, sebbene a sembianze mostruosamente umane!
Così, si diceva, eravamo tutti lì al Villaggio Ardeatino – da venerdì 3 a domenica 5 agosto – per il 3° discamping contro la discarica e l’inceneritore, e si voleva essere festosi se non altro perché ancora si stava lì a protestare e l’inceneritore non svetta ancora a trafiggere il cuore dei Castelli, e poi in una casa nei pressi è appena nata Sofia ed è il segno che la vita continua e prospera, ma un’amarezza di fondo, una preoccupazione consapevole e motivata, uno sconforto duro da tenere a bada, rendevano quello stare insieme quasi un commovente abbraccio di solidarietà fra persone in pericolo non tanto e non solo per la propria vita, ma per il vivere stesso dell’Umanità e del Pianeta.
Sì, il discorso parte da Roncigliano ma si allarga a tutta la Penisola, a tutto il mondo, a tutte le genti. Come sempre si registra nella storia, una mente folle e perversa può decretare la sorte di popoli interi, salvo stabilire a posteriori che il folle di turno andava semplicemente rinchiuso dentro una gabbia dotata di tutti i comfort, ma anche di cancelli di sicurezza.
E invece i folli di turno, la storia insegna, riescono a trascinare nella loro stessa rovina i fedelissimi e chi tenta di tener loro testa. Ma forse la Storia è stanca di ripetersi e cerca nuovi sviluppi, nuove possibilità. Forse la Storia, ormai matura e pensante, non vuole più avvilire se stessa ma riscattare i suoi errori con un atto di lealtà e di coraggio che rimetta tutto in discussione e consideri nuove e rispettabili alternative.
Dove sorge la collina degli oleandri a coprire il catafalco e a nascondere ciò che avviene nel retro, c’era prima un vigneto uguale a quello che ospita il discamping 2012 del Coordinamento NoInc. È questa considerazione, è questa mancanza di bellezza proprio lì di fronte, è quell’alito di morte che da lì proviene e paralizza l’espressione più alta del vivere che impedisce la gioia vera di stare insieme per uno scopo comune, perché in realtà la collina degli oleandri è più che una discarica a cielo aperto, è il simbolo della pazzia e della corruzione che si fa sistema e contagia tutto ciò che sfiora. E laddove non attacca scatena l’amarezza di sentirsi preda di speculatori a tuttotondo, ampiamente protetti dai loro superprotetti.
Maria Lanciotti