Il Primopiano
di Famiglia Cristiana,
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Coraggiosi, inflessibili. Quasi spietati con pensionati, lavoratori, famiglie con figli e malati. Remissivi, invece, e anche pusillanimi con ammiragli, generali e vertici dell'industria bellica. Così non va. In tempi di crisi non ci sono zone franche. O terreni minati dove evitare di mettere piede. Se si guarda fino al centesimo per le spese correnti, si aprano gli occhi sui miliardi di euro per riempire gli arsenali. Se siamo sull'orlo del baratro, perché sperperare i soldi per comprare armi? «Svuotiamo gli arsenali e riempiamo i granai», si sarebbe detto un tempo. Oggi potremmo dire: «Più lavoro e meno bombe». È una questione di buonsenso. Di saggia amministrazione.
C'è un'Italia che non ne può più e dice basta. Mentre sulla vita delle persone cala pesantemente la scure, sugli armamenti si dà una leggera sforbiciata. Un po' di fumo per l'opinione pubblica. Così, 75 mila cittadini, più di 600 associazioni, 85 enti locali hanno firmato un appello per cancellare l'acquisto dei cacciabombardieri F-35: 90 velivoli al costo complessivo di 12 miliardi di euro. «Tutti i dati dimostrano come i costi unitari per aereo siano raddoppiati dall'inizio della fase di sviluppo», ha affermato Francesco Vignarca, della Rete italiana per il disarmo, uno dei tre grandi soggetti che hanno promosso questa campagna.
Giulio Marcon di Sbilanciamoci! ha aggiunto: «Abbiamo un welfare che sta scomparendo. Con una minima parte dei soldi risparmiati si potrebbero salvare posti letto negli ospedali, risolvere la questione degli esodati, mettere in sicurezza oltre diecimila scuole, creare migliaia di posti di lavoro». Mentre Flavio Lotti della Tavola per la pace ci tiene a chiarire che «opporsi a queste armi non è un affare da pacifisti, ma da gente responsabile. Dobbiamo ridurre il debito pubblico e anche la Difesa deve, finalmente, dare un contributo significativo».
D'altronde, la spesa per questi cacciabombardieri è inutile e indifendibile. Molti Paesi si sono già sfilati. Nei giorni scorsi, il Parlamento olandese ha votato una risoluzione per uscire dal programma. L'Australia ha rimandato di due anni la decisione di acquisto. In Canada e Norvegia sono in corso roventi polemiche al riguardo. E anche in Italia si comincia a reagire, come ricorda ancora Flavio Lotti: «Dai problemi tecnici evidenziati addirittura dal Pentagono alle forti perplessità di tutti gli altri Paesi partner e alle inesistenti “penali” sulla cancellazione dell'acquisto, anche l'opinione pubblica italiana ha avuto modo di capire meglio tutti i risvolti del progetto F-35».
La politica, in cerca di consensi, ha battuto un colpo. Con l'inedita alleanza tra sinistra pacifista e parti della destra. «Non capiamo perché sotto la scure non siano caduti anche i miliardi da spendere per gli aerei F-35», ha dichiarato Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera del Pdl.
E Antonio Socci su Libero si chiede: «Siamo certi che questi infernali aviogetti sputabombe siano più importanti delle medicine e degli ospedali?».
Attendiamo, con urgenza, una risposta. Soprattutto dai cattolici in politica.
(da Famiglia cristiana, n. 30, 23 luglio 2012)