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Leonardo Antonio Mesa Suero, Linda Pasta. Il colera a Cuba 
Un contributo e un approfondimento per la comprensione della situazione
21 Luglio 2012
 

Ogni focolaio di colera porta a paure e incertezze, soprattutto quando ancora è vivo il ricordo dei peggiori momenti della grave epidemia in Haiti, che dall’inizio ha colpito almeno 577.500 persone, di cui 7.400 sono morte.

Non è da meravigliarsi che il colera sia arrivato a Cuba, paese più vicino a Haiti, dopo aver colpito anche la Repubblica Domenicana. Le ipotesi sul come sia arrivato possono essere molte: da un’introduzione voluta a casuale.

Già in passato sono accaduti episodi di 'guerra batteriologica' contro Cuba. Si ricordano attentati sulle coltivazioni di importanza economica come la canna di zucchero, il tabacco, il caffè e i citrici o di importanza alimentare come il riso e gli ortaggi. Si ricordano episodi anche in danno diretto delle persone, come il dengue, la congiuntivite emorragica e la polineurite. Alcuni di questi attacchi sono stati rivendicati, altri sono venuti alla luce con l’apertura degli archivi della Cia, ancora da confermare. Fino ad ora, il governo cubano non ha fatto nessun cenno a questa ipotesi per quanto riguarda gli attuali episodi di colera.

Un’altra ipotesi è l’ingresso attraverso una persona contaminata, proveniente da Haiti o Repubblica Dominicana. Soprattutto in questo primo paese miglia di cubani hanno assistito la popolazione colpita dal colera. Anche se, almeno il personale sanitario cubano, è istruito sulle precauzioni da adottare appena insorgesse qualsiasi sintomo. Questa ipotesi è la più sostenuta dalla dissidenza interna e da altre fonti 'reazionarie' radicate a Miami e che da tempo lavorano nello screditare il sistema sanitario cubano e la solidarietà con altri paesi.

Ancora, un’altra ipotesi – che sembrerebbe la più probabile – è che il colera sia arrivato con la fauna marina. Un ottimo vettore del colera sono i molluschi. Di fatto, molti focolai sono in zone vicine ai fiumi e le coste basse e particolarmente in comunità di pescatori. A Cuba, il primo focolaio della malattia è stato fino ad ora individuato nella città di Manzanillo. Le correnti che passano dalle coste di Haiti proseguono verso le coste sud di Cuba ristagnando nella piattaforma insulare dell’arcipelago dei Jardines de la Reina e, soprattutto, nel golfo di Guacanayabo sul quale si affaccia Manzanillo e parte del resto della provincia di Granma. A Cuba non c’è la tradizione di consumare molluschi o altri alimenti marinati o crudi; ma, Manzanillo è uno dei pochi centri nei quali si pratica. Manzanillo si affaccia alla zona di maggiore presenza e consumo, per esempio, di ostriche. C’è da aggiungere che con l’ascesa del turismo internazionale molti cubani, anche al di fuori delle zone dove è diffusa questa tradizione, hanno cominciato ad apprezzare i molluschi e la preparazione di alimenti crudi o marinati.

La città di Manzanillo fa parte del maggiore bacino fluviale ed è vicina al delta del fiume Cauto, il più esteso di Cuba, un territorio molto basso, dove si verifica anche un ristagno delle acque. La provincia di Granma, con oltre 500 km di fiumi, costituisce il bacino più ampio e basso di Cuba.

Granma, oltre alle condizioni idrogeologiche, registra alte temperature che favoriscono il colera. Granma ha il record di temperatura massima a Cuba (38,8°C; 1968-2010) e condivide anche le maggiori massime medie (32,0°C), assieme a Santiago di Cuba e Guantánamo.

Qualunque sia stata la via di introduzione del colera, non avrebbe potuto trovare un migliore territorio per la sua moltiplicazione di quello trovato nelle zone bagnate dal golfo di Guacanayabo.

Se dovesse essere confermata l’ipotesi di introduzione tramite i molluschi, un’altra zona a rischio è il golfo di Batabanó, nella bassa piattaforma insulare dell’arcipelago dei Canarreos, a sud delle province di Artemisa e di Mayabeque.

Fino allo scorso lunedì, il Ministero della Salute cubano aveva identificato 170 casi di colera e altri 8 sospetti. I decessi sono stati 3. La città di Manzanillo continua ad essere la più colpita.

Si mantiene continuamente informata la popolazione della zona tramite la radio e la televisione provinciale.

Le versioni circolanti, che il governo cubano intenta nascondere la portata della situazione e le cifre, sono inverosimili: una politica del genere non farebbe altro che peggiorare la situazione e contribuire alla diffusione incontrollata della malattia. Le cifre ufficiali del governo cubano sono altresì avallate dall’organizzazione Panamericana della Salute (Ops), iscritta all’Organizzazione Mondiale della Salute (Oms).

Si critica il governo cubano di non avere subito capito che i casi sorti a Manzanillo erano malati di colera. Il Ministero della Salute spiega che il focolaio di colera fu prima confuso con una intossicazione alimentare, visto che i primi casi confermati erano riconducibili a persone presenti a una stessa festa. Inoltre, in questo periodo abbondano i disturbi intestinali acuti. Il colera può passare inosservato in un gran numero di casi perché o non si manifestano sintomi gravi oppure tali sintomi possono essere confusi con dei comuni attacchi intestinali, frequenti a Cuba in questo periodo e trattati con riequilibrio elettrolitico, sufficiente a fare guarire dal colera nella maggioranza dei casi.

L’incidenza di diarrea acuta a Cuba, molto diffusa nei paesi tropicali umidi, è alta e occupa il 2° posto subito dopo le malattie respiratorie acute. Nel 2010, 751mila persone furono colpite da diarrea, per un tasso del 6,7%.

Il numero dei malati è destinato a crescere in questo primo periodo e dopo diminuire con le misure sanitarie e di educazione già prese. Sono stati esaminati tutti i pozzi e le fonti di acqua della zona ed è stato fatto un controllo a tappetto della popolazione della zona più colpita.

 

Leonardo Antonio Mesa Suero e Linda Pasta


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