A distanza di vent’anni dalla Conferenza sull’Ambiente e Sviluppo, nei giorni 20-22 giugno 2012, alla presenza dei Capi di Governo e dei principali Organismi Internazionali, viene rinnovato l’impegno per il Pianeta. Protagonista la green economy, “motore” della circolarizzazione dei beni produttivi ai fini del miglioramento dell’economia, della società e dell’ambiente.
In un contesto storico ed economico difficile, in cui la crisi ha parassitizzato tutti i settori, da quello finanziario a quello economico, dall’alimentare all’energetico, e dalla quale nessun Paese è esente, si esortano ancora una volta i Paesi del Mondo a lottare.
Per l’eradicazione della povertà…
Nel report “The future we want”, viene posto l’accento proprio «sull’eradicazione della povertà definito obiettivo primario da raggiungere e requisito basilare ai fini dello sviluppo sostenibile», tramite la ricerca e l’applicazione di nuove strategie economiche basate sulle risorse di ciascun Paese.
Al centro di tutto l’uomo, il cittadino, i Paesi.
Prima di qualsiasi altro nuovo impegno, però ogni Paese deve contribuire alla riduzione dei gaps tra Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo, tramite la creazione di opportunità per entrambi che puntino sullo sviluppo sostenibile, crescita economica e diversificazione, sviluppo sociale e protezione dell’ambiente.
In un contesto in cui il cambiamento climatico incide, rallentando lo sviluppo ed i possibili progressi delle singole economie, specie di quelle emergenti, e minacciando costantemente la sopravvivenza delle Nazioni.
La Green economy gioca un ruolo fondamentale, infatti rappresenta lo strumento più adeguato da utilizzare per mettere in atto strategie e politiche aventi come obiettivo comune l’incentivazione dello sviluppo sostenibile, la crescita economica, l’inclusione sociale, il benessere del cittadino e l’incremento delle opportunità lavorative.
Il Prof. Luigi Fusco Girard, nella discussione “Per uno sviluppo urbano sostenibile nel Mezzogiorno: come gestire la transizione verso una nuova base economica urbana” rivolge particolare attenzione e dona ampio spazio ai molteplici significati della resilienza, collegandola direttamente con lo sviluppo. Infatti «Il problema dello sviluppo oggi si pone come problema di resilienza» (Fusco Girard, Baykan e Nijkamp, 2011).
Infatti, non lontana dal suo significato ecologico, «…quanto più un sistema è resiliente, tanto più risponde bene alle perturbazioni provenienti dall’esterno», la resilienza culturale rappresenta una possibilità delle città e dei centri urbani al proprio miglioramento economico ed ambientale. Con la speranza di un graduale ma sostenuto abbandono del rigore di strutture politico-economiche ferruginose che hanno favorito la “circolarità viziosa” dei prodotti e promuovendo la “circolarità virtuosa”.
Ilenia Zema