Messina – È straziante pensare che sono vent’anni che hanno ucciso il giudice Paolo Borsellino. E che da vent’anni non c’è stata giustizia. E che da vent’anni il suo lavoro, raccolto in un’agenda rossa, è andato in fumo… caduto nelle mani sbagliate, quelle cioè che volevano proprio farlo sparire nel nulla.
È straziante pensare che quella ragazza poco più che adolescente che assisteva, sconvolta, ai telegiornali del 19 luglio 1992, pensando: che succede alla mia terra? che succede al mio mondo? dov’è andato a finire Dio?… scriva oggi un articolo per ricordare che da quel giorno nulla è stato fatto per rispettare, ricordare e riscattare la memoria di questo uomo coraggioso e della sua scorta di “giovani angeli” mandati allo sbaraglio da una mafia troppo potente per aver potuto mai agire da sola.
Non solo non c’è stata giustizia, ma l’immagine di quest’uomo coraggioso è stata calpestata (letteralmente, praticamente) in una pubblica piazza romana, da piedi di gente invasata e idiota, invitata caldamente a farlo dall’ex presidente del consiglio che indicava in Borsellino e nei magistrati come lui “il cancro dello stato”. Mai nessun siciliano, nemmeno il peggiore, era arrivato a un sacrilegio tale. Doveva venire un ricco milanese “civilizzato” perché ciò accadesse… vergognosamente, insensibilmente, dolorosamente, in eurovisione.
Non solo non c’è stata giustizia, ma oggi la Sicilia come ente regione è in totale fallimento economico. Tutti i fondi mangiati dai politici che usando il nome di Borsellino e di altri eroi antimafia salivano al potere e succhiavano via il sangue della povera gente, della gente buona e onesta di quest’isola. Borsellino non lo avrebbe mai permesso.
Oggi si ricorda Paolo Borsellino, la sua morte atroce e ingrata. Si ricorderà che è stata la mafia a premere il pulsante del detonatore… ma quel dito è stato spinto ancora e ancora, per vent’anni di seguito, da tutti coloro che hanno ucciso il ricordo e il nome di quest’uomo con il loro comportamento da piccoli uomini pezzenti, senza Dio, senza patria e senza orgoglio. Vorrei che oggi, a ricordare il giudice, non vadano le autorità… ma i pescatori, gli operai, i contadini, gli studenti, i medici, gli insegnanti, i disoccupati ONESTI di Sicilia. Vittime con lui della mafia del potere e uniche persone ad averlo rispettato davvero.
Grazia Musumeci