Una domanda
Vita
chi deve
perdonare
tra noi?
Chiedi scusa
complessa
fin da prima
che ci fossi
I tuoi regali
inattesi
spesso sgraditi
di amaro sapore
Le strade
pensate
sempre ostili
curve brusche
Momenti non colti
per avverso fato
distanze intrise
di rancore
Ti perdono vita
cuore mente
canzoni parole
incontri preziosi
Perdono dato
che non si poteva
anima generosa
a dispetto
Luoghi impensati
lusinghe leggere
vanità raccolte
squisiti vezzi
Amore che non è amore
sangue vene lacerate
finalmente carezze
ventre cerca ventre
Vita mi piaci
ti accolgo
come sei
bene e male
Nulla ti somiglia
Federica Bonzi
(da bellezzainstabile, 2 maggio 2012)
Commento
di Enrico Marco Cipollini
Non so che sia il vivere, non so definirlo. Sono stato trasportato da un Eden al dolore, dove le lacrime non raggiungo gli occhi ma ti distruggono con forza inaudita. Che sarà il domani per me? Non lo so, quare nescio, direbbe Catullo. Amici cari spariti… perché? La vita è pericolosa perché è sofferenza, direbbe E. Severino.
Leggo e mi immergo in tale poesia… l’angoscia del vivere ma anche il non piangersi addosso. Grazie, Federica. La poesia non farà scoppiare rivoluzioni ma ti muta, ti fa fondere con il significato autentico del tuo ek-sistere. L’uomo interiore lo vedi concretamente nell’incedere, nelle sue tracce nel mondo. Potrei richiamare a tal proposito Kierkergaard, Heidegger di Sein und Zeit o altri… oppure il dipinto di Ed. Munch con il suo grido disperato… No, eppure nella tua Domanda c’è questo ed altro. Mi ero proposto di scrivere un saggio sull’esistere ma sarebbe stato scorretto. Non so, rimarrai delusa o ti sentirai grata? Non so... Sarai tu a dirmelo, in privato…
La tua “Domanda” la faccio mia, senza garantismi provvidenziali. -La Vita e il Dolore, La sua Angoscia.- Noi siamo, non c’è dubbio ma siamo gettati per caso nel Mondo per caso. Non siamo esseri privilegiati perché pensiamo altrimenti gli Schiaffi della vita ci carezzerebbero e basta. Siamo, esistiamo e basta. Siamo in tal tempo e in tal spazio… temporali «essenti» di un gioco che non sappiamo del perché... Tacciamo, noi, non fingiamo ipotesi, ci asteniamo dal “perché”, prendiamo dalla vita schiaffi solenni e carezze inaspettate. Cara Federica, il tuo dettato poetico lo sento mio… So solo che, per me, contro ogni Storia con la Maiuscola, vale il microcosmo nostro, con le sue angosce e gioie… La Storia è fatta anche di noi come la “talpa” hegeliana che si muove, scava sotto… Ma sai, Fede, nulla è mai certo in sede filosofica. Grande lezione appresa dagli Scettici dell’antichità.
Il tuo dettato lirico si snoda tra amarezza indicibili, sorprese di gusto amaro però il fascino della vita vince omnia. «Vita mi piaci/ ti accolgo/ come sei/ bene male// Nulla ti somiglia» (Il grassetto della chiosa è mio). Ciao e ridestaci dal torpore e dalle amarezze quotidiane; noi Siamo, nonostante tutto.