Firenze – È di nuovo tornata in auge l'idea a di riscuotere l'imposta per il finanziamento della Rai, il cosiddetto canone o abbonamento, attraverso una percentuale inserita nella bolletta elettrica. Un metodo, dicono i nuovi vertici della Rai, che dovrebbe servire a risolvere l'attuale evasione, stimata in 5-600 milioni. Un'idea mediata dall'attuale metodo per il finanziamento della radio di Stato, una percentuale sulle polizze Rc-auto.
Tutto risolto, finiti i mugugni diffusi che fanno di questa imposta la più odiata dai contribuenti? Macché, peggio!! Per due motivi:
1) mentre oggi l'imposta viene pagata in forma unica per ogni nucleo famigliare anagrafico indipendentemente dai domicili in cui abitano i vari componenti, con il balzello nella bolletta elettrica le ingiustizie aumenteranno a meno che non vengano concepiti articolatissimi, burocraticissimi -praticamente impossibili- sistemi di attribuzione delle aliquote, sistemi il cui costo di gestione farebbe rimpiangere quelli attuali: è presumibile, infatti, che questo balzello sia in ogni bolletta, incluse, quindi, quelle dei condomini, dei box per vario utilizzo, delle seconde case, dei negozi, degli uffici (da poco liberati dal pagamento dell'imposta per il possesso di un pc), cioè tutta una serie di soggetti che con il possesso di un apparecchio tv non c'entrano nulla e che, spesso, si troverebbero a pagare il balzello più di una volta;
2) una volta riscosso il balzello, l'Erario dovrebbe riceverlo dalle centinaia di gestori (che spuntano ogni giorno come funghi) che attualmente erogano il servizio elettrico nel mercato libero. Siamo sicuri che la gestione della riscossione (ritardi, insoluti, etc.) non sarà così costosa da inficiarne il presunto vantaggio?
Il problema che non si vuole affrontare (nella mangiatoia della partitocrazia è meglio non muovere foglia rispetto agli assetti garantiti di spartizione) è di una riforma del servizio pubblico d'informazione e intrattenimento. E, di conseguenza, una razionalizzazione degli attuali mostruosi costi che, portati ad un livello più consono alle attuali tecnologie e all'attuale mercato dell'informazione, sarebbero molto più contenuti e renderebbero, di conseguenza, meno problematico il drenaggio attraverso una fiscalità diffusa. Un situazione che presuppone la privatizzazione della Rai (non quelle finte col capitale di Stato) e una bando di gara per l'assegnazione del servizio pubblico di informazione (non altro!) a cui erogare, per l'appunto, la raccolta fiscale.
Parliamo probabilmente di fantascienza. Ma non possiamo evidenziare che le proposte, come quella reiterata della raccolta dell'imposta tramite le bollette elettriche, renderebbero la situazione peggiore rispetto all'attuale.
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Vincenzo Donvito, presidente Aduc