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Cerroni tenta il colpo gobbo: il No Inc denuncia il magnate della monnezza
06 Luglio 2012
 

Il monopolista dei rifiuti della regione Lazio chiede al commissario straordinario per la chiusura di Malagrotta, ex prefetto Goffredo Sottile, di intercedere presso il governo Monti per ottenere i soldi pubblici necessari a costruire l’inceneritore di Albano (e ad ultimare quello di Malagrotta)

 

 

«[…] a questo punto, assicurato il trattamento industriale di tutti i rifiuti, resta per Roma la chiusura del ciclo dei rifiuti […] che consiste nel:

completamento delle due linee industriali del gassificatore di Malagrotta;

realizzazione del gassificatore di Albano Laziale.

Va tenuto nella massima e urgente considerazione il sostegno del Governo per gli investimenti necessari (da mutuare attraverso Cassa Depositi e Prestiti o altri Istituti Finanziari) [...]».

Con queste parole, contenute in una nota riservata inviata al Commissario Goffredo Sottile il 12 giugno 2012, l’Avvocato Manlio Cerroni (foto) gioca la sua ultima carta sul tema incenerimento dei rifiuti nella Regione Lazio e tenta il colpo gobbo. Senza mezzi termini, come sua consuetudine, chiede a Sottile – appena nominato commissario straordinario per la chiusura della discarica di Malagrotta e per la realizzazione d’un sito alternativo per lo smaltimento dei rifiuti di intercedere presso il Governo Monti al fine di ottenere i soldi/fondi pubblici necessari a costruire l’inceneritore dei Castelli Romani (da localizzare nella discarica di Roncigliano, Cecchina di Albano Laziale) e, come non bastasse, anche per completare la costruzione dell’inceneritore di Malagrotta.

Il magnate della monnezza indifferenziata della Regione Lazio, Manlio Cerroni, alza il tiro e cerca di avere, in questo modo, dal Governo Monti, i soldi pubblici che il Consiglio di Stato gli ha recentemente negato. La contestatissima “Sentenza Politica” (n. 1640/2012) della V sez. del Consiglio di Stato, difatti, pur concedendo il via libera amministrativo alla costruzione dell’impianto brucia-rifiuti dei Castelli Romani, negò, contestualmente, la contribuzione Cip-6/92 per la costruzione dell’inceneritore di Albano. Nella lettera inviata al Commissario Sottile, quindi, il monopolista cita in modo esplicito la Cassa depositi e prestiti: ovvero un ente pubblico finanziario controllato al 70% (del capitale sociale) dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.

L’ex Prefetto Goffredo Sottile – attualmente in pensione, ma nominato Commissario per la chiusura della discarica di Malagrotta dal Prof. Monti in sostituzione del dimissionario Prefetto Pecoraro con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 25 Maggio 2012 ha, però, competenze e poteri straordinari relativi esclusivamente a: «sostituzione del Commissario delegato per l’emergenza ambientale nel territorio della Provincia di Roma in relazione all’imminente chiusura della discarica di Malagrotta ed alla conseguente necessità di realizzare un sito alternativo per lo smaltimento dei rifiuti».

Il Commissario Sottile ha, certo, esperienza in materia di “emergenze rifiuti”. È stato, dal Febbraio 2008, commissario per la liquidazione della gestione dell’emergenza rifiuti in Campania e, dal Luglio 2008, commissario per l’emergenza ambientale in Calabria, dove ha affrontato la questione dell’inceneritore a Scala Coeli. In passato, certo. Ma non ora.

In che modo, quindi, il Commissario Goffredo Sottile potrebbe essere utile a Cerroni nella “disperata ricerca” dei fondi pubblici necessari a costruire l’impianto d’incenerimento dei Castelli Romani («Realizzazione del gassificatore di Albano Laziale») nonché dei fondi pubblici necessari ad ultimare quello di Malagrotta «(completamento delle due linee industriali del gassificatore di Malagrotta») visto che non ha, in questo caso, competenze commissariali specifiche? In quale modo, allora, il Commissario Goffredo Sottile potrebbe intercedere presso il Governo Monti o uno dei suoi Ministri a tal fine? Come potrebbe il Commissario Goffredo Sottile riuscire a “intercedere” presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze e, di conseguenza, presso la Cassa Depositi e Prestiti? E in cosa dovrebbe consistere, inoltre, precisamente, questo “sostegno del Governo Monti”? Dopo aver perso, a seguito della recente Sentenza del Consiglio di Stato (n. 1640 del 22/03/2012), i fondi pubblici Cip 6 per la costruzione dell’impianto di incenerimento di Albano, di quale “nuovo sostegno economico” ha ora bisogno il monopolista dei rifiuti della Regione Lazio avvocato Manlio Cerroni? Un inceneritore, inoltre, in che modo potrebbe essere considerato un “investimento” per le casse dello Stato essendo, viceversa, a tutti gli effetti dal punto di vista economico/industriale un impianto a perdere?

Il Governo Monti, tra l’altro, era già stato coinvolto recentemente nell’affaire inceneritore dei Castelli Romani. Il Ministro all’Ambiente Corrado Clini, difatti, ben una settimana prima della pubblicazione della “sentenza politica” del Consiglio di Stato (n. 1640/2012) che diede il via libera alla costruzione dell’impianto brucia-rifiuti di Albano, annunciò, nei dettagli in commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti e, subito dopo, alla stampa l’esito del relativo (e ancora assolutamente segreto!) dispositivo giuridico. Seguì un’immediata denuncia penale dei No Inc nei suoi confronti per violazione del segreto istruttorio, violazione del segreto della Camera di Consiglio, abuso d’ufficio e di potere. Le indagini sono ancora in corso.

La lettera dell’Avv. Manlio Cerroni al Commissario Goffredo Sottile, ora, costituisce una nuova “pressione indebita” esercitata, del tutto impropriamente, nei confronti d’una Istituzione e Funzione Pubblica. Ciò integra e implica, a nostro avviso, diverse ipotesi di reato che sottoponiamo all’attenzione degli Organi Giudiziari competenti.

Per tale ragione, proprio ieri mattina, il Comitato No Inc ha depositato una nuova denuncia penale nei confronti dell’avvocato Manlio Cerroni. L’atto di denuncia è stato inviato, tra gli altri, alla Commissione Parlamentare sulle Attività Illecite connesse al Ciclo dei Rifiuti, alla D.I.A. (Direzione Investigativa Antimafia), alla Procura di Roma, alla Procura di Velletri, al Comando della Guardia di Finanza, alla Corte dei Conti, alla Presidenza della Repubblica ed alla Presidenza del Consiglio.

Copia dell’atto di denuncia, infine, è stata inviata al Consiglio d’Amministrazione e all’A.D. della Co.La.Ri., Ing. Francesco Rando, nella speranza venga emesso, quanto prima, un comunicato stampa ufficiale di smentita delle parole del Presidente Co.La.Ri. Manlio Cerroni.

No agli inceneritori e alle discariche. Sì alla raccolta differenziata porta a porta, alla riduzione, al riciclo ed al riuso dei rifiuti solidi urbani.

 

Nota storica:

Poco più di tre mesi fa, come ricorderete, con la sentenza n. 1640 del 22/03/2012, i giudici della V Sez. del Consiglio di Stato avevano dato il via libera, almeno dal punto di vista amministrativo, alla costruzione dell’inceneritore dei Castelli Romani ma, contestualmente – questa la sostanza della decisione – avevano negato al Co.E.Ma. (Pontina Ambiente srl di Cerroni, Acea ed Ama) la contribuzione pubblica Cip 6/92 (ovvero il 7% della bolletta dell’energia elettrica). Il Consiglio di Stato, difatti, bocciò definitivamente l’ordinanza del Presidente della Regione Lazio Marrazzo n. Z-0003 del 22.10.2008. Tale ordinanza, infatti, pretendeva di garantire i Cip 6/92 (ovvero, per l’appunto, i fondi pubblici) per la costruzione dell’impianto di Albano nonostante i termini di legge non lo permettessero. L’Unione Europea, difatti, nel bel mezzo della procedura d’approvazione amministrativa dell’inceneritore di Albano (che si concluse solo il 13 Agosto 2009 con L’Autorizzazione Integrata Ambientale n. B-3694), vietò, a partire dal 1° Gennaio 2009, l’uso di contribuzioni pubbliche per la costruzione degli impianti d’incenerimento: unica eccezione gli impianti che entro e non oltre il 31 Dicembre 2008 si trovassero in fase di cantierizzazione o definitivamente approvati a livello amministrativo. L’ordinanza di Marrazzo permise così al Co.E.Ma. di mettere in posa il 29 dicembre 2008 una rete metallica per la recinzione del terreno su cui dovrebbe sorgere il contestatissimo impianto industriale brucia-rifiuti spacciandola per una cantierizzazione utile a percepire, costi quel che costi, i fondi pubblici. Difatti, proprio sulla base di questa cantierizzazione “fittizia”, il Co.E.Ma. ha inoltrato al GSE (Gestore del Servizio Elettrico Nazionale) la richiesta dei Fondi Cip 6/92 e dei certificati verdi. L’annullamento dell’ordinanza da parte del Consiglio di Stato, però, ha provocato sia l’annullamento della cantierizzazione sia, quindi, di conseguenza, la relativa perdita dei fondi pubblici Cip 6/92.

 

Daniele Castri

Referente legale del Coordinamento No Inc

 

 

 

Prossimi appuntamenti del Comitato:

 

Questa sera, ore 18:00

assemblea pubblica
a Cecchina, Largo delle Nazioni

 

Sabato 7 Luglio ore 20:30
cena di autofinanziamento
Ardea, Via di Montagnano, 16


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