Gennaro Massa è diventato un caso senza saperlo. Lui non ha il pc e non frequenta la giungla telematica, non sa che il suo nome e la sua storia girano in rete, sa solo che si è parlato di lui su alcune testate locali e ciò gli ha dato nuova lena, nuova speranza. Gennaro è un artigiano di quelli col cappello di carta in testa e i polmoni intasati dalla polvere della sua bottega di mosaicista, che è anche la sua casa. Pochi metri di spazio dove lavora, cucina mangia dorme si lava, vede la televisione, lustra i suoi attrezzi e parla con la fotografia di sua madre, mentre rifinisce il suo progetto mentale e aspetta che questa società sconnessa si renda conto della validità della sua idea e si dia da fare per realizzarla.
Dove prende Gennaro tutta questa forza, e perché non si arrende mai? «Vedo la distruzione della Patria Italiana, perché retta da persone che non conoscono la vita. Perché la vita in conclusione è semplice. Io nel mio piccolo, nei miei 20 metri quadri di locale, ho svolto un’attività. Io queste attrezzature qui le ho pagate in trent’anni di lavoro. Nessuno mi ha aiutato, anzi si sono approfittati di me ‘legalmente’ usando la legge a proprio vantaggio stravolgendo i fatti». Ma di che parla Gennaro, qual è il suo progetto, che senso può avere nella società di oggi e perché non è disposto assolutamente a rinunciarvi? «Perché risponde alle negazioni di certe persone che non conoscono la vita e tendono a complicarla. Conosco tanti artigiani, compagni veri che mi hanno insegnato tante cose, non soltanto il mestiere. Il lavoro c’è, quel lavoro che serve per la vita pratica, normale. Poi mi tirano fuori quella parola, ‘competizione’, ma che vuol dire? Che quello mi fa risparmiare e io vado da lui? Chi viene da me è perché mi conosce, c’è alla base un rapporto di fiducia». Che cosa ha in mente di fare Gennaro, cosa sta aspettando con ansia sempre crescente? «Aspetto che si liberi la mia casa a Roma, da circa un anno e mezzo se ne sta occupando un avvocato fiduciario di Velletri. La casa è occupata da dodici anni da inquilini che non pagano nemmeno il condominio. L’amministratore mi voleva sequestrare la bottega per pagare il condominio. Il mio lavoro è fermo. Ho dovuto restituire la partita IVA per ottenere la pensione. Una volta a settimana mi concedo il lusso di passare una notte all’Ostello per farmi una doccia e dormire fra le lenzuola. Ho bisogno d’aiuto, che qualcuno mi aiuti a individuare un sito immobiliare demaniale per la Cooperativa Artigianale Italica ‘San Giuseppe’».
Il progetto per la costituzione di un Consorzio di Artigiani è stato redatto da Gennaro Massa nel 1991 e proposto più volte agli uffici competenti. Nessuna risposta finora. Ma Gennaro non molla. Nato a Roma nel ‘40 al quartiere Alberone, all’epoca pieno di botteghe artigianali, ha avuto sempre e solo un’aspirazione: diventare artigiano e lavorare per la categoria. Oltre a metterci tutto quello che è, nel progetto Gennaro ci mette pure tutto quello che ha: una casa occupata e un locale da vendere, per un ammontare di 400.000 euro. Un capitale sociale con il quale partire. Per questo progetto gli occorre un grande spazio oppure diversi capannoni. Lo scopo del progetto è creare un polo per valorizzare e consolidare l’attività artigianale italiana in tutti i suoi aspetti e per la continuità di una scuola di Mastri che si va perdendo.
Gennaro vive a Ciampino (Rm) in Viale Marino, 66. Chi volesse contattarlo sa dove trovarlo. Sia pure per scambiare qualche parola o farsi illustrare in dettaglio il progetto. Un progetto meticolosamente stilato che non andrebbe scartato a priori, ma valutato come possibile rinascita di un artigianato di qualità. Una risposta forte al brutto ed effimero che avanza, spazzando via creatività, ingegno e passione.
Maria Lanciotti