Il primo che incontro è Federico: «Sono di Roma e lavoro in banca. Mi hanno mandato a Ragusa per un convegno e… mi sono innamorato! Della sua bellezza, della sua tranquillità, della sua cultura, della sua storia. Soprattutto dei suoi ritmi lenti. Ho deciso. I miei figli dovevano nascere qui». Federico è tornato a Roma, ha chiesto il trasferimento e ha impacchettato tutto insieme alla moglie. Oggi vive al centro di Ragusa e sua figlia è nata qui.
Subito dopo ho conosciuto il proprietario di un negozio di souvenir di Ibla (il quartiere storico di Ragusa, dove girano buona parte degli esterni del telefilm Montalbano). Chiarissimo accento settentrionale, anche se non si capisce bene di dove. Potrebbe essere romagnolo o veneto. Ma fatto sta che è venuto in Sicilia una volta per turismo e ha deciso di farne casa sua.
Ce ne sono a decine di storie così. I giovani sposi milanesi che mollano la metropoli e aprono un agriturismo a Modica, il fotografo cresciuto in Lombardia che, a 30 anni, molla il ricco nord e va a vivere nelle campagne vicino Scicli (Ragusa) insieme alla moglie modicana. La signora architetto milanese che decide di andare a vivere e lavorare tra «le ispirazioni barocche» degli Iblei…
L’emigrazione al contrario stupisce sempre. Stupisce perché ancora oggi ci sono genitori siciliani che spingono i figli verso fuori, verso il nord, dichiarando che “Qui, per te, futuro non ce n’è”. E dall’altro lato ci sono tanti uomini e donne del nord che vengono rapiti dalla bellezza di questa terra, al punto da lasciare metropoli moderne, piene di istituti di cultura e di occasioni di lavoro per “scomparire” nella pace della più profonda provincia siciliana. E non sono solo italiani del nord ma anche tanti nord-europei. Ad Aci Sant’Antonio, in provincia di Catania, all’ombra della mole dell’Etna ci sono talmente tanti stranieri trapiantati che ogni anno si organizza il “Festival della Cucina Internazionale”, e la gente può gustare specialità culinarie della Germania, dell’Irlanda, della Danimarca, del Canada… perfino dell’Australia, cucinate dai residenti ex forestieri e neo-siciliani.
Dispiace che in mezzo a tanto amore, si levino ancora voci acide che continuano a non vedere la bellezza di questa parte d’Italia. Forse bisognerebbe far loro l’elemosina e offrire a gente come Borghezio o a Calderoli una vacanza pagata in Sicilia… magari nel bed&breakfast della sorella del nostro amico impiegato di banca, Federico. Già, perché pure sua sorella, dopo essere venuta a trovarlo giù a Ragusa, ha immediatamente deciso di lasciare Roma per sempre ed è diventata parte di questa fiaba infinita, incantata dalla magia del Sud.
Grazia Musumeci