Roma, 12 giugno 2012 – Che un giudice sollevi un dubbio di legittimità costituzionale sull'art. 4 della legge 194 per incompatibilità con la definizione e la tutela dell'embrione umano enunciate dalla Corte di giustizia europea è un atto strumentale e nel merito sbagliato.
La definizione della Corte europea, infatti, è legata al divieto di brevettabilità del prodotto della ricerca sulle staminali embrionali; il giudice italiano, invece, utilizza la definizione di embrione a suo uso e consumo ideologico, effettuando una forzatura giuridica e interpretativa inaudita.
La corte costituzionale si è già pronunciata in passato sulla prevalenza del diritto della donna a scegliere sulla propria gravidanza, dunque i giudici della Corte non potranno che confermare la legge 194.
Quello che però è più allarmante è che vi siano ancora giudici che strumentalmente ripropongano vie proibizioniste al problema dell'interruzione di gravidanza. Va bene: giù le mani dalla 194, ma su le mani per impedire che l'obiezione di coscienza comporti una sottrazione di diritto chiaramente riconosciuto, per allargare i diritti e l'informazione sessuale, per consentire il pieno accesso alla Ru486 oggi ancora burocraticamente negata da troppe regioni.
Emma Bonino, vice presidente del Senato
Filomena Gallo, Segretario dell'Associazione Luca Coscioni