“Trasportare una cassa di birra dalla macchina alla cantina”, un gesto usuale, comune, mentre inquadra un vissuto temporale interrompe il fluire della clessidra.
Non scorre l'ora, s'intaglia invece nel volto scavato del tronco, l'agito è vulnus, ruga, sangue rappreso che coagula “il prima” con “il sempre”.
Occhi nodosi guardano il differimento temporale e trattengono com-presenti pre-esistenze nell'animo del legno.
È il tanto che resta di chi non c'è più.
Il parabrezza appannato consente di scrivere parole che colano e svaniscono per essere riscritte come “una specie di strada nel vetro”.
Tracce offerte a chi vorrà nelle impronte dei moscerini ridefinire il senso e il segno della vita, trasparente e candido nella mano di Marcello Mariana:
- per riequilibrare il desassamento del tempo
- per inghiottire lo sguardo del tronco
- per riconoscere nel mito di Faust la supremazia della natura sull'umana tracotanza.
Grazie agli artisti Osti, Scinetti e Mariana...
vs patrizia garofalo