Anche quest’anno scolastico volge al termine e stanno per prendere avvio le tanto sospirate vacanze per studenti e docenti. Purtroppo quelle in arrivo non saranno spensierate per molte famiglie e tanti insegnanti che vivranno i prossimi mesi nell’incertezza, non sapendo ancora quali saranno gli effetti della “sforbiciata” sugli organici già in corso d’opera. Molti insegnanti assunti a tempo indeterminato, tra i quali sfortunatamente mi trovo anch’io, sono in esubero e dovranno tribolare tutto il periodo estivo con la compilazione delle solite domande e lunghe attese prima di sapere quale sarà la loro prossima destinazione. Nel tentativo di assicurarsi un posto non troppo disagiato per settembre, per non incorrere nel rischio di perdere la scadenza per l’inoltro della domanda di assegnazione provvisoria, molti forse rinunceranno alle vacanze al mare o in montagna.
“La necessità aguzza l’ingegno” o almeno dovrebbe. Pare invece che questa crisi epocale stia solo generando sconforto e paralisi. In questa confusione generale si fatica a distinguere le cose importanti alle quali dare la priorità. Sicuramente la civiltà e il progresso di un Paese passano attraverso l’efficienza del sistema scolastico. Eppure in Italia la scuola è da sempre “maltrattata”, in primis dallo Stato che cerca continuamente di trasformarla in un’azienda nella quale la cosa più importante sembra “sfoltire” e poi dalla società che la incolpa dei propri fallimenti. È importante rammentare che la scuola è patrimonio di tutti: non esiste una scuola degli insegnanti contrapposta a quella degli studenti. Al centro si trova il bambino che poi diverrà ragazzo, con i suoi bisogni, i suoi desideri, il suo essere persona con diritti e doveri. Avendo ben presente questo gli insegnanti e i genitori, così come le altre agenzie educative, dovrebbero lavorare in armonia, sostenendosi nel lungo e insidioso percorso formativo senza scaricarsi a vicenda le responsabilità degli eventuali insuccessi ottenuti. La scuola è un ambiente educativo di apprendimento, vivaio di relazioni, un luogo di incontro e di scambio, di crescita personale e sociale e costituisce un patrimonio da difendere e alimentare. Nel villaggio globale, incombe il pericolo della descolarizzazione. I media offrono alle nuove generazioni altri “maestri” e nuovi modelli, spesso non positivi, nei quali identificarsi. È quindi proprio in questo periodo di grave difficoltà che la scuola assurge anche ad un fondamentale compito sociale. Proprio per i dissesti finanziari, che si riflettono nell’economia domestica di ogni famiglia, provocati dalla crisi molti più bambini ora non hanno nell’ambito familiare le possibilità di praticare sport, di viaggiare, di frequentare altri coetanei. Rimane solo la scuola che potrebbe, se giustamente sostenuta, ancora garantire esperienze significative per ogni alunno. I tagli sugli organici, la chiusura di scuole non solo incidono sulla “qualità culturale” delle nuove generazioni, ma creano grossi problemi alle famiglie che non sanno più a chi affidare i propri figli.
È giunto il momento di unire le forze, non solo genitori ed insegnanti, ma tutta la società civile si deve mobilitare, affinché questa insensata politica che svaluta e deprime la scuola pubblica sia messa al bando. Soluzioni meno drastiche sarebbero sicuramente più accessibili se tutti noi uscissimo dal nostro orticello e condividessimo energie, risorse e competenze per una vita più vivibile, per un futuro meno incerto, per noi, per i nostri figli e i figli di chi verrà dopo di noi.
Paola Mara De Maestri