Un mito, una leggenda della pallacanestro italiana, un maestro di sport e di vita, Gianni Corsolini ha segnato, e continua a farlo, con il suo entusiasmo e la sua ironia più di mezzo secolo di storia del basket nostrano. Un personaggio totalmente fuori dagli schemi. Amato da giocatori e colleghi per la sua irresistibile goliardia, ha ricoperto nel corso della carriera ruoli importanti e delicati senza rinunciare mai alla propria anima e rappresentando per tutti un eccellente modello da seguire. Esordisce nel 1957 come allenatore del settore giovanile della Virtus nella natia Bologna, ma la sua carriera cestistica spicca il volo l’anno dopo, giovanissimo, con il trasferimento a Cantù, in qualità di capo allenatore della prima squadra. Da questo momento in poi, Corsolini si identificherà in modo così assoluto nell'ambiente e nell'essenza brianzola da diventare icona e uomo simbolo del basket canturino. Ricopre in seguito il ruolo di General Manager contribuendo negli anni ‘60 allo sviluppo della Pallacanestro Cantù e alla sua affermazione anche in campo internazionale. Dopo una parentesi a Udine, sempre come dirigente, iniziata nel ’69, torna al “Pianella” nel 1986 dove termina la carriera. In campo amministrativo ricopre, invece, il ruolo di Presidente della Lega di Serie A e di Presidente dell’USAPP, l’unione sindacale per gli allenatori di pallacanestro professionisti.
Ma ciò che, più di tutto, ha alimentato il mito Corsolini non è la prestigiosa carriera (dal 2009 è nella Hall of Fame italiana), bensì l’uomo, Gianni. Un oratore dall’intelligenza acuta e sopraffina, luce da seguire per i giovani talenti e figura umana di notevole sensibilità, animata dalla convinzione che i giocatori siano prima uomini, caratterizzati da forze e debolezze, e che perciò non vadano considerati solo per ciò che fanno nel campo 15x28.
Ed è appunto questo lato più intimo, ma non meno comune, che si manifesta nel secondo libro dato alle stampe da Corsolini: Torta di riso e stuzzichini vari, della casa editrice Albalibri e realizzato con la collaborazione del giornalista Alberto Figliolia. Non si tratta di una biografia, com’è di norma per personaggi sportivi, ma piuttosto di un testo in cui Gianni dà sfogo a tutta la sua abilità nello scrivere (oltre che nel parlare), raccontando aneddoti della sua vita nella pallacanestro e non solo. Chiacchiere di sport e di vita, mescolate con la giusta dose di arguzia e ironia, che danno forma a un libro divertente e piacevolmente scorrevole. Accanto ad episodi della carriera cestistica, perciò, sono spesso accostate vicende quotidiane spassose, essenziali a far comprendere il personaggio Corsolini, come il dramma della spesa al supermarket per conto della carissima moglie Mara o il resoconto dettagliato dei numerosi scherzi subiti, ideati dall’amico giornalista Dino Merio.
La sala convegni della Cassa Rurale e Artigiana di Cantù è stato il luogo designato per la presentazione del libro in data lunedì 28 Maggio, e non serve sottolineare come il convegno si sia tramutato per tutta la serata in un totale one-man show. Molti ospiti illustri, tra cui numerosi ex giocatori, hanno preso parte all’evento, come Carlo Recalcati e il reporter Dino Merio, che hanno partecipato attivamente alla conferenza anche in qualità di moderatori del “fiume in piena” Gianni Corsolini. «È stato Gianni a convincere mio padre a farmi giocare a basket» ha detto Recalcati, ex giocatore di Cantù ed ex coach della Nazionale italiana «è a lui che devo la mia carriera». Nel 1958, in un’epoca in cui la pallacanestro era uno sport semisconosciuto, Corsolini portò Recalcati con sé nella provincia di Como, facendo di lui un gran giocatore e una bandiera di Cantù e diventando per lui mentore e maestro di vita. «Se Stankovic mi ha istruito nelle relazioni politiche e Taurisano mi ha insegnato la tecnica» dice sempre “Charlie” «Gianni è stato quell’allenatore capace di educarmi nei rapporti umani». Oltre a questa, tante sono state le testimonianze d’affetto espresse nel corso della serata, ma tutte minimizzate in modo modesto dal protagonista che ha dato vita, come di consueto, a un piacevole monologo, narrando con l’aiuto di Dino Merio alcuni passi del libro.
In conclusione del convegno Corsolini si è sbilanciato su argomenti più delicati, discutendo in un dibattito con Recalcati a proposito della difficile situazione economica che vive il nostro Paese e che si riflette irrimediabilmente anche sulla pallacanestro italiana, ponendo a rischio fallimento numerose squadre di prima divisione. Si è concentrato inoltre su altri temi salienti, analizzando la situazione di bassa popolarità/visibilità del basket italiano rispetto al calcio, all’NBA e persino alla pallavolo; denunciando la recente e diseducativa cultura del “tifo” che ha destituito la cultura dello sport; e spostando, infine, l’attenzione sulla non adeguata valorizzazione dei settori giovanili italiani. Una riflessione lucida, amara, di un grande e vissuto uomo di sport, che ha voluto ribadire come il basket debba avere il coraggio di guardare in faccia e con onestà la gravosa situazione attuale in un periodo di enorme difficoltà.
Un poeta della pallacanestro, ma prima di tutto un uomo, proprio come amava definire i suoi giocatori, Gianni Corsolini è e sarà per sempre considerato una delle più grandi stelle del firmamento cestistico italiano.