Grazia Musumeci. Vent’anni. Ricordando Falcone nel ricordo di Norman
23 Maggio 2012
Vorrei ricordare la morte del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca e dei ragazzi della scorta, in questo giorno che celebra i 20 anni da quella data terribile.
Molto poco è stato fatto dallo Stato, nonostante alcune grandi vittorie su boss storici come Riina non si possano negare. Ma la mafia non si ferma solo con gli arresti. Si ferma proteggendo i testimoni coraggiosi che trovano il coraggio di denunciare, si ferma aiutando i giudici e i poliziotti coraggiosi a trovare la verità, si ferma fermando la corruzione delle cariche politiche, si ferma dando speranze oneste e legali ai più giovani. E tutto questo, in 20 anni, non è stato fatto.
Voglio ricordare oggi, ventennale della strage di Capaci, i tanti imprenditori che hanno denunciato la mafia e sono stati lasciati soli… voglio ricordare Gioacchino Genchi, coraggioso ex poliziotto collaboratore di Borsellino che da anni gira l’Italia mostrando LE PROVE dei legami stato-mafia, scrivendo libri che nessuno pubblicizza, passando da teatri e piazze che nessuna tv ha il coraggio di riprendere. Vorrei ricordare soprattutto Norman Zarcone, 27 anni, dottorando di Filosofia di Palermo… 110 e lode, master, riconoscimenti vari e una serie di porte sbattute in faccia. Norman che, vedendosi privato del futuro, è saltato giù dal settimo piano e si è ucciso il 13 settembre 2010.
Voglio ricordare Giovanni Falcone con le parole di Norman, della canzone che lui stesso scrisse e musicò in onore del giudice… giurando che lui no, lui non si sarebbe arreso mai e nel nome di Falcone avrebbe continuato a sperare. Norman che tuttavia, alla fine, ha smesso di sperare e si è ucciso. Perché sia l’ultima vittima di uno stato assente e di un paese sordo e addormentato.
“Io resterò, sorreggerò quei nomi e quelle idee
Io resterò e passerò sincero tra la gente
lo farò con voce ferma, lo farò con voce onesta in questa terra,