New generation calling*
Giovane arte contemporanea, nuove tecnologie,
comunicazione di massa e strategie di riflessione critica
L’ultima generazione (in realtà già composta da varie microgenerazioni, ampie un paio di classi scolastiche) è stata definita “generazione gadget” per l’uso abitudinario che vien fatto di apparecchi dell’elettronica di consumo. Nel frattempo essi hanno ampliato notevolmente il proprio ambito d’impiego, infatti i telefoni cellulari di oggi non hanno più come funzione prevalente quella di telefonare, o solo di inviare sms. Tante funzioni si son aggiunte proprio mentre i loro prezzi scendevano.
Si è rapidamente giunti al punto che oggetti che apparentemente sembrano poco più che gadget svolgono un ruolo fondamentale nella vita quotidiana soprattutto dei giovani, ma in realtà ormai di quasi ogni persona.
Molto importante è stato lo sviluppo congiunto del peso di social network, Facebook in primis, e del loro utilizzo su cellulari, senza necessità di ricorrere a personal computers.
L’arte di oggi non poteva non considerare questi nuovi ambiti, non solo tecnologici, ma anche sociali. Un mondo nuovo si è aperto, e non più solo virtuale come quello – in Italia non così frequentato – di Second Life. Un mondo che guarda a quello reale ed alle sue problematiche, offrendo anche strumenti la cui potenza ha sorpreso tutti nell’aggregare e creare mobilitazioni di massa.
Questo è quanto successo, per esempio, in Nord Africa, in territori ove erroneamente si credeva esistesse una certa arretratezza in termini culturali, prim’ancora che tecnologici: la cosiddetta primavera araba non poteva essere così dirompente se i giovani – e a seguire le altre generazioni – non avessero potuto comunicare tra loro grazie a strumenti quali Twitter e Facebook.
Ogni persona, in primis chi si stia formando in ambiti sociali e tecnologici, a questo punto può interrogarsi sul ruolo che oggi può assumere l’arte all’interno di un triangolo che ha come vertici:
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Le attuali tecnologie della comunicazione ed i loro sviluppi futuri
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I sistemi sociali e politici, che appaiono in rapido mutamento, dopo i due crolli che hanno “fondato” il nostro tempo: quello del muro di Berlino e quello delle due torri, a New York
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La propria interiorità e le pulsioni individuali che spingono a creare, e a decidere cosa creare (dunque la creatività e le sue forme, in senso lato).
Gli allievi dei due trienni del Liceo Scientifico “Vanoni”, Menaggio, vengono introdotti a queste tematiche tramite un ciclo di tre incontri di 55 minuti ognuno, da svolgersi nella sala della biblioteca scolastica.
Ogni incontro ha questa struttura, tendenzialmente:
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20 minuti di introduzione da parte mia, assistita da proiezione di immagini già presenti sul mio portatile o in navigazione sul web;
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25 minuti di video chat in skype con giovani protagonisti dell’arte contemporanea, per una loro testimonianza, con domande poste da me ed anche dagli allievi (in un caso l’artista sarà presente di persona);
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10 minuti di dibattito con gli allievi e mio intervento di chiusura e sintesi dell’incontro.
Questi i protagonisti dei tre incontri:
Ozmo (Gionata Gesi): arte sulla strada e negli spazi pubblici
lunedì 21 maggio, h 11:55
La street art esiste ormai da quarant’anni, ed è nata dal sociale, prendendo le mosse dai tazebao, i bollettini appesi per strada dai giovani in Cina e successivamente anche nei paesi occidentali, a loro imitazione, operata dai militanti maoisti a partire dal ’68. Ma esistevano già i murales, in particolare in Messico, anche lì considerati un nuovo modo di comunicare (e in questo caso di fare arte) della politica. Ad essi si ispirarono anche importanti artisti italiani, come Guttuso.
Il graffitismo occidentale si è sviluppato in seguito, soprattutto parallelamente alla diffusione del movimento hip hop e delle posse, le bande che – unite dalla medesima appartenenza subculturale – si riunivano in strada per suonare, ballare ed anche per disegnare e lasciare i propri tag, termine che allora indicava le firme stilizzate ed estetizzanti e che oggi designa ben altro, nel mondo virtuale.
Ozmo ha sviluppato in modo assai personale la realtà della street art, apportando il suo grande talento nel disegno e nella pittura figurativa e basandosi su un’ampia cultura dell’arte classica e un’aspra riflessione critica sul mondo di oggi e sui suoi conflitti.
www.ozmo.it
Mirko Aretini: l’arte visiva, il cinema, la musica: là dove un tempo esistevano solo i “grandi numeri”
giovedì 24 maggio, h 11:55
Due grandi industrie “popolari” affascinano gli artisti contemporanei: la musica “leggera” e ancor più il cinema. Ma son ambiti in cui la creatività è stata sovente limitata dai produttori, desiderosi di ottenere, in cambio dei loro soldi, dei prodotti “di cassetta”, cioè di sicura vendibilità. Ciò impediva agli artisti più innovativi di restare confinati in ambiti liminali, dunque nel ghetto delle gallerie e al massimo delle biennali d’arte contemporanea.
Ma il digitale permette da relativamente poco tempo l’accesso a questi due mondi “dorati” anche a chi non abbia dietro di sé un budget faraonico, situazione abituale dei giovani.
Il precoce 27enne Mirko Aretini da Lugano si sta facendo conoscere internazionalmente per la sua attività multiforme nella videoarte, nel cinema (ha già diretto un film girato a Las Vegas), nella fotografia, nella musica e nella letteratura, usando ampiamente le risorse offerte dal web e sempre manifestando uno stile assai personale e ben identificabile ed acquisendo nozioni ed esperienze che potrà raccontare in un incontro diretto (non via skype) giovedì 24 maggio.
Luca Lo Coco: il potere dell’arte – l’arte e il potere
data da definire (tra il 25 maggio e il primo giugno)
Lo Coco è il più giovane tra i testimoni che contatterò. Si è avvicinato all’arte in modo istintivo, mentre 19enne lottava con una grave malattia. Per inclinazione personale è passato subito da una pittura di taglio espressionista alla realizzazione di siti web – come opera d’arte – e di installazioni che portano lo spettatore a pensare sull’ambiente che lo circonda ed ai suoi problemi. È noto soprattutto per il sito che creò, come operazione artistica, a parodia di quello della più importante rivista d’arte contemporanea italiana, tra le più note al mondo. Il direttore ed editore della rivista lo denunciò per danni con una richiesta altissima di risarcimento, e la causa fu persa dal giovanissimo Lo Coco. Ciò nonostante lui continua a lavorare nell’arte, soprattutto sui temi del common – cioè ciò che strutturalmente e/o per pulsione collettiva sfugge al diritto d’autore – e della consapevolezza rispetto ai meccanismi del potere, anche nel sistema dell’arte.
www.lucalococo.eu
L’ideatore e conduttore degli incontri
Riccardo Lisi è curatore e critico d’arte contemporanea. Nato nel 1963 a Pescara ha vissuto prevalentemente nelle Marche, prima di stabilirsi nel Comasco, dove vive da vent’anni.
Di provenienza tecnica (diploma universitario in statistica, Bologna), ha condotto per molti anni progetti nelle ricerche sulla comunicazione e nelle ricerche statistiche sociali e di mercato. Per motivi professionali ma anche per propensione ed interesse si è spesso occupato di tematiche connesse alla formazione ed alla didattica, operando come formatore in Italia e in Svizzera nei medesimi ambiti (statistica, marketing, mezzi e tecniche di comunicazione).
Nel 1996 ideò e curò la prima mostra d’arte contemporanea, intuendo che un tunnel abbandonato sul lago di Lugano, a Porlezza, potesse essere una perfetta location per un evento di quel tipo, comprensivo di performance sonore e visive. Quest’idea riscosse un certo successo e dopo la sua replica, nel ’98, egli ebbe a fine 2001 l’incarico di coordinare gli eventi culturali nel nascente centro la fabbrica (www.lafabbrica.ch), a Losone (Canton Ticino). In esso ha curato, fino a inizio 2007, circa sessanta esposizioni, dando spazio ad artisti emergenti svizzeri, italiani e di altre nazioni ma anche ad autori di fama mondiale come Enzo Cucchi, Mario Giacomelli e Miltos Manetas.
Successivamente ha operato come assistente e executive producer per artisti internazionali: Vanessa Beecroft, Marco Poloni, Chiara Dynys, Al Fadhil, gestendo personalmente l’organizzazione di performance e di riprese di filmati di videoarte.
Dal 2012 dirige l’importante spazio espositivo la rada (www.larada.ch) a Locarno e sarà curatore degli eventi artistici nel palazzo in costruzione Lomocubes (www.lomocubes.com) a Lugano. Inoltre è “resident curator” di Quattrocentometriquadri gallery (www.quattrocentometriquadri.eu), ad Ancona, dove ha organizzato l’importante rassegna di incontri su Gino De Dominicis “Il peso dell’assenza” e cura esposizioni di giovane arte contemporanea.