Una bomba in una scuola, a Brindisi, Puglia, Italia.
Una ragazza morta, forse due, tanti altri feriti.
Dicono sia stata la mafia… perché la scuola era dedicata alla moglie del giudice Falcone, perché si trovava accanto al tribunale, perché era la giornata della Carovana della Legalità contro tutte le mafie.
Chi nasce e vive in Sicilia, come me, cresce col concetto di “mafia” ben radicato nel cervello. Nessuno ti insegna che cos’è, lo impari da solo respirando le discussioni degli adulti, annusando i comportamenti strani di chi ti sta intorno. La mafia non è come nei film, facilmente riconoscibile, un Gabriel Garko con la faccia da duro e mille collane al collo. La mafia striscia in silenzio, la intuisci ma non la vedi. Non è omertà, quando la gente dice “Qui la mafia non c’è”. È vero. Non c’è perché non la vedi, ma se ascolti bene la senti.
E chi cresce con questo alito sul collo sa che la mafia non uccide i ragazzi… non certo per bontà d’animo, ma perché colpire i minorenni significa scatenare le peggiori reazioni della polizia, e loro hanno bisogno di “calma” intorno per lavorare. Chi, come me, aveva 18 anni quando scoppiò il tritolo che uccise Falcone e Borsellino sa che la mafia non costruisce una bomba con tre banali bombole di gas.
A Brindisi è stata davvero la mano della mafia a stroncare la vita di Melissa, 16 anni e un sorriso da principessa? O è stata qualche altra mano terroristica che vuol farsi sentire, magari depistando un po’ le indagini?
Non importa la risposta, perché chiunque sia stato è segno che lo Stato non c’è. La politica in Italia è morta molto tempo fa, e oggi, dietro le apparenze del governo tecnico, comandano banche e interessi. E in un Paese senza politica, senza timoniere, si fanno avanti le braccia violente di chi non ha mai avuto scrupoli e con le bombe cerca di decidere il futuro corso delle elezioni… tra un anno, o due, o tre.
È la mafia che ha ucciso, a Brindisi? O è il terrorismo internazionale? O quello nazionale in rinascita?
Non lo sapremo mai con certezza. Ma chi, come me, ha vissuto da adolescente l’orrore delle bombe di Capaci e Palermo, nel 1992… chi, come me, ha perduto un’amica di 25 anni, andata in vacanza in Egitto e saltata in aria su una bomba di Al Qaeda nel luglio 2005… sa che non ci sono risposte che consolano. Il terrorismo, di qualunque marca sia, è sempre sintomo di dolore atroce, di paura profonda e di assoluta assenza della legge. Non si deve lasciarlo trionfare. Ora più che mai, questo Paese deve darsi una svegliata!
Grazia Musumeci