“Soddisfo, scrivendo, a un bisogno di sfogo, prepotente. Scarico la mia professionale impassibilità e mi vendico, anche; e con me vendico tanti, condannati come me a non essere altro, che una mano che gira una manovella” (522 – 523)
Beatrice Stasi
Veniamo al fatto, signori miei
Trame pirandelliane
Progedit, 2012, pagg. 128, € 15,00
#Svelamento dell’impostura#
Trame, orditi di vita, dell’operatore Gubbio che guarda distaccato il mondo. “E-va-po-rar-si in dilatazioni, diciamo così, liriche sopra le necessità brutali della vita”.
Ma “trame” al plurale sottende già da subito la consapevole o inconsapevole impostura all’interno della quale Beatrice Stasi crea una serie di affascinanti, convincenti ed intriganti ipotesi. L’attenzione all’operatore, a detta dello stesso, verso un mondo che non gli appartiene convince sempre meno e l’autrice ne coglie gesti, movimenti, parole spezzate, risposte troppo frettolose per essere vere, protagonista/scrittore, rappresentazione e realtà dei fatti si suggeriscono l’un l’altro, si rincorrono e soprattutto si riscrivono a nuove “investigazioni”. E non necessita il rimando a Borges per accogliere la sua 'congetturalità', la fusione di più realtà, di polisemie interne all’apparente dipanarsi di un racconto che ne nasconde cento altri. Fino a farsi silenzio, mutismo, ricomposizione di un sé che espia nella non comunicazione il non aver saputo “dar da mangiare alle macchine”.
La ricerca di Beatrice Stasi non ci presenta il consueto Pirandello anti-progressista ma lo proietta in una visione nuova in cui l’uomo, ogni uomo convive con il lupo, il male, l’oscurità, l’abisso, l’incubo, l’inconfessato e l’inconfessabile. La ricerca si proietta quindi suggerendo l’attesa di un altro linguaggio oltre la parola consueta troppo spesso prigioniera di insincerità.
Beatrice Stasi è autrice di interessanti studi e insegna Letteratura Italiana all’università del Salento. Questo testo scorre, rapido, profondo, con inquadratura cinematografica della parola e della sua sequenzialità ed è molto importante sottolineare come i suoi scritti vengano spesso a connotarsi nel più profondo senso di una rilettura originale che vive di luce propria senza accademismi.
Patrizia Garofalo