Jane Harris
I Gillespie
Neri Pozza, 2012, pagg. 505, € 18,00
È ricca di suggestioni questa seconda, ottima prova di Jane Harris. Ci troviamo in Scozia, nell’epoca vittoriana, tra Glasgow e Edimburgo. Gli anni rievocati nel memoriale della protagonista sono quelli più importanti della sua vita, quelli che la videro entrare in contatto con la famiglia Gillespie, con il promettente pittore della nuova scuola scozzese Ned, sua moglie Annie, la di lei suocera Elspeth e le due piccole figlie della coppia: Sibyl e Rose.
Ritroviamo Harriet Baxter, la memorialista, ormai ottantenne intenta a ripercorrere gli eventi di quegli anni lontani, quando trentacinquenne era giunta a Glasgow da Londra, dopo la morte dell’anziana zia e ormai senza più parenti stretti in vita, per assistere all’Esposizione Internazionale. Proprio lì era avvenuta la conoscenza fortuita con i Gillespie e piano piano lo stretto legame fra lei e loro.
Il romanzo inizia come il racconto di una quotidiana amicizia, sottolineata dai gesti sempre molto gentili di Harriet nei confronti di questa famigliuola alle prese con problemi finanziari, col successo in arrivo per Ned e coi suoi strascichi non sempre lievi, con l’educazione delle due piccole bimbe: la dolce Rose e la sfuggente Sybil, dagli atteggiamenti sempre più aggressivi e un po’ inquietanti… L’autrice riesce a ricreare ben presto, però, un’atmosfera di tensione, qualcosa si intuisce sottaciuto, qualcos’altro pronto ad esplodere.
E difatti è così: un evento sconvolgerà il quieto vivere dei Gillespie e della loro amica inglese, mettendo a rischio tutti gli equilibri e seminando il dubbio.
È proprio quest’ultimo il vero protagonista del romanzo ed è qui l’abilità della scrittrice, nel seminare piccoli indizi quasi invisibili al fine di condurre il lettore attento a valutazioni da lei non suggerite esplicitamente, ma che poco alla volta riesce a far affacciare alla mente di chi legge.
Poco altro si può aggiungere ad una recensione di un libro simile, senza guastare il piacere di una lettura insolita e accattivante. Come nella precedente opera della Harris, Le Osservazioni, anche qui - e in misura ancora maggiore - ci ritroviamo di fronte a una scrittrice attenta alla rievocazione storica accurata, ma in grado comunque di proporre una scrittura semplice e al contempo piacevolissima e di tenere incollati al prosieguo delle vicende, grazie anche all’artificio di quei capitoli in cui la cronologia degli eventi cede il passo all’irruzione nel presente della narratrice, ottenendo così un effetto di suspense.
Annagloria Del Piano