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Arezzo. Presidio NO caro-Papa NO caro-Monti 
@ Piazza Zucchi, domenica 13 maggio
07 Maggio 2012
 

Domenica 13 maggio prossimo Arezzo e provincia ospiteranno papa Ratzinger per una visita pastorale alla diocesi locale. I fedeli sono in festa e in frenetica organizzazione per rendere questo evento memorabile.

Vogliamo rimanere fuori dal fatto religioso che ogni singolo cittadino liberamente potrà o meno condividere.

Vogliamo focalizzare l'attenzione, invece, sull'opportunità dei gesti economici e politici di chi rappresenta i cittadini tutti.

 

1) Il costo della visita è stimato in 500 mila euro [500.000 €]. Di questi, 90 mila [90.000 €] sono stanziati dal Comune di Arezzo e 120 mila [120.000 €] dalla Regione Toscana. Attualmente non sono ancora chiari i contributi del Governo, della Provincia di Arezzo, dei Comuni di Chiusi della Verna e di Sansepolcro, della Diocesi e di altri enti. Non è chiaro ancora se tutti questi contributi vanno conteggiati nei 380 mila euro rimanenti.

Sembra verosimile che la cifra sia comunque destinata a lievitare, come è già successo per le precedenti visite papali in altri luoghi, anche all'estero. Il Comune di Arezzo, per esempio, già delibera che nel caso di «nuove funzioni che dovessero essere assegnate al Comune [...] gli impegni di spesa potranno essere assunti anche in regime di urgenza, ciascuno per la propria competenza, dei singoli uffici coinvolti».

Queste cospicue elargizioni non ci sorprendono. Possiamo quasi dire che questa volta ci è andata bene, che mezzo milione di euro sono la miseria dei poveri in confronto ai due milioni [2.000.000 €] per l'esposizione della Sindone a Torino, ai due milioni [2.000.000 €] per la visita di Ratzinger a Lamezia Terme, agli almeno quattro milioni [4.000.000 €] per il congresso eucaristico ad Ancona; ai cinque milioni [5.000.000 €] per la beatificazione di Wojtyła… E mezzo milione sono bruscolini rispetto al fardello dei più di 6 miliardi pubblici [6.000.000.000 €] elargiti annualmente alla Chiesa Cattolica.

L'arcivescovo di Arezzo Riccardo Fontana asserisce che «tutta la visita è stata organizzata nella sobrietà più assoluta» e nella «parsimonia». Anche se la visita fosse gestita con molta più “ebbrezza”, in ogni caso la spesa di 500 mila euro è totalmente estranea al nostro concetto di sobrietà e parsimonia e al comune sentire cristiano o umanista di modestia. Forse l'arcivescovo è abituato a sobrietà più “copiose”, soprattutto quando la spesa è fatta con le finanze pubbliche a favore della Chiesa Cattolica.

Rigettiamo in toto l'inciso di alcuni giornalisti scaltri, secondo i quali le visite pastorali debbano essere finanziate con soldi pubblici in virtù dei Patti Lateranensi. Dagli Accordi di Villa Madama [Concordato bis] l'Italia non ha più una religione di Stato e - nonostante questo - già fornisce alla Chiesa Cattolica ben oltre i mezzi necessari per sostenersi e organizzare le proprie attività.

Il vescovo è convinto di sollevare le sorti dell'economia con la visita papale, «uno sprazzo di futuro per tutta la Toscana, affinché si riprenda presto da questa crisi». Noi non sindachiamo la facoltà dell'individuo di credere o non credere in miracolosi viaggi papali, ma nutriamo il più vivo scetticismo sull'efficacia di questi metodi, anche visti i precedenti fallimenti (vedi, su tutti, la GMG a Madrid).

A questo proposito la Regione Toscana sbaglia a considerare la visita papale «un'opportunità per far conoscere la terra toscana nel mondo», come sbaglia il sindaco di Arezzo: 90 mila euro «sono niente rispetto al ritorno di immagine per la città a livello mondiale». Sbirciando sul web, i risultati in altre lingue - inglese, francese, tedesco, spagnolo - si contano sulle dita e si riconducono a stampa di settore. Esistono davvero tanti altri modi per far conoscere Arezzo e la Toscana nel mondo, sicuramente di più grande respiro, a costi minori e con maggiore profondità culturale.

Avremmo gradito che ogni fedele autofinanziasse le attività del proprio culto e che le istituzioni non si facessero tramite della distribuzione di fondi alle religioni. A maggior ragione, in un contesto di crisi economica e di emergenza sociale, altre prebende oltre ad essere laiche uguali a zero sono più che una beffa: sono totalmente fuori luogo, pretestuose ed offensive.

Dice il sindaco di Arezzo Giuseppe Fanfani: «alla polemica strumentale sui costi vorrei rispondere che osservare con insistenza un solo albero non consente di ammirare la foresta». Noi cittadini ammiriamo con disgusto una foresta di cipressi, piantati a ricordo di chi affronta la crisi ogni giorno e non ce la fa più a campare, spesso in tutti i sensi.

Nello stesso giorno, infatti, verrà anche il premier Monti, il cui Governo si è reso protagonista di manovre economiche di macelleria sociale, talmente critiche che stanno causando suicidi tra operai, artigiani ed imprenditori, disperati di fronte alla mancanza di lavoro e ai debiti.

 

2) Non ci sorprende nemmeno più la nonchalance con cui si prostrano i rappresentanti dei cittadini. Il cerimoniale è ricco di piccole genuflessioni e di grandi umiliazioni, tutti gesti di sottomissione feudale. Si va dal sindaco di Arezzo Fanfani al presidente del consiglio dei Ministri Mario Monti, passando per il sindaco di Firenze Matteo Renzi e il presidente della Regione Enrico Rossi.

Almeno per questa volta il comportamento del governo nazionale sarà quello meno confessionale di tutti: si segue di fatto un cerimoniale secondo cui un capo estero (Ratzinger è capo della teocrazia vaticana) in visita ufficiale deve essere ricevuto dal premier.

Sorgono però altri dubbi: a tutti i capi di Stato esteri è riservato lo stesso trattamento? A tutti sono forniti gli elicotteri dell’Aeronautica e vengono dispiegate così tante forze d’ordine e servizi di sicurezza? Oppure è un trattamento riservato a tutti i principali rappresentanti delle religioni e dei culti (e quindi anche agli enti a-religiosi, non religiosi e filosofici, equiparati a quelli religiosi come pretende l’Unione Europea)?

Oppure è necessario essere sia capo di stato che autorità religiosa per questo? Cosa disporrebbe il Governo nei confronti di una visita dell’Ayatollah (carica religiosa) e Guida Suprema (carica politica) dell’Iran Ali Khamenei?

Queste speculazioni sono secondarie rispetto agli atteggiamenti più clericali, aldilà dei soldi spesi, che questa volta provengono tutti da toscani e difesi a spada tratta dal Partito Democratico, meno laico nell’insieme addirittura di alcuni esponenti della vecchia DC.

Il sindaco Renzi porterà perfino il Gonfalone di Palazzo Vecchio. Reduce dal Vaticano per la nomina di Betori a cardinale, lo stendardo viene usato ancora per rappresentare solo una parte di Firenze e non la totalità dei cittadini. Nelle occasioni in cui ci sarebbe stato bisogno di mostrarlo, come alla manifestazione per l'omicidio dei due senegalesi a Firenze del 13 dicembre scorso, non l’abbiamo visto (c’erano quelli di Provincia e Regione).

Renzi non è nuovo a queste uscite, e gli stendardi per i papi e i cardinali non sono le sole caratteristiche di una politica clericale. Bisogna ricordare, rimanendo nel passato prossimo, il cimitero dei bambini mai nati - operazione politica e mediatica costruita sul dolore della gente - come pure l'orazione ufficiale del cardinale e arcivescovo emerito Piovanelli per il 67° anniversario della Liberazione di Firenze - che poteva essere affidata ad un cattolico ma non ad un prelato, visto che i porporati hanno corteggiato il fascismo fin quando è servito e si sono ritirati al momento proficuo per salire sul carro dei vincitori. Prevediamo grandi successi di Renzi come politico baciapile.

Di uguale scandalo il carteggio tra il governatore Rossi e l’arcivescovo Fontana affinché il primo si fregiasse di aver contribuito all’organizzazione dell’evento e il secondo sottraesse finanze pubbliche alla Regione. Questo carteggio si è risolto nella convocazione, da parte del presidente del Consiglio Regionale Alberto Monaci, di una solenne seduta straordinaria dell'Assemblea Parlamentare toscana invitando l’arcivescovo. Questa estrema novità del gesto, mai fatto nemmeno ai tempi di Wojtyła che tante volte è stato in Toscana, ci preoccupa e ci indegna, visto che ancora più la Regione diventa feudo vaticano invece di vantare un passato orgogliosamente fuori dallo Stato Pontificio.

Il presidente Monaci verte a nostro parere in uno stato confusionale se ritiene che la natura del Consiglio regionale «plurale, istituzione laica, luogo di incontro e di confronto fra culture e politiche diverse» non confligga con quello che stanno raccontando e facendo. Ci sembra ancor più uno sberleffo se afferma che quegli stessi valori sono «messi a dura prova […] dalla crisi economica e dai rischi di una ancor più grave crisi sociale, culturale e morale». Riteniamo che questi valori siano messi a dura prova da questi politici (del PD, ma non solo: ci sono consiglieri regionali anche di altri partiti) che rappresentano i cittadini. Altri deliri di Monaci sono nel comunicato stampa: godeteveli e indignatevi.

Apprezziamo la decisione di Dario Locci e Marina Staccioli, due consiglieri regionali del Gruppo misto, di non partecipare alla seduta con l’arcivescovo. Dichiarano «da cattolici praticanti, commossi dalla visita del Papa» che «in un momento di crisi come questo tutto ci saremmo aspettati tranne che anche la Diocesi di Arezzo andasse a battere cassa in Regione». Chiediamo ai due consiglieri e a tutti i cattolici praticanti di simile sensibilità un passo in più in avanti, di uscire dal loro mondo fatto di innocenza e valutare oggettivamente la situazione: i prelati battono cassa dappertutto e senza remore, meglio se alle casse pubbliche, e la politica in crisi si china a queste richieste. Noi cittadini possiamo solo pretendere che i politici non si chinino più e non facciano regali con soldi della collettività, i credenti possono però pretendere anche che i ministri del loro culto non battano più cassa a destra e a manca e che chiedano direttamente ai fedeli.

 

La visita del Papa non è un regalo per Arezzo e non è un gesto di attenzione per tutta la Toscana, al contrario di quanto dice l’arcivescovo. Potrebbe essere stato una (lecita) occasione di vicinanza e di cura delle anime cattoliche: diventa invece l’ennesimo putrescente bacio di lingua tra istituzioni morte, che non hanno nulla da dire e da proporre se non antichi schemi che ci riportano a prima della lotta per le investiture.

Questo sperpero di denaro pubblico e questa genuflessione politica – quindi istituzionale, quindi anch’essa per tutti i cittadini – sono vergognosi, quasi quanto le scellerate spese militari e la connivenza dello Stato con le organizzazioni malavitose.

Queste infamie sono il frutto marcio di un clericalismo e un confessionalismo striscianti che tempo fa siamo riusciti a sconfiggerlo ma ora difficilmente riusciamo a levarci di dosso.

 

Diciamo basta ai rappresentanti conniventi col clero, che cedono alle sirene clericali per calcolata visibilità politica, perché ritengono sia giusto aiutare i culti o perché confidano in modo ingenuo o ignorante, come Monaci, che ciò di cui parlerà Ratzinger ad Arezzo risulterà «di comune interesse con l’attività e le funzioni del Consiglio regionale», in barba alla Costituzione e alla laicità dello Stato.

I politici non devono farsi plagiare dai ministri di culto: devono essere laici ed equidistanti. Chi ha cariche pubbliche deve occuparsi delle politiche sociali invece di fare beneficenza alla Chiesa Cattolica che poi distribuisce la massima parte di questi soldi tra i propri ministri, un po’ tra i propri fedeli e quasi niente (in maniera assolutamente non disinteressata) ai più deboli, agli ultimi, agli emarginati e ai discriminati.

Noi stiamo davvero con gli ultimi e riteniamo che l’unico modo per uscire dalla crisi economica è farli diventare veramente i primi non a parole o solo in un’aldilà promessa, a cui ognuno può credere o meno. Chiediamo giustizia sociale anche in terra.

Rigettiamo questo modello di nuova laicità, che non è altro che il vecchio confessionalismo che si ripropone e si nasconde dietro belle parole di cui non si conosce o si vuole sovvertire il significato. Per i nostri tempi serve la vecchia laicità che è il modo più innovativo e rispettoso dei cittadini che il genere umano abbia potuto pensare.

Pari dignità, equilibrio, equidistanza. In una sola parola: uguaglianza.

Finché non vi sarà un modo migliore, useremo questo.

È compito di noi cittadini tutti vigilare che chi rappresenta le istituzioni faccia bene il suo dovere e di educare questi rappresentanti a tenere comportamenti decorosi e consoni al loro ruolo, visto che, nel momento in cui viene eletto, ogni politico rappresenta i cittadini e non i propri elettori (né tantomeno capi di stato esteri o ministri di qualsivoglia culto).

Contro le politiche clericali ed antisociali e per una società più giusta, civile e vivibile, per dimostrare che esiste un’Arezzo, una Toscana molto diverse da quanto vogliono farci credere che siano, invitiamo e “invitiamo ad invitare” tutti i cittadini a:

» SOTTOSCRIVERE la piattaforma politica, come gruppi e come individui;

» COMUNICARE a tutti gli amici, i conoscenti, i soci e i compagni di questa faccenda;

» PARTECIPARE calorosamente al presidio di domenica 13 maggio in Piazza Zucchi ad Arezzo, 10 minuti a piedi dalle ferrovie [come arrivarci];

» CHIEDERE alla Provincia di Arezzo, ai Comuni di Chiusi della Verna e Sansepolcro di dichiarare l'entità degli stanziamenti e in che modo intendono far fronte a spese straordinarie (come fa il Comune di Arezzo);

» SOLLECITARE con mail e altri mezzi i consiglieri comunali, provinciali e regionali affinché escano allo scoperto e si assumano le loro responsabilità in questa vicenda;

» DOMANDARE ai politici, agli organi e ai partiti di riferimento con quale nuovo comportamento dignitoso intendano proseguire i loro mandati e pretendere che lo mantengano;

» SEGNALARE al Governo anche questi sprechi e queste spese inutili alla pubblica amministrazione tramite questo link;

» SEGNALARE analogamente questa tra le spese inutili di Arezzo.

 

I tempi sono stretti, ma sono anche talmente bui che ci costringono ad agire insieme per il 13 maggio. Non crediate, però, che finisca qui.

 

COMITATO 13 MAGGIO


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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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