Ill.mo Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano
Illustre Presidente,
io e mio marito siamo una coppia apparentemente felice. Dopo anni abbiamo coronato il nostro più grande sogno: diventare genitori, ma il destino si è accanito su di noi e nostro figlio.
Un sogno non semplice da realizzare nel nostro Paese perché siamo affetti da sterilità.
La legge 40 ci consente di accedere alla fecondazione medicalmente assistita; tuttavia la stessa legge ci vieta l’applicazione dell’unica tecnica, “l’eterologa”, che, in base alla nostra patologia, potrebbe consentirci di avere un figlio.
Non le chiedo di immedesimarsi nella nostra situazione ma semplicemente di cercare di capire la frustrazione che ci accompagna ormai da tempo, da troppo tempo.
Io e mio marito ci siamo sentiti cittadini senza cittadinanza, perché costretti ad andare all’estero per tentare di esaudire il nostro desiderio, un semplice e naturale desiderio: ciò è significato tanti sacrifici, economici, psicologici e fisici.
La nostra storia è stata un incubo e non ha neanche un lieto fine: nel 2010 ci siamo rivolti per la prima volta ad un centro di fecondazione assistita a Cipro; eravamo ad un passo dal traguardo e invece arriva una doccia gelata: la clinica estera a cui ci eravamo rivolti è stata posta sotto sequestro, a causa di irregolarità sanitarie, smascherate e bloccate poi dalle autorità sanitarie cipriote.
Con il sequestro spariscono i medici della clinica e con loro svaniscono anche i nostri embrioni, ostaggi della burocrazia.
Ad un passo dall’impianto degli embrioni che avrebbero poi significato vita tutto è perso: desideri, speranze, una esistenza a tre.
E tutto ciò è accaduto nella più totale indifferenza delle autorità italiane e di quella classe politica che ha voluto la legge 40.
Prima promulgano una legge discriminatoria, poi abbondano i loro cittadini all’estero. Solitudine assoluta.
Tutti occupati a parlare dello spread, dei misfatti dell’allora Presidente del Consiglio, delle statistiche sulla disoccupazione: tutte questioni importanti, ma non le uniche che riguardano la quotidianità dei cittadini italiani. Non esiste solo il diritto al lavoro e la necessità di politica legale e trasparente. Esiste anche il diritto alla salute, che dovrebbe essere maggiormente garantito soprattutto da un Governo che si è sempre professato per la vita.
Cosa c’è di più vitale di un bambino? Perché l’adozione è lecita e l’eterologa no?
Nonostante l’esperienza di Cipro mio marito ed io non ci siamo arresi e ci siamo rivolti ad un centro di fecondazione assistita in Grecia.
Creta, Heraklion, Clinica Matera Fertility Crete, dottor Fraidakis, dott.ssa Aliki Anifantaki: sono questi i luoghi e le persone che hanno realizzato il nostro sogno.
Tutto è bene quello che finisce bene... ma non è cosi.
Nostro figlio è nato con una malattia genetica rara, di cui mio marito non è portatore. Quando la clinica viene informata tutti si sono dati alla fuga, non per ultima l’embriologa che, nonostante prima fosse diventata nostra “amica”, al semplice sospetto di questa malattia con numerose scuse ha preso da noi le distanze sparendo definitivamente.
Abbiamo girato l'Italia per dare un nome alla malattia di nostro figlio, abbiamo investito tutti i nostri risparmi per consultare i migliori specialisti e per via delle numerose assenze dal posto di lavoro ora siamo disoccupati.
La clinica greca non trasmette ai medici italiani né la cartella clinica, né i documenti genetici della donatrice anonima; anzi ci liquida con scritti offensivi.
Abbiamo interessato anche il Consolato italiano ad Heraklion e ad Atene, ma non abbiamo ottenuto nulla.
Siamo disperati, Signor Presidente.
La malattia di nostro figlio è una malattia insidiosa e infame, una vera bomba ad orologeria pronta ad esplodere fra un minuto, un giorno, un anno, dieci anni, cento anni, una malattia silente e proprio per questo imprevedibile che ci terrorizza.
Non sappiamo più dove sbattere la testa!!! Se solo la legge 40 non ci avesse discriminato, se solo avessimo potuto tentare di avere un figlio nel nostro Bel Paese come le altre coppie, con tutte le garanzie che fino al 2004 vi erano per l’eterologa.
All’estero ci siamo sentiti trattati come carne da macello, macchine stampa soldi, un vero e proprio portafoglio vivente.
Noi ora siamo senza lavoro, non sappiamo più come racimolare soldi per i periodici ricoveri di nostro figlio, a 600 chilometri da casa nostra.
Nostro figlio è la vera vittima di questa crudele legge 40, nostro figlio pesa sulla coscienza di un’Italia indifferente a certe problematiche, un’Italia bigotta le cui leggi in materia di fecondazione assistita non sono leggi delle Stato ma le leggi della Chiesa.
Per curare nostro figlio ho pensato di mettere un annuncio su internet per mettere all’asta uno dei miei reni, sono consapevole delle conseguenze, ma a questo punto per me è l’unico modo per poter curare mio figlio, per non fargli mancare nulla in termini di terapie e consulenze mediche idonee a garantirgli una vita di qualità.
Presidente,
mio marito ed io le stiamo scrivendo non per suscitare pietà, né per chiedere un aiuto economico ma solo per ricevere da lei, garante dei diritti dei suoi cittadini, solidarietà verso chi come noi non è tutelato a causa di una legge discriminatoria e per chiederle di capire realmente le cause del nostro calvario, per dirci cosa ha di sbagliato la richiesta di voler procreare entro i nostri confini quando la natura ci ha posto un ostacolo.
Confidiamo in un suo intervento per noi, per chi come noi ogni giorno è oggetto di situazioni di illegalità determinate dal divieto italiano di fecondazione eterologa.