Personaggio emblematico, Corrado Clini, appassionato fautore dell’incenerimento dei rifiuti (indifferenziati, rendono di più) che repentinamente cambia rotta, si dichiara favorevole alle energie rinnovabili e spinge per la raccolta differenziata porta a porta, riciclo e riuso. Bene, è quello che si vuole e da tanto tempo si chiede inutilmente, e ora i sindaci castellani pare stiano pedalando per mettersi al passo del nuovo diktat del medico e ministro all’Ambiente Clini, arcinoto per le sue passate attività nel campo dei rifiuti industriali e che di disastri ambientali e della ripercussione sulla salute della gente ne dovrebbe sapere parecchio. Ma ciò che lascia perplessi, o meglio diffidenti, è proprio questo rapido mutamento di prospettiva in un passaggio particolarmente rischioso della vicenda Roncigliano, che potrebbe precipitare da un momento all’altro. E per cercare di fare chiarezza in tutta questa pantomima, poniamo alcune domande all’avvocato Daniele Castri, referente legale del No Inc.
– Come mai questa improvvisa conversione di Clini e tutta questa solerzia dei comuni nel seguire le sue nuove direttive, cosa c’è dietro?
«Qualcuno ha capito che la vertenza contro l’inceneritore interessa la cittadinanza e muove consensi, e c’è inoltre la necessità delle amministrazioni di adeguarsi alle direttive Ue entro il 31 dicembre 2012. Ma dall’altra parte nasconde anche, a mio avviso, l’obiettivo di gente come Clini di utilizzare il materiale riciclato per la combustione in inceneritore o in cementificio».
«La volontà del Governo e del ministro all’Ambiente» prosegue Castri «è quella di voler fare l’inceneritore ad Albano (l’ha nominato almeno sei volte) e la stessa Polverini l’ha nominato recentemente dicendo di avviare il cantiere. Ma in realtà la sentenza di stato ha bocciato l’ordinanza di Marrazzo che permetteva di acquisire i Cip 6. Quindi al momento non risultano finanziamenti pubblici. A meno che Cerroni non ricorra al TAR contro la Regione Lazio e chieda proprio alla Regione la contribuzione economica necessaria alla costruzione dell’impianto. Difatti» ricorda Castri «la Regione Lazio col decreto di pubblica utilità di Marrazzo aveva chiesto al Co.E.Ma di costruire l’inceneritore, ed è stata proprio la Regione a sbagliare i tempi per la richiesta dei Cip 6 da parte del Co.E.Ma».
«Non è escluso» ipotizza Castri «che proprio la Regione possa essere chiamata davanti al TAR del Lazio a rispondere a livello economico dell’errore commesso».
«Questa mattina», conclude l’avvocato Castri, «abbiamo depositato una denuncia penale alla procura di Roma su una truffa compiuta ai danni dei cittadini della Regione Lazio, costituita appunto dalla localizzazione ad Albano dell’inceneritore».
Maria Lanciotti