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Contro la bancarotta giudiziaria, per Pannella la parola d’ordine è una sola: amnistia 
Annalisa Chirico intervista il leader radicale per “Il Giornale”
30 Aprile 2012
 

L’intervista che segue, curata da Annalisa Chirico, è stata pubblicata da Il Giornale nella sua edizione del 26 aprile (col titolo: “Un golpe dei PM contro Berlusconi? Purtroppo è vero”, ndr). Vi sono stati apportati dei tagli, rispetto all’originale che, con il consenso dell’autrice, pubblichiamo di seguito. In particolare, nella versione pubblicata sono saltate le domande e le risposte nn. 2, 4, 6, 7, 8, 9, 14, 15, 17, 18, 19.

 

 

Per descrivere Marco Pannella bastano alcune righe scritte di suo pugno nel lontano 1973. Tagliare anche solo una parola sarebbe un delitto. «Amo speranze antiche, come la donna e l’uomo; ideali politici vecchi quanto il secolo dei lumi, la rivoluzione borghese, i canti anarchici e il pensiero della Destra storica. Sono contro ogni bomba, ogni esercito, ogni fucile, ogni ragione di rafforzamento, anche solo contingente, dello Stato di qualsiasi tipo, contro ogni sacrificio, morte o assassinio, soprattutto se rivoluzionario».

Oggi il leader radicale ha il codino bianco, e qualche anno in più. Insieme ai Radicali è sceso in piazza per la “Seconda marcia per la giustizia, l’amnistia e la libertà”. Una vita, la sua, consacrata alla battaglia per la vita del diritto. 67mila detenuti vivono stipati in celle che potrebbero ospitarne tutt’al più 45mila. Dall’inizio dell’anno si sono suicidati 18 detenuti. Contro questo bollettino di guerra e contro la bancarotta giudiziaria (9 milioni di procedimenti pendenti e 180mila prescrizioni l’anno), per Pannella la parola d’ordine è una sola: amnistia.

 

1) Sono trascorsi sette anni dalla prima edizione di questa marcia. Non è cambiato nulla?

La prima marcia contemplava sia l’indulto che l’amnistia. Alla fine si fece solo l’indulto nel 2006, e in base a sondaggi non smentiti oggi sappiamo che il tasso di recidiva per chi beneficiò di quella misura è stato pari al 33,6%, che è meno della metà della recidiva ordinaria che supera il 68%.Rispetto ad allora è cambiato semplicemente il fatto che oggi chiediamo l’amnistia.

2) Amnistia che nel 2006 non si fece.

Nel PD, allora DS, i giovani leoni di salotto vollero accelerare la crisi di governo per compiacere quei settori “magistraturo-dipendenti” al loro interno. Temevano questa riforma della giustizia. Del resto i magistrati contrari all’amnistia sono ben consapevoli del fatto che essa mette in moto una riforma della giustizia nella quale anche le condizioni attuali di lottizzazione più o meno corporativa nell’amministrazione della giustizia verrebbero travolte.

3) Chi è contro l’amnistia sostiene che senza riforme strutturali si tornerebbe al punto di partenza nel giro di poco tempo. Che cosa risponde?

Rispondo: “non dite stronzate”. L’amnistia è già una riforma di struttura. Se sul penale avessero 500mila procedimenti pendenti anziché 5 milioni, saremmo già un altro Paese, sarebbe tutta un’altra storia. Con l’amnistia si liberebbero enormi energie finanziarie, logistiche, organizzative, che consentirebbero all’Italia di stare meglio di ogni altro Paese in Europa quanto a potenziale rapidità dei processi.

4) Il Presidente della Repubblica ha parlato di “prepotente urgenza” e di “orrore” con riferimento al sovraffollamento carcerario. Ad oggi però nessun messaggio alle Camere.

Da un anno esprimo la speranza che il Presidente Napolitano non persista nell’errore di non adempiere all’obbligo di segnalare al Paese – dato che lui parla ogni giorno a reti unificate – e poi con un messaggio alle Camere la tortura legalizzata che si consuma costantemente nelle carceri italiane. Lui ne avrebbe occasione ogni sei, sette mesi, ovvero ogni volta che la giurisdizione europea ci condanna. Invece lui si comporta, in modo consapevole, come arbitro degli equilibri e delle esigenze partitocratiche, così come prima di lui hanno fatto Cossiga, Scalfaro, Ciampi. Napolitano non vuole disattendere la visione partitocratica che si è venuta affermando anche nel costituzionalismo italiano da oltre vent’anni.

5) Veniamo alla riforma della giustizia. Quali sono le priorità radicali?

Le nostre priorità sono quelle obbedienti alla storia radicale, ai nostri referendum: separazione delle carriere, abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale, riforma del Csm. Noi vogliamo riformare la giustizia attraverso la riattivazione del diritto. Guarda, nell’Italia fascista la legalità era abbastanza infame ma era rispettata. Qui non è rispettata nessuna legalità, né quella antifascista né quella fascista. Senza l’amnistia questo Paese finirà con le cose che aborro, i piazzale Loreto e la caccia alle streghe.

6) Il problema è che l’amnistia da prerogativa presidenziale è divenuta oggetto di trattativa tra i partiti. E i partiti, al di là delle affermazioni di principio, non intendono intestarsela politicamente.

Occorre capire quando si decideranno a smettere di essere tecnicamente gli esponenti assassini di uno Stato assassino. Interrompere la flagranza di un reato fascista, nazista, comunista in corso da parte dello Stato italiano è un obbligo giuridico totale, perfino morale. Nel momento in cui noi non abbiamo più l’alibi del sovraffollamento, per esempio, scoppierà in modo insopportabile il problema della carcerazione preventiva, che colpisce il 43 percento della popolazione carceraria e che oggi tutti dicono essere una “forza delle cose”.

7) Pierluigi Bersani ha aderito alla manifestazione?

Non credo. Tenderei ad escluderlo, e mi dispiace. Mi darebbe allegria.

8) Angelino Alfano si è detto contrario all’amnistia.

Non so se anche Berlusconi si è accorto che con Forza Italia l’ottimo Angelino non ha nulla a che vedere. Nitto Palma invece ha aderito. Abbiamo avuto numerose adesioni dai vertici di partito, ma il 90% degli aderenti e iscritti a queste aree politiche e culturali non lo sa. Il potere di comunicazione di Regime è un potere di stampo criminale anch’esso.

9) Non risparmi le parole, Marco.

Certo, i termini che uso in un Paese normale, in cui vige l’obbligatorietà dell’azione penale, dovrebbero portare come minimo a una querela nei confronti miei e del direttore del quotidiano. Ecco, io e Sallusti, se ci fosse giustizia, dovremmo essere querelati. Invece non succede nulla.

10) Il dipartimento amministrazione penitenziaria ha reso noto che tra la fine di febbraio e la fine di marzo la popolazione carceraria è aumentata di 63 unità. Il decreto Severino non doveva “svuotare” le carceri?

Sa tutto come avvocato ma non capisce nulla di giustizia. La Severino è questo.

11) C’è poi la questione spinosa degli abusi da parte della magistratura. Il simbolo negli anni Ottanta è stato Enzo Tortora che con voi Radicali ha condotto una campagna per la“giustizia giusta”. Oggi rischiate anche voi di abbassare la guardia su questo?

Non credo. Per noi non ha mai smesso di essere la priorità assoluta della nostra vita da trenta, quarant’anni.

12) Faccio un esempio. Il deputato del PDL Alfonso Papa è finito in carcere preventivo, anche col voto favorevole dei radicali, salvo poi scoprire dal Tribunale del Riesame che non c’erano gli estremi per l’arresto. Per non parlare poi delle intercettazioni illegali dichiarate inutilizzabili nel processo. I Radicali hanno mollato questo fronte “garantista”?

Certo che no. Quello che accade è il frutto di trent’anni di antidemocrazia dei “democratici” di destra e di sinistra.

13) I parlamentari radicali sono stati eletti nelle liste del PD. Bersani, vostro “alleato”, è a favore dell’amnistia?

Se lo chiedi a lui, ancora non lo sa.

14) La senatrice Anna Finocchiaro invece ha le idee chiare. Pochi mesi fa ebbe a dire che anche solo “parlare di norme del genere sarebbe crudele nei confronti di chi in carcere ci costruisce sopra sogni di libertà”.

Il magistrato in questione era mia compagna in Consiglio Comunale a Catania. Era lì per il Pci. Tutto qua. Ognuno segue le sue storie, lei e io.

15) Forse Silvio Berlusconi potrebbe nutrire interesse per l’amnistia, anche solo per motivi personali. Lo hai contattato?

Io non l’ho sentito, ma sono sicuro che lui sia a favore dell’amnistia. Se lo incontrassi però, non vorrei costringerlo a momenti inutilmente imbarazzanti.

16) A proposito dell’ex premier e del sexgate che lo ha travolto Piero Sansonetti, uomo di sinistra, ha parlato di un “golpe” dei magistrati per annientarlo.

Io dico che è perfino vero. Ho accusato pubblicamente una parte della magistratura lombarda con base a Milano di un disegno ignobilmente piccolo per accelerare i tempi del passaggio al potere da Berlusconi non tanto ad Alfano – che nessuno sapeva che c’era - quanto al vergine Formigoni. Per cui la magistratura ha dispiegato tutte le sue forze contro il puttaniere, passando magari giorno e notte con le puttane, mentre dinanzi al vergine Formigoni, dinanzi allo spergiuro e traditore della propria parola, si è limitata ad assegnare un solo magistrato. Così l’emersione della truffa elettorale da noi documentata è stata ostacolata in tutti i modi.

17) Marco, un politico indagato ha il dovere di dimettersi?

C’era il governo Amato, Presidente della Repubblica Scalfaro. Bene, io li accusai entrambi formalmente in Aula di aver commesso un errore gravissimo nell’accettare le dimissioni dei ministri che erano stati raggiunti anche solo da un avviso di garanzia. Non ho cambiato idea.

18) Neanche su questo il PD la pensa come te, Marco.

Cazzi del Partito democratico.

19) L’ex direttore dell’Economist Bill Emmott sulle colonne di questo giornale ha detto che in Inghilterra non potrebbe mai esistere un sindacato delle toghe e che i nostri magistrati sono politicizzati.

Bene, telefonagli e informalo che io uso da tempo anche un altro argomento. Nei Paesi di common law non esiste la traduzione del termine “magistratura”. In Francia, che pure è un Paese di civil law, non esisteva fino a otto anni fa, quando poi hanno creato la scuola della “magistrature”. La peste italiana si diffonde.

20) Marco, ti avvii a diventare il “padre nobile” dei radicali?

Io per ora continuo ad essere il figlio discolo e di “una mignotta” della baracca, da quello non possono dimettermi. Non ho mai avuto poteri formali né statutari.

21) È quello il segreto, o sbaglio?

Se è così però mi chiedo: perché non lo fanno anche gli altri? Perché non lo fa anche Bersani? E invece lui non lo fa, poveretto…

22) Marco, voliamo con la fantasia. Se tu fossi eletto democraticamente “Presidente”, quale sarebbe il primo provvedimento che adotteresti?

Come ho scritto, la prima cosa che farei sarebbe dimettermi perché, se il Paese mi eleggesse democraticamente, vorrebbe dire che non ha più bisogno di me.

 

(da Notizie Radicali, 30 aprile 2012)


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