Era il 2007 quando il Presidente della Regione Piero Marrazzo approvava il progetto di localizzazione dell’inceneritore di Albano, senza previa Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) obbligatoria per legge. Così comincia la brutta storia che ancora non vede soluzione, ma sembrano aprirsi buoni spiragli. A prendere posizione contro il progetto fuorilegge, furono i ragazzi dei Castelli che organizzarono subito la protesta. A luglio del 2008 Piero Marrazzo si presentò a Velletri accolto con tutti gli onori dalla neo-giunta Servadio, ma c’erano ad aspettarlo anche alcuni gruppi di manifestanti che volevano portare in piazza il problema gravissimo dell’acqua all’arsenico e quello dell’inceneritore. Ma al primo accenno di protesta intervennero massicciamente le forze dell’Ordine, che ristabilirono subito il silenzio. E le parole di Marrazzo risuonarono in piazza del Comune come un editto: “Chi viene a manifestare avrà sempre una risposta, fino all’ultimo mi sentirò di rappresentare i cittadini”. E le risposte non si fecero attendere, tutte micidiali per il territorio e favorevoli per la Grande Impresa di Cerroni.
Intanto era nato il Coordinamento contro l’inceneritore di Albano, apolitico e autorganizzato, composto da cittadini di ogni età e condizione, che si pose a difesa della zona di Roncigliano – dove si trova la famigerata discarica trentennale in costante e sconsiderato ampliamento e dove si vorrebbe costruire l’inceneritore – e partì a tappeto la campagna d’informazione basata sul principio ‘informati e non delegare’. Ce n’è voluto di tempo, cinque anni rubati alla vita, alla giovinezza, alle proprie aspirazioni, fra momenti di speranza e di scoramento, ma alla fine qualcosa si sta realmente muovendo.
Come è noto la questione rifiuti non attanaglia solo i Castelli, ma l’intera Regione Lazio, e con la imminente chiusura della discarica di Malagrotta urgono soluzioni che si stanno ora cercando alla disperata, avendo dato per scontato, in alto loco, l’attuazione del Piano Polverini in perfetta sintonia con le mire del gruppo Cerroni, AMA e ACEA. Roma non ci sta, i sette siti individuati per le discariche ‘provvisorie’ sono stati tutti annullati dopo attestate verifiche, e al momento si guarda a Monte Carnevale, area militare in prossimità di Malagrotta, e anche lì si prevedono grane da parte degli abitanti già duramente provati. E in tutto questo gran cercare buche da convertire in colline di monnezza mal trattata, ecco che si fa largo l’idea che forse esistono altri sistemi per lo smaltimento dei rifiuti, e che la monnezza se ben trattata può fare ricchezza. Insomma, l’uovo di Colombo in calcio d’angolo.
Il corteo del 14 aprile contro l’inceneritore di Albano, che è stata una grande manifestazione popolare supportata anche dalle istituzioni, seppure movimentata alla fine da tafferugli e interventi non troppo leggeri da parte delle forze dell’Ordine arrivate da Roma, sembra avere scosso anche i sindaci di diversi comuni castellani, che oggi si schierano con il No Inc, dichiarandosi favorevoli alla battaglia quinquennale da essi sostenuta e diventata improvvisamente anche la loro. Atteggiamento che rispecchia l’andazzo della Capitale, con l’inversione di tendenza di Corrado Clini, che ora guarda con sospetto ai superati metodi di smaltimento dei rifiuti e con simpatia verso ‘nuove modalità’ che solo adesso sembrano essere state scoperte dal Ministro all’Ambiente, il quale mette a disposizione un sostanzioso contributo per la raccolta differenziata e attività di monitoraggio. La formula è sempre quella, scritta su tanti striscioni, gridata in tante piazze, ragionata in tante assemblee dagli oppositori a discariche e inceneritori a tutto profitto, ma pronunciata da certi autorevoli ‘pentiti’ acquista certamente altra valenza. Differenziata porta a porta, riciclo e riuso è la semplice logica della buona gestione dei rifiuti che pare stia finalmente prendendo piede, e in tale direzione si stanno proiettando gli sforzi di tutti, per un recupero ambientale difficile ma ancora possibile.
Maria Lanciotti