Il Primo “Grande Satyagraha Mondiale per la Pace”, la cui convocazione è in corso, ha l'obiettivo di costruire rapidamente una alternativa politica al possibile, per noi probabile, scoppio di una guerra senza confini (geografici e per armi usate) a partire dal sisma mediorientale; entro i prossimi mesi, se non settimane.
Questo tentativo radicale ha il suo diretto precedente: l'iniziativa «Iraq Libero» come alternativa alla guerra, che ottenne straordinarie adesioni anche istituzionali italiane (sostegno della maggioranza assoluta dei parlamentari nazionali ed europei) e nell'UE; con gruppi di sostegno (via Internet, pubblici) da oltre 130 Paesi dell'ONU. Oggi e pienamente ragionevole e lecito ritenere che la decisione di avviare l'iniziativa bellica contro Saddam fu accelerata, o non ritardata, proprio perché Saddam era in procinto di accettare l'esilio - per sé e i suoi principali collaboratori - con conseguente gestione Onu di un piano di transizione al regime democratico e con la gestione provvisoria e iniziale da parte di statisti e personalità come Michel Rocard e Amartya Sen. Si preferì acquistare li «tradimento» dei tre principali generali iraniani, sciagurata scelta, come troppi fatti, oggi, consentono di sospettare.
Con l'iniziativa attuale si tenta di prevenire e/o controllare gli effetti dell'annunciato sisma bellico mediorientale, propagandato ufficialmente a livello di Stati come l'Iran, e dalla componente più “prestigiosa” e potente del complesso Sistema terroristico che sta dilagando e rafforzandosi nel mondo. Per l’Iran, per gli Hezbollah, per Bin Laden, la guerra è gia ufficialmente in corso con l'obiettivo propagandato di colpire, se possibile, a morte ed eliminare dal Medio Oriente, lo Stato e il popolo di Israele. Ma questa guerra e per loro in realtà l'occasione, lo strumento per realizzare il rivoluzionamento distruttivo dell'ordine (o disordine che sia) internazionale esistente, quale affermatosi dalla fine degli anni '80 nel mondo. L'esistenza isolata dello Stato nazionale di Israele, la sua sovranità sullo 0,2 per cento del territorio del Medio Oriente, favorisce una strategia volta a realizzare un potere totalitario-islamista, almeno e per cominciare su quello spazio. L'obiettivo è quello di distruggere ogni rapporto con il mondo moderno che non sia quello di dominare o sottomettere anche ogni regime «moderato», accusato di debolezza corruttrice, sospettato di virtuali tolleranze ed evoluzioni laiche e democratiche delle loro società. Apice di una storia antimoderna o suo colpo di coda?
Nel contesto del Grande Satyagraha, l'obiettivo di Israele nella UE, della sua conversione diventa, quindi, fortemente strumentale per la politica di pace come alternativa all'imminente per noi probabile guerra. Alla sovranità limitata di già propria agli altri 25 Stati membri dell’UE, sicché, questo obiettivo, da trent'anni proprio del Partito Radicale Transnazionale, potrebbe costituire anche proprio di forze politiche tradizionalmente ostili, tanto quanto noi siamo stati e siamo favorevoli, ad Israele. Infatti anche costoro potranno meglio considerare che le condizioni per far parte dell'Unione Europea sono quelle tassativamente oltre che democratiche d'ispirazione e metodologia pacifiche. Israele, parte di un'Unione europea di oltre mezzo miliardo di persone, potrebbe essere indubbiamente più disponibile e interessata sia a rinunce territoriali sia a rapporti politici istituzionali ed economici radicalmente nuovi con libanesi democratici, con uno Stato democratico palestinese, con l'intero Medio Oriente.
Sin d'ora il Satyagraha per la Pace propone una riflessione all'UE, istituzione parlamentare inclusa: se entro cento giorni Bruxelles e Israele decidessero di iniziare un negoziato volto all'ingresso nella UE di Israele, con procedura straordinaria quanto a tempi di un suo successo o di un suo fallimento, un masso sarebbe lanciato in uno stagno mefitico e dalle esalazioni letali, erede, anziché superamento definitivo, del mondo e dell'Europa degli anni della Shoah. Le motivazioni, gli obiettivi per scatenare la guerra mediorientale diverrebbero manifestamente indeboliti, più che dubbia la sua convenienza ed il suo esito. E faciliterebbe il naturale e auspicato divorzio fra quanti si oppongono alla politica di Israele ma sono disponibili a difenderne il diritto all'esistenza e la dignità, e quanti – invece – perseguono con strategie terroristiche l'obiettivo di instaurare ovunque regimi totalitari islamici in luogo di regimi anche «moderati» che siano suscettibili di richiamarsi al valori fondanti della civiltà moderna, iscritti nelle Carte e Dichiarazioni costitutive dell'ONU e della comunità internazionale.
Marco Pannella
(da Notizie radicali, 28/08/2006)