François Hollande, candidato in pole position per l'Eliseo parigino, per dare valore al proprio essere contrario alla depenalizzazione del consumo di cannabis, accusa il suo avversario, l'attuale presidente francese Nicolas Sarkozy, di avere quest'ultimo proposto il passaggio del consumo dell'erba da reato penale ad illecito amministrativo. Quasi in contemporanea Sarkozy dice che è invece Hollande che vuole la depenalizzazione.
Campagna elettorale, si dirà! Bella roba, come se gli impegni divulgati per prospettare il proprio governo del Paese debbano essere avulsi dal proprio essere e da ciò che si è detto e fatto. Tutto il mondo è Paese e, soprattutto, quelli che fino alla noia vengono chiamati come esempio da seguire per il solo fatto di essere oltr'Alpe, lo sono più e come noi... non ricordiamo simili scaramucce tra Silvio Berlusconi e Romano Prodi...
Ci vengono in mente i tiri senza aspirazione degli spinelli di qualche presidente Usa, nonché le canne giamaicane del presidente della Camera Gianfranco Fini, che ha dato il proprio nome alla legge italiana punizionista contro le droghe (Fini-Giovanardi). E ci viene in mente anche l'ex-presidente della Camera (deve essere uno scranno che contagia) Luciano Violante che, in pompa magna andò a trovare in Colombia le Farc (Forze Armate rivoluzionarie colombiane che si finanziano con produzione e traffico di cocaina), medesimo presidente che ricevette in pompa magna istituzionale in Italia il capo delle stesse Farc quando questi era in giro in Europa a cercare consensi alla propria politica. Senza dimenticare spinelli e festini a base di cocaina di diversi esponenti politici che in pubblico hanno sempre tuonato contro la depenalizzazione e legalizzazione delle droghe.
Così fan tutti -verrebbe da dire- come con l'evasione fiscale. E, ammesso che il premier Mario Monti riesca a diminuire questa piaga (ne dubitiamo visti i post-esordi), ci vorrà un nuovo Monti anche per le droghe?
Mmmmhhhh
Ne dubitiamo. Per cui, al momento rassegnamoci ad osservare l'universale gioco ipocrita in cui la droga diventa merce di scambio e di minaccia per il Governo di questo o quel Paese.
Osservando:
- i proventi miliardari delle delinquenze internazionali organizzate;
- le migliaia di morti, per esempio, in Messico, dove imperversa una narcoguerra che ha inquinato tutto il Paese;
- le migliaia di persone (piccoli spacciatori e consumatori) che finiscono in galera intasando gli edifici carcerari, le aule di giustizia e l'attività delle forze di polizia;
- malati di dipendenza alle droghe che finiscono in carcere invece che in ospedale;
- bilanci impazziti in Usa, Americhe, Asia, Africa, Europa e anche Italia per una war on drugs che, da quando fu lanciata dall'allora presidente Usa Richard Nixon, ha prodotto: maggiori consumi, maggiori delinquenza, maggiori dipendenze, maggiori spese... insomma tutto il contrario di ciò che si prefiggeva.
Intanto ci teniamo queste leggi, nazionali ed internazionali, e soprattutto ci teniamo l'ipocrisia di chi ci governa.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc