Sabato 14 Aprile è stata una grande giornata di partecipazione, di mobilitazione e di lotta. Le strade di Albano si sono riempite di cittadini, comitati di quartiere, rappresentanti dei Comuni dei Castelli Romani, collettivi studenteschi e reti sociali che si battono su tutto il territorio laziale contro un piano regionale dei rifiuti basato su discariche e inceneritori. È stata la risposta migliore a chi da giorni dava definitivamente persa una battaglia che nonostante la sentenza del Consiglio di Stato ha dimostrato tutta la sua vitalità e determinazione a continuare il percorso fin qui intrapreso. Per tutta la durata del corteo molti sono stati gli interventi e le testimonianze di chi vive intorno a Roncigliano: lo scempio del settimo invaso, l'allargamento della discarica, l'inquinamento delle falde acquifere. La volontà popolare lo ha ribadito ancora una volta: basta con discariche e inceneritori, né qui né altrove, differenziata subito e netta contrarietà al piano regionale dei rifiuti proprio in questi giorni al centro del dibattito con l'intervento dello stesso ministro Clini. Lo stesso che aveva anticipato la sentenza del Consiglio di Stato che sbloccava l'inceneritore di Albano.
Purtroppo prima che l'assemblea conclusiva del corteo iniziasse, le migliaia di persone che man mano arrivavano a Piazza Mazzini, hanno trovato un ingiustificabile schieramento di forze dell'ordine, come sin dalla prima mattinata per tutte le strade di Albano. In prossimità di Villa Doria, quando il corteo continuava il suo percorso, è partita una carica delle forze dell'ordine, tra l'altro creando panico e paura. Una signora, a cui va tutta la nostra solidarietà, ha avuto una frattura alla caviglia e ci sono stati inoltre numerosi contusi.
Come se non bastasse, l'ingiustificato nervosismo delle forze dell'ordine si è manifestato anche a conclusione del corteo. Mentre quattro studenti, di cui due minorenni, stavano tornando a casa, sono stati fermati e aggrediti dalla Digos di Roma, con la giustificazione di un normale controllo. In realtà la vera intenzione era mettere in stato d’arresto uno dei due studenti minorenni, a loro dire responsabile di aver lanciato pietre contro le forze dell'ordine e responsabili del ferimento di un agente.
Il tutto si è consumato sotto gli occhi increduli di tanti cittadini. Un presidio spontaneo sotto il Commissariato di Albano per richiedere l'immediato rilascio dello studente, dopo pochi minuti si è trasformato in una nuova caccia ai manifestanti. Quasi trenta membri del coordinamento sono stati accerchiati da blindati di Polizia e Carabinieri per poi essere identificati. Anche alcuni giornalisti presenti hanno ricevuto lo stesso trattamento, e alla fine la Polizia ha confermato l'arresto per uno dei due minorenni fermati, in attesa del processo che dovrebbe tenersi domani, mercoledì 18.
Inoltre è da sottolineare come la stampa, nella giornata di domenica 15, abbia diffuso in modo uniforme le stesse notizie, prese direttamente dalle veline della Questura, riportando anche gli stessi errori.
Nessuno dei manifestanti ha mai pensato di fare una marcia di almeno 5 kilometri verso “la Nettunense”. Solo chi non conosce il nostro territorio può scrivere queste cose! La risposta è chiara. Dopo la sentenza del Consiglio di Stato il segnale è quello di creare intimidazione e paura. Si cerca così di criminalizzare chi si batte in difesa del proprio territorio, dipingendolo quale pericoloso sovversivo. Oggi l'unica colpa che ci si può addebitare è stata quella di aver manifestato ancora una volta con determinazione contro la devastazione ambientale, a difesa della salute dell'ambiente e di tutti noi.
Continueremo a lavorare – e a informare cittadinanza e stampa come sempre – attraverso ricorsi legali, assemblee, sit-in, per bloccare la folle costruzione dell’inceneritore di Albano.
LIBERI TUTTI!
Coordinamento contro l'inceneritore di Albano