Giovedì , 21 Novembre 2024
VIGNETTA della SETTIMANA
Esercente l'attività editoriale
Realizzazione ed housing
BLOG
MACROLIBRARSI.IT
RICERCA
SU TUTTO IL SITO
TellusFolio > Nave Terra > Oblò africano
 
Share on Facebook Share on Twitter Share on Linkedin Delicious
Karim Metref. È nato un nuovo stato africano? 
Storia e attualità dell'insurrezione dei Tuareg nel Nord del Mali – 1.
09 Aprile 2012
 

Mi ricordo quando ero piccolo che il Mali era indicato nei telegiornali, dell'unico canale televisivo algerino, come paese fratello. Le visite del presidente Moussa Traore, salito al potere dopo il colpo di stato del 1968 (un anno appena dopo la mia nascita) hanno accompagnato gli anni della mia infanzia, poi quelle dell'adolescenza. Nei palazzi di Algeri, il Traore era come a casa sua. Soprattutto nell'era di Chadli Benjdid (1979-1992). Oltre alle regolari visite del suo dittatore, di informazioni da quel paese non ci arrivava niente. Per noi era un paese dell'Africa Nera come gli altri. Non sapevamo nemmeno che ci fosse in Mali, Niger e Burkina Faso tutta una parte Nord abitata a maggioranza da Tuareg ma anche da arabi e mauri.

 

Da dove arriva questa ribellione?

Quando nel 1990 nel nord del Mali e del Niger inizia la grande insurrezione dei Tuareg, i mezzi d'informazione nel Nord Africa la ignorarono completamente. Io personalmente scoprii l'esistenza del conflitto soltanto arrivando a Tamanarasset nell'estremo sud dell'Algeria per passarci le vacanze invernali e trovai la tranquilla città turistica sommersa da profughi Tuareg e Peul scappati dai due paesi vicini. Da lì ho preso coscienza del dramma che colpiva questi paesi e in modo particolare i Tuareg.

Fino a quel momento, per me, come per l'occidentale medio, i tuareg erano solo una cosa esotica. Uomini coperti dalla testa ai piedi che viaggiavano sui mehari, i dromedari più veloci del deserto. Scoprì la tragedia di un popolo abituato a spostarsi liberamente su una superficie più grande dell'Europa che vive tagliato su 5 nazioni che, come quasi tutte le nazioni africane, furono inventate dal colonialismo europeo: Mali, Burkina Faso, Niger, Libia, Algeria.

I Tuareg sono uno tra le componenti della popolazione berbera del Nordafrica. In berbero si chiamano Imuchagh e la loro lingua è il Tamachek. È un popolo di circa 6 milioni di anime sparse su un territorio per lo più desertico che, se fosse stato riconosciuto come stato, sarebbe il più grande dell'Africa. Ma nella situazione ereditata dalla gestione coloniale sono una minoranza molto piccola in tutti i 5 paesi dove si ritrovano. La divisione del loro territorio in 5 parti anche se dagli anni '50 hanno rivendicato il diritto ad una nazione autonoma è dovuta probabilmente ad una rappresaglia per il fatto che è stato l'ultimo popolo africano a deporre le armi contro il colonialismo francese. Mentre tutta l'Africa era colonizzata da un secolo, il territorio Tuareg è stato definitivamente “pacificato” soltanto negli anni 30 del secolo scorso.

Storicamente sono sempre stati autonomi. Nessun regno africano li ha mai inglobati. Hanno vissuto di commercio collegando con le loro carovane il nord dell'Africa alla parte subsahariana, trasportando sale, oro, spezie, datteri, pelli, legni preziosi, avorio... Ma periodicamente, spinti dalla siccità o da qualche faida, le loro razzie hanno terrorizzato i popoli che vivevano sia a nord che a sud del loro territorio. Guerrieri orgogliosi e temuti sia a nord che a sud del Sahara, si consideravano una casta superiore e non praticavano altro mestiere che la guerra, la pastorizia e il commercio. I lavori considerati umili erano lasciati a popoli che sono venuti a vivere sul loro territorio sia per costrizione come le tribù di tuareg neri chiamati kel Aklan (in berbero letteralmente: 'clan degli schiavi') o per bisogno come le tribù arabizzate dei harratin (in arabo: 'aratori' o 'coltivatori'). E da qui si può immaginare la frustrazione di un popolo così fiero quando la diabolica divisione coloniale dell'Africa lo lascia sottomesso proprio a maggioranze di Aklan e di Harratin.

Ma se il popolo tuareg come tutti gli altri ha i suoi razzismi e le sue colpe negli scontri che lo hanno opposto ad altre componenti del mosaico africano, non si può dire che non ha fatto sforzi per convivere in seno ad una nazione multietnica.

In realtà le varie insurrezioni (1962, 1990, 2006...) che li hanno opposti ai regimi del Mali e del Niger sono state su base di rivendicazioni sociali all'inizio: scuole, elettricità, acqua, giustizia sociale, partecipazione alla gestione... Ma hanno avuto come risposta da parte dei regimi solo repressione, campi, massacri, esecuzioni sommarie, raid dell'esercito e dei gruppi paramilitari... con spesso veri e propri crimini contro l'umanità commessi nei loro confronti nel silenzio generale della comunità internazionale. Le varie intermediazioni, dell'Algeria e della Francia in primis, hanno prodotto dei trattati di pace che poi non sono mai stati rispettati. E poco a poco il movimento è andato radicalizzandosi per arrivare a rivendicare l'autonomia dell'Azawad, la parte sud occidentale della terra dei Tamachek. É da questo lungo percorso che arriva l'insurrezione di questi mesi dei guerriglieri tamachek del MNLA (Movimento Nazionale di Liberazione dell'Azawad).

 

Ma da dove esce questa armata che ha messo a sacco le caserme dell'esercito regolare maliano?

Il MNLA è una larga alleanza tra vari movimenti politici e militari dell'Azawad. Di sicuro le componenti principali sono il Mouvement National de l’Azawad (MNA), un gruppo politico composto in maggioranza da giovani attivisti di classe media colta e ci sono i vecchi guerriglieri dell’ex-Alliance Touareg Niger Mali (ATNM), che sono stati in prima linea durante l'insurrezione del 2006 e che sconfitti nel 2009 si sono rifugiati in Libia dove Muammar Kaddafi li ha arruolati nel suo esercito, armandoli con armi moderne e formando con loro una unità speciale per i combattimenti nel deserto. Ma i portavoce ufficiali dichiarano che «il MNLA è l'emanazione delle aspirazioni dei tuareg et di una buona parte dei Songhaï, Peul et Mauri dell’Azawad per l'autonomia». Approfittando della caduta del regime di Tripoli i soldati tuareg hanno lasciato il suolo libico portando con loro armi e attrezzature e hanno lanciato questa nuova offensiva. Il Mali indebolito dal lungo regno di Amadou Toumani Touré, che ha dato le dimissioni ieri dopo un colpo di stato, al potere apertamente o dietro le quinte da quando fece cadere la dittatura di Moussa Traore nel lontano 1991, anche lui in un colpo di stato (chi di spada ferisce...) sostituendola con un nuovo sistema salutato da tutti come una transizione democratica ma che altro non era che una oligarchia dove i militari hanno sempre fatto la pioggia e il bel tempo. 50 anni di potere militare in uno dei paesi più poveri del pianeta portano l'esercito a diventare una specie di associazione a delinquere che si occupa più dell'arricchimento personale degli ufficiali che dell'ordine o della sicurezza. Il nord del paese è da vari decenni diventato una vera e propria autostrada di tutti i traffici, armi, droga e esseri umani compresi e ciò con complicità altolocate nell'esercito maliano. È chiaro che in una situazione del genere, alla prima allerta cade tutto a pezzi. Ed è proprio quello che è successo appena i reparti dell'esercito a nord si sono scontrati non più con dilettanti armati di kalashnikov ma con vere unità militari addestrate, organizzate e dotate di armi pesanti e di mezzi di trasporto veloci.

Da lì al colpo di stato, ai disordini e saccheggi, alla fuga delle unità regolari dal nord del paese e la presa di potere del MNLA in una parte del Nord e di un altro gruppo descritto come vicino a Al Qaeda in un altra parte c'è stato solo un passo che è stato fatto in pochi giorni.

 

Karim Metref

(da DIVAGAZIONI ?, 9 aprile 2012)

 

1 – continua…

Nella prossima puntata: Scenari futuri, regionali e internazionali: Paesi limitrofi, comunità internazionale, Al Qaida, cosa implica la caduta del Nord del Mali in mano ai ribelli?


Articoli correlati

  Karim Metref. È nato un nuovo stato africano?
  Mauro Raimondi. Siamo tutti milanesi
  “Sacra violenza: terrorismo, guerra, religione, dialogo e libertà”
  Una giornata particolare, dalla sabbia alla capitale
  Nicoletta Varani. Elezioni in Nigeria. Considerazioni Geopolitiche
  Lydia Polgreen. In Nigeria si cambia
  Il mio viaggio dalla Nigeria fino all’Italia
  Enrico Bernardini. “Una finestra sul mondo: Niger. Presentazione del docufilm Lokkol 2”
  Moonisa. ‘Legge’ contaminata da tirannia e violenza, in Nigeria
  Moonisa. Il nessun dorma nigeriano
  Moonisa: La Nigeria, di nuovo, si copre di morti
  Moonisa: E…, in Nigeria, è caccia alle streghe
  Francesco Cecchini. Ricordare Ken Saro-Wiwa
  Asmae Dachan. Ucciso il nigeriano Emmanuel Chidi Nnamdi, testimone di misericordia
  Linda Pasta, Leonardo Antonio Mesa Suero. Tutti pazzi per Favour!
  Alex Zanotelli. “Rompere questo maledetto silenzio sull’Africa”
  Karim Metref. Marocco... E pur si muove
  Marco Perduca. Il mandato di cattura di Gheddafi pone limiti a trattativa africana
  Libia. Manifestazione Radicale davanti a Montecitorio
  Yoani Sánchez. Il nostro uomo a Tripoli
  Libia: fermate la repressione
  Vetrina/ Roberto Malini. Il patto di Malta
  Oltre i muri: da Cuba al Medio Oriente. La sfida per la democrazia
  Giuliano Pontara. Il dolore segue l'errore
  Dall'Egitto allo Yemen passando per l'Italia. L'8 marzo visto da Emma Bonino
  Emma Bonino, Matteo Mecacci. Basta con gli allarmismi ingiustificati. Sospendere subito il trattato con la Libia
  Roberto Pereira. Lettera alla stampa di un ragazzo cubano
  Tunisi. Bonino, Pannella e Perduca incontrano Ministro Kefi
  Manifestazione di solidarietà ai profughi del Corno D’Africa intrappolati in Libia
  Piero Cappelli. Gheddafi, la fine nefanda di una dittatura
  Valter Vecellio. Che male ha fatto questo paese per avere simili (s)governanti?
  Frattini riferisca al parlamento gli ordini “terribili” di Gheddafi
  Enrico Peyretti. Dove sono i pacifisti?
  Furio Colombo. Libia. Il Trattato c'è ancora
  Commercio internazionale d'armi: dal nuovo Governo ci aspettiamo un aumento di trasparenza
  Omar Santana. Chi difende Gheddafi?
  Vetrina/ Barbarah Guglielmana. La Libia e L’Egitto hanno la febbre
  Mai complici del raìs! Mai complici dei regimi!
  Maria G. Di Rienzo. Voci nel vento
  Gordiano Lupi. La censura nei media cubani
  La scuola araba libica a Roma e a Milano
  Valter Vecellio. Appunti. Libia, ma anche nucleare, rischio terremoti, antrace, mafia nel Nord, sondaggi...
  Pasquale Annicchino / Nadia Marzouki. “Ora abbiamo deciso di prendere in mano il nostro futuro”
  L'aggressività americana alla prova di Libia e Siria
  Vittorio Bellavite. Sulla Libia la coscienza cristiana rifletta e reagisca
  Rosa Manauzzi. “In caso di pericolo chiamare mammà”
  Milano. Con Emma Bonino da Domenica
  Giannino. La fuga di Gheddafi
  Movimento Nonviolento. Digiuno: un'azione nonviolenta per Libia e Giappone, militare e nucleare
  Luigi Fioravanti. Degl'italici atavici costumi
  Suliman Busedra. La Comunità libica in Italia
  Emma Bonino, Saad Ibrahim. Il nuovo Egitto non deve nascere sulla vendetta
  Bonino, Pannella, Valpiana. La nonviolenza di fronte all'uccisione di Gheddafi
  “Dora” Valle d'Aosta / The Women's War. Storie di donne in guerra e pace
  Omar Santana. Tsunami Nord Africa
  Davide Delaiti. L’(in)attesa sconfitta Islamica in Libia
  Marco del Ciello. La caduta di Tripoli, il futuro della Libia
  Gigi Fioravanti. Libia: la parola alle armi
  Yoani Sánchez: “Cuba non conceda asilo politico a Gheddafi!”
  Il Blogghino. Nel diluvio di parole...
  Caterina Del Torto. In digiuno contro la guerra e il nucleare
  Daniela Biella. Sette Ong italiane pronte a partire in Libia per sostenere i migranti reclusi nei campi
  Enrico Peyretti. Guerra alla Libia
  Carlotta Caldonazzo. Algeria: un paese e una società a rischio di implosione
  Karim Metref. Elezioni in Algeria.“Sketch sciorba” prima di Ramadhan
 
 
 
Commenti
Lascia un commentoNessun commento da leggere
 
Indietro      Home Page
STRUMENTI
Versione stampabile
Gli articoli più letti
Invia questo articolo
INTERVENTI dei LETTORI
Un'area interamente dedicata agli interventi dei lettori
SONDAGGIO
TURCHIA NELL'UNIONE EUROPEA?

 70.7%
NO
 29.3%

  vota
  presentazione
  altri sondaggi
RICERCA nel SITO



Agende e Calendari

Archeologia e Storia

Attualità e temi sociali

Bambini e adolescenti

Bioarchitettura

CD / Musica

Cospirazionismo e misteri

Cucina e alimentazione

Discipline orientali

Esoterismo

Fate, Gnomi, Elfi, Folletti

I nostri Amici Animali

Letture

Maestri spirituali

Massaggi e Trattamenti

Migliorare se stessi

Paranormale

Patologie & Malattie

PNL

Psicologia

Religione

Rimedi Naturali

Scienza

Sessualità

Spiritualità

UFO

Vacanze Alternative

TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
Sede legale: Via Fontana, 11 - 23017 MORBEGNO - Tel. +39 0342 610861 - C.F./P.IVA 01022920142 - REA SO-77208 privacy policy