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«…Lo Stato deve tutelare la società dalla minaccia dei criminali, ma dall’altra deve pure – in pari tempo – reintegrare chi ha sbagliato senza calpestarne la dignità… Fa parte di questa sensibilità anche l’attenzione al mai risolto problema del sovraffollamento e del degrado delle carceri che attende di essere definitivamente affrontato… Per questo ferma restando l’attuazione effettiva della giustizia che va sempre assicurata in considerazione del doveroso rispetto verso le vittime e i loro familiari, l’auspicio è che si punti a promuovere uno sviluppo del sistema carcerario capace di adeguarsi alle esigenze della dignità umana, anche attraverso il ricorso a pene non detentive o a diverse modalità di detenzione…»
È un’ampia sintesi del documento elaborato dai vescovi lucani che inviano, attraverso monsignor Agostino Superbo la loro adesione alla “Marcia del 25 aprile per l’Amnistia, la Giustizia e la Libertà”. È un piccolo grande evento: singole personalità religiose, anche in passato, hanno aderito a iniziative dei radicali, si sono “trovati” e “riconosciuti” nel fare e nel proporre degli anticlericali radicali e di Marco Pannella in particolare; ma è la prima volta che un consesso di vescovi aderisce in quanto tale. È una notizia. Per questo non ha alcuna eco, al di là della stampa locale.
La Basilicata continua a riservare positive e straordinarie sorprese. A oggi, hanno deliberato il loro sostegno tre comuni: Lagonegro, Latronico e Tito. L’appello è stato sottoscritto dai consiglieri regionali Nicola Benedetto (IdV), Francesco Mollica (MPA); Alessandro Singetta (API), Rocco Vita (PSI); dall’ex componente del CSM Emilio Nicola Luccico e dall’avvocato Vincenzo Montagna; dal caporedattore del TG della Basilicata Oreste Lo Pomo e da Pasquale Doria della Gazzetta del Mezzogiorno; dal vice-segretario regionale dell’UdC Antonio Flovilla; da don Marcello Cozzi, animatore dell’Associazione Libera e presidente del Cestrim; e poi alcuni sindaci, come Domenico Mitidieri, Egidio Nicola Ponzo, Pasquale Scalone.
È la regione, per inciso, dove si sono iscritti, prendendo la doppia tessera, il presidente della giunta regionale Vito de Filippo, PD; il vice-presidente della giunta regionale Agatino Mancasi, dell’UdC; il consigliere regionale del PSI Rocco Vita; il vice-segretario regionale dell’UdC Antonio Flovilla; il sindaco di Latronico Giuseppe Nicola Ponzo, del PD; segretario cittadino del PD di Latronico Gianluca Mitidieri; Alessandro Singetta, consigliere regionale dell’API… E ce ne sarà senz’altro qualcuno che si dimentica. Né si può dire che i radicali “basilischi”, e Maurizio Bolognetti in particolare, siano indulgenti e accomodanti nei confronti dei partiti locali, del loro “fare”. Al contrario, ogni giorno si industriano a denunciarne fatti e misfatti, urlano, strepitano, strillano e denunciano con quanto fiato hanno in gola, e ne hanno parecchio…
È la Basilicata e sono i “basilischi” una regione anomala, “aperta” ai radicali, a differenza di altre? O piuttosto c’è, in quella regione “periferica” e “distaccata”, un’iniziativa politica concreta, un “fare” radicale che altrove non c’è, o si esprime e manifesta in altro modo? La domanda e la questione vale la pena di essere posta, e riguarda tutti noi. È probabile che quello che accade a Potenza, a Matera, a Tito, possa accadere anche a Trieste o a Palermo, a Genova o a Parma; e se non accade una ragione forse dobbiamo anche cercarla in noi stessi. Non è da credere che i dirigenti politici della Basilicata siano diversi dai politici di altre realtà. È improbabile che sia così. E allora chiediamocelo, e forse – chissà – scopriremo che quello che sanno e riescono a realizzare e conquistare in quella regione, con un minimo di amore per le cose ben fatte e sapienza di durata, senza scomodare complicate analisi sul “messaggio”, il suo vettore, la “dinamicità”, il suo esser “moderno” oppure “old style”, può accadere anche altrove; a patto, beninteso, di volerlo, di crederci, di provarci insomma…
Valter Vecellio
(da Notizie Radicali, 2 aprile 2012)