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Niccolò Bulanti. Cronache francescane
Giulia Scapini,
Giulia Scapini, 'Cantico delle creature' mosaico, Chiesa S.M. Ausiliatrice in via Pancaldo a Verona 
02 Aprile 2012
 

Sono seduto al sole, questo sole giovane che con l'allegria dei bambini ti richiama fuori dalle stanze dell'inverno, a leggero un libro. Sento suonare al citofono. Non nascondo un sorpreso fastidio: sorpreso poiché non suona quasi mai ed ancora, dopo anni, è un suono che non ho nelle orecchie, fastidio poiché il non suonare è divenuta una piacevole abitudine che appunto rompere mette sempre un po' di irritazione. Alzo il ricevitore e chiedo chi è.

San Francesco.

Sì, ed io sono San Tommaso! – Replico spontaneo.

Be', allora non ti resta che venire a vedere... – Ribatte la voce.

Mi rendo conto ti essermi fregato da solo e la mia leggerezza nella scelta del santo deve pagare un pegno: mi dirigo alla finestra per controllare. Se si tratta di una trovata pubblicitaria, il tizio mi sente: l'ho scritto ben visibile sul cancello che la pubblicità non è gradita! Men che meno i pubblicitari in carne ed ossa.

Mi sporgo dal balcone di cucina e vedo un uomo vestito di un abito lungo e marrone ed una testa, i cui capelli rasati a cerchio nella sommità, che sembra attirare ancor più i raggi di un sole ancor più allegro, forse a questo punto divertito. Be', ma si direbbe un frate! San Francesco?!

Scendo le scale e vado ad aprirgli il cancello. Il fraticello rinnova la presentazione dichiarandosi certamente San Francesco. Io penso a qualche pazzo o fanatico religioso. In funzione a questo pensiero ne valuto la prestanza fisica e calcolo che se dovesse divenire violento potrei sopraffarlo facilmente. Perciò, saliamo in casa e lo faccio accomodare in cucina.

Posso darti da bere se hai sete, però ho solo acqua o latte, io non bevo altro. Se vuoi cocacola o aranciata o qualche porcheria del genere, mi spiace...

Va benissimo un po' d'acqua fresca, grazie. Non so che siano le altre cose che mi hai dette a parte il latte... comunque non vedo né il pozzo né le mucche...

Diamine il tipo pare convinto. Si sta prendendo gioco di me?! Prendo una sedia e mi siedo davanti a lui. Ha gli occhi sinceri, dannazione!

Amico, senti, io lo capisco che il mondo è difficile. Ti rispetto per il solo fatto che te ne vai in giro così, però... ecco, non pigliarmi per cretino. È ovvio che non c'è la mucca, il latte sta nei cartoni, i ragazzini adesso non collegano nemmeno più il latte alla bovina! Come ti chiami? Da dove arrivi?

Francesco, vengo da Assisi. – Mi risponde dopo aver dato l'impressione d'aver capito poco della mia frase precedente. Mi alzo, di nuovo disarmato, apro il rubinetto per la sua acqua e con la coda dell'occhio lo spio: guarda il getto come fosse un miracolo, gli occhi sgranati e la bocca socchiusa sull'abisso della sorpresa e dello sgomento.

Il frate beve lentamente.

E... e da quando saresti qui? – Propongo.

Dal momento in cui ho schiacciato il campanello. Ero ad Assisi e stavo muovendo la mia mano verso un portone per bussare quando qualcosa è accaduto tutto intorno, è apparso questo mondo e la mia mano, con l'indice, è finita su quel bottone... dove sono? Chi sei? – L'uomo è visibilmente confuso, pare non saper nulla.

Però so che devo darti questo... – Ma, mi ha letto nel pensiero! Fruga nel suo saio ed estrae un pezzo di una carta molto grezza. Lo poggia sul tavolo, per me. Lo prendo e faccio per aprirlo, ma prima lo guardo e gli dico:

Sono il Subnormale impertinente Nicos, ma mi puoi chiamare Sub. E qui sei tra le montagne dell'estremo nord d'Italia.

Bene, – pare gradire – e io, lo sai, sono San Francesco d'Assisi, ma puoi chiamarmi San.

Ottimo, Sansub, potremmo fare concorrenza ai gelati... – Ironizzo.

Come?! – Chiede il San. Gli dico di lasciar perdere, cose nostre.

Comunque il foglio reca scritto il Cantico delle Creature.

Altissimo, onnipotente, buon Signore

tue sono le lodi, la gloria e l'onore

ed ogni benedizione.

A te solo, Altissimo, si confanno,

e nessun uomo è degno di te.

Laudato sii, o mio Signore,

per tutte le creature,

specialmente per messer Frate Sole,

il quale porta il giorno che ci illumina

ed esso è bello e raggiante con grande splendore:

di te, Altissimo, porta significazione.

Laudato sii, o mio Signore,

per sora Luna e le Stelle:

in cielo le hai formate

limpide, belle e preziose.

Laudato sii, o mio Signore, per frate Vento e

per l'Aria, le Nuvole, il Cielo sereno ed ogni tempo

per il quale alle tue creature dai sostentamento.

Laudato sii, o mio Signore, per sora Acqua,

la quale è molto utile, umile, preziosa e casta.

Laudato sii, o mio Signore, per frate Fuoco,

con il quale ci illumini la notte:

ed esso è robusto, bello, forte e giocondo.

Laudato sii, o mio Signore, per nostra Madre Terra,

la quale ci sostenta e governa e

produce diversi frutti con coloriti fiori ed erba.

Laudato sii, o mio Signore,

per quelli che perdonano per amor tuo

e sopportano malattia e sofferenza.

Beati quelli che le sopporteranno in pace

perché da te saranno incoronati.

Laudato sii, o mio Signore,

per nostra sora Morte corporale,

dalla quale nessun uomo vivente può scampare.

Guai a quelli che morranno nel peccato mortale.

Beati quelli che si troveranno nella tua volontà

poiché loro la morte non farà alcun male.

Laudate e benedite il Signore e ringraziatelo

e servitelo con grande umiltate.

Rimango ad osservare la carta che ho tra le mani, non chiedendomi sul testo che riporta, ma sul perché il San dice che doveva consegnarmelo. Non riesco a capirlo. L'unica cosa che mi sovviene nell'immediato è che rapportate al giorno d'oggi le sue parole possono essere gemellate con un corrispettivo artificiale e/o violento del suo elogio al naturale. Decido allora di portare il San a farsi un giro per la cittadina. Torno in soggiorno a recuperare il libro che ho lasciato in terrazza e chiudere la finestra ma mi cade l'occhio su un cubo in materiale plastico e vetro. Ah, ecco dove avevo messo il televisore: sempre al suo solito posto sopra il mobiletto. Sono mesi che non lo accendo ma sono certo che trasmette sempre quello per cui lo tengo spento anzi, forse la situazione è peggiorata. Chiamo il San.

Non andiamo a farci il giro, San. Siediti qui. Adesso apriamo una finestra sul mondo, così che tu possa farti un'immagine più globale della cosa.

La tv si accende su un canale nel quale alcuni concorrenti se ne stanno elemosinanti, come ad un oracolo, di fronte invece ad un conduttore che blatera cifre e domande che potrebbero farle vincere. Spiego al San, ipnotizzato da quelle personcine così piccole che mi ha appena chiesto di quale corte siano quei nani, che stanno cercando di vincere dei soldi. -Altissimo, onnipotente, buon Signore tue sono le lodi, la gloria e l'onore.- – Vedi San, è questo il buon signore che si prega oggi, loro sono... sì, sono ad una specie di messa, attendono la benedizione! – Il San non parla.

Cambio canale e mi imbatto nella faccia di gommapiuma di Silvio Berlusconi, volto che credo abbia la consistenza di quel pupazzo alieno di un telefilm che mi pare si chiamasse Alf o qualcosa di simile. -A te solo, Altissimo, si confanno, e nessun uomo è degno di te.- Spiego al San che quel personaggio, nonostante non sia proprio altissimo, si ritenga e da molti (troppi anche fossero solo due) anche è ritenuto, l'altissimo. Il San non parla.

La notizia passa e, rimanendo su quel telegiornale, veniamo trasportati in Spagna a seguire le fasi finali di una corrida. Il torero, con superbia ed un'eleganza tutta da definire, infila l'ultimo spadino nella groppa del toro per scendere nelle carni e, con la precisione d'un chirurgo, trapassargli il cuore. L'animale, già sanguinante, si piega sulle zampe. Ha negli occhi il dispiacere d'un guerriero onesto sconfitto con l'inganno, un esercito di omuncoli gli ha rubata la dignità. Le immagini vanno sulla folla in piedi che applaude eccitata le gesta di quell'arlecchino mortifero. -Laudato sii, o mio Signore, per tutte le creature.- Il San non parla.

È meglio che cambi canale. Finiamo su quei folli programmi dove una donna esagitata, accompagnata da un uomo pressoché muto ma in ottima forma e ben sbarbato, proclama con fervore qualche trovata imprescindibile ad un presunto benessere. Una bella ragazza entra in scena con un micro bikini e va ad adagiarsi in un tubo per una “doccia di sole”. La donna continua a decantarne i requisiti tecnici ed io riassumo al San che molta gente, pur d'apparire, scambia il sole con quel marchingegno. -...per messer Frate Sole, il quale porta il giorno che ci illumina ed esso è bello e raggiante con grande splendore.- Il San non parla.

Lasciamo ai suoi adepti la funzione al centro estetico e migriamo in un reportage sull'inquinamento di Milano. La cappa di smog assume lievemente un colore beffardo, un arancio rosato che davvero pare prendersi gioco di due così bei colori in natura, penso alle albicocche tra il verde delle foglie, al rosa che ammanta la neve sulle vette nei tramonti di gennaio. I palazzi sono invischiati in questa melassa dolciastra e disgustosa. Tuttavia il colore dominante è il grigio presente in tutti i tristi gradini della sua noiosa scala cromatica. Si inquadrano le persone, i bambini per le strade con le mascherine. Spiego al San che servono per non respirare... l'aria, che pare un paradosso a me, figuriamoci a lui. -Laudato sii, o mio Signore, per frate Vento e per l'Aria, le Nuvole, il Cielo sereno ed ogni tempo per il quale alle tue creature dai sostentamento.- Il San non parla.

Il filmato prosegue spostandosi sulle acque del Lambro nelle quali si è scoperto uno sversamento di sostanze tossiche. Impietose, le immagini si soffermano su un tratto del corso d'acqua dove questa è particolarmente ferma. Pesci galleggiano riversi tra bolle melmose di un colore indefinito ma cremoso. Le rive sono cosparse di bottiglie che qualche sussulto dell'acqua lusingano e trascinano ad essa. -Laudato sii, o mio Signore, per sora Acqua, la quale è molto utile, umile, preziosa e casta.- Il fiume produce una schiuma copiosa come quella che fuoriesce dalla bocca dei condannati a morte quando già inalano i fumi delle pastiglie di cianuro che si esalano nella camera a gas. Fiume e prigioniero, entrambi erano vivi, entrambi sono bavosi, entrambi possiamo già dichiararli morti. Il San non parla.

-Laudato sii, o mio Signore, per frate Fuoco, con il quale ci illumini la notte: ed esso è robusto, bello, forte e giocondo.- Sempre a Milano, nella notte, alcuni ragazzetti hanno dato fuoco ad un senzatetto. Presi dai carabinieri, tutti minorenni, hanno dichiarato che è stato un gioco per sconfiggere la noia. L'uomo è morto per le ustioni provocate ma effettivamente il fuoco, giocondo come sostiene il San, ha avuto un ruolo ludico, illuminando la notte per di più. Sulla bellezza di quel rogo, però, non si raggiunge accordo. Comunico al San che non è la prima volta. E che frate Fuoco, suo malgrado, è impiegato anche per incendi dolosi di ettari ed ettari di boschi in giro per il mondo, ma anche qui, tra queste montagne dell'estremo nord d'Italia. Il San non parla.

Se un film si fa da Milano a Palermo un cambio canale si fa Milano-Napoli. Un inviato si trova davanti ad un'immensa porzione di campagna sulla quale sono riversate tonnellate e tonnellate di spazzatura. Camion e ruspe si muovono come formiche per scaricarne altra e per spianarne le montagnole. Qualcuno disse che con tutta quella spazzatura, raccolta per un certo lasso di tempo, si formerebbe una montagna alta circa tre volte l'Everst, se non sbaglio, che solletica il cielo a 8848 metri. “Alcuni di questi rifiuti sono altamente tossici e la loro dispersione nel terreno è per esso letale, andando addirittura a contaminare le falde acquifere situate in profondità” il servizio si chiude così. Guardo il San. -Laudato sii, o mio Signore, per nostra Madre Terra, la quale ci sostenta e governa.- Il San non parla.

Cambio trasmissione deciso a trovare qualcosa per far riprendere il fraticello umbro. Le immagini ci sono inviate da uno studio dove un conduttore, seduto ad un tavolo, ha davanti a sé uno scienziato. La discussione verte sugli ogm. Il professore elogia la biotecnologia spacciandola nelle case del popolo come la soluzione alla fame nel mondo. Piccolo dio del misero, farnetica d'orti nel Sahara. Spiego al San che il Sahara è un deserto vastissimo di sabbia e roccia, e se è tale da millenni, un motivo ci sarà. Gli dico che con delle formule da alchimista gli uomini oggi possono fare i superpomodori, le superpatate. Il San mi chiede se i superalimenti nutriranno i futuri superuomini. È un tipo sveglio, ma gli rispondo che nutriranno solo la superarroganza dei microuomini. -...e produce diversi frutti con coloriti fiori ed erba.- Il San non parla.

Rai Storia l'ho sempre ritenuto un canale interessante. Qualche pecca qua e là (che non voglio qui approfondire) ma se un giorno avessi l'influenza e dovessi proprio far passare il tempo (come se da solo non passasse) potrei seguire le sue trasmissioni. Adesso stanno proponendo una monografia su Martin Luther King. Le immagini sono di un gruppo di giovani Freedom Riders aggrediti dai cani lupo della polizia. Accenno al San che negli Stati Uniti usavano trattare così chi era differente. Oggi è forse cambiato qualcosa a livello superficiale ma gli dico che io lo ritengo un restauro di facciata. Il San mi dice che non ha mai viste persone così scure e che non sa che siano gli Stati Uniti. Gli dico che, per la seconda sua voce d'ammessa ignoranza, non si perde nulla. -Laudato sii, o mio Signore, per quelli che perdonano per amor tuo e sopportano malattia e sofferenza. Beati quelli che le sopporteranno in pace.- Il San non parla.

Faccio un ultimo tentativo: le immagini di una bellissima spiaggia tropicale. Il mare azzurro frizzante ed il cielo pastello, celeste lapislazzulo. La sabbia bianca avorio e le palme al vento, verdi di respiro.

Visto, San, che dove al mondo non c'è l'essere umano, lui si mantiene bello come nel tuo cantico! – Gli do una pacca sulla spalla. Il saio è ruvido sul mio palmo. Poi, dal palmeto verde respiro esce una persona. È una donna. Con un costume direi superfluo. Vanno ad inquadrarle il viso. È uno dei poco noti volti che vanno ad esibirsi, per i mentecatti quali sono, su quell'isola detta, non so in merito a che, dei “Famosi”. Io credo che sarebbe ottima cosa farne un'edizione nella quale allargare la rosa dei partecipanti il più possibile e, una volta che essi sono su quell'isola in mezzo all'oceano, farne una colonia penale. Una nuova Sant'Elena. La donna piagnucola qualche richiesta profondamente penosa blaterandola da un labbro rifatto grottesco e volgare. Guardo il San. – Non credo somigli a Santa Chiara, vero? – Il San non parla.

Ore 11:56. Spengo la tv certo di non riaccenderla per altri svariati mesi. In attesa di un'influenza o di un nuovo santo. Non ho parole con cui guardare il San, così lo osservo. Nemmeno lui parla. Lo ha fatto solo pochissime volte e per brevissime frasi in questa oltre ora e mezza di televisione. Allunga una mano verso di me. Prende il suo Cantico delle Creature che da poco avevo ripreso tra le mani. Lo guarda. Poi lo piega con lentezza e cura. Una cura d'altri tempi, quella data al valore delle cose, di tutte le cose poiché il tempo non è un nemico ma un fratello buono. Lo ripone in qualche piega del suo saio, da dove era uscito. Faccio in tempo soltanto a vedere il San che mi guarda negli occhi, i suoi, buoni, e si dissolve. Mi protendo immediatamente verso dove stava un istante prima con le braccia aperte nel tentativo di acchiapparlo ma abbraccio solo l'aria. Il San è sparito. Giro la testa nel silenzio del soggiorno. Fuori la luce alta di mezzogiorno. Mi porto una mano alla barba per fare il punto della situazione. Sono pazzo? Eppure il San c'era, devo accertarmene! Come San Tommaso! Se doveste vederlo (è facile da riconoscere per via dell'abito e della capigliatura) chiedetegli se conosce il Sub e fatemelo sapere. E già che ci siete, provate a capire che vuole dirci.

Dalle montagne dell'estremo Nord dell'Italia Subnormale impertinente Nicos.

 

 

»» Dal blog bulanti niccolò, 22 marzo 2012

(immagine giuliascapini.blogspot.it)


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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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