OMAGGIO A
ANTONIO TABUCCHI
La 'pagina di discussione' di Letteratitudine
Un altro grande della nostra letteratura, ci lascia. Si tratta di Antonio Tabucchi, che si è spento domenica 25 marzo 2012, a Lisbona, all’età di 68 anni, a seguito di una lunga malattia. Considerato una delle voci più rappresentative della letteratura europea, Tabucchi era nato a Pisa, il 24 settembre 1943. La sua impronta letteraria rimarrà per sempre legata al suo amore per il Portogallo. D’altra parte è stato il maggior conoscitore, critico e traduttore italiano dell’opera di Fernando Pessoa.
I libri di Antonio Tabucchi sono tradotti in quaranta lingue...
Ha ricevuto numerosi premi in Italia, fra cui il Pen Club Italiano, il Premio Campiello (per Sostiene Pereira) e il Premio Viareggio-Rèpaci; e prestigiosi riconoscimenti all’estero, fra cui il Prix Médicis Etranger (per Notturno indiano)...
Dedico uno “spazio” alla memoria di Antonio Tabucchi. Come accaduto con altri artisti della scrittura che ci hanno lasciato, questo piccolo “tributo” vuole essere appunto un omaggio, ma anche un’occasione per far conoscere questo autore a chi non ha ancora avuto modo di accostarsi alle sue opere.
Chiedo a tutti di contribuire lasciando un ricordo, un’impressione, una citazione, informazioni biografiche… ma anche link ad altri siti e quant’altro possa servire a ricordare Antonio Tabucchi e la sua produzione letteraria. Per favorire la discussione, vi propongo le seguenti domande…
1. Che rapporti avete con le opere di Antonio Tabucchi? / 2. Qual è quella che avete amato di più? / 3. E l’opera di Tabucchi che ritenete più rappresentativa (a prescindere dalle vostre preferenze)? / 4. Qual è l’eredità che Tabucchi ha lasciato alla letteratura mondiale?
Qui per partecipare alla discussione.
Ringrazio tutti, in anticipo, per i contributi che riuscirete a far pervenire…
Massimo Maugeri
GORDIANO LUPI
Si deve decidere in tempo…
In memoria di Antonio Tabucchi
Si deve decidere in tempo se fare gli scrittori o i lettori, diceva Carver che era un grande, e lui sì che poteva insegnare a scrivere mica Rocco Cotroneo. Si deve decidere in tempo, che non c’è mica la possibilità di leggere tutto quello che viene scritto al mondo, che oggi come oggi si stampano soltanto in Italia mi pare un ventimila libri l’anno e se ne leggeranno sì e no cento. Che se uno decide di fare il lettore può leggere a tempo pieno come se fosse pagato e forse ce la fa a leggere quasi tutto, se uno vuol fare lo scrittore invece bisogna che selezioni e legga soltanto le cose che meritano, delle cagate può pure fare a meno, quelle magari le scrive lui che fa lo stesso. Io per esempio c’ho anche un sacco di dilemmi in più che decidere tra lo scrittore e il lettore, che io devo decidere pure tra il traduttore e l’editore. E non è mica facile. Ma forse non decido. Forse è meglio che li continuo a fare tutti e quattro, tanto… E dei corsi di scrittura di Rocco Cotroneo magari faccio a meno, magari seleziono qualche bel libro in più da leggere, qualcosa di scrittori veri, di quelli che dopo che li hai letti ti lasciano dentro una storia per un bel po’ di tempo. Antonio Tabucchi, magari, che è pisano e sta vicino a casa mia eppure non lo conosco, peccato. Antonio Tabucchi che vive a Vecchiano ma sta quasi sempre in Portogallo, ché a lui ci piace Ferdinando Pessoa e ha pure tradotto Il libro dell’inquietudine che altro che ansia quando lo leggi, altro che i racconti di quella rivista là di Milano che parlano di Xanax, una delle cose più belle di tutti i tempi. Antonio Tabucchi mica è letteratura italiana contemporanea, però. Lui è letteratura portoghese. Leggete Sostiene Pereira, non affittate la cassetta per fare prima che il film è bello uguale ma non è la stessa cosa, se guardate il film mica imparate a scrivere. Leggete Sostiene Pereira che in due ore si legge e non costa centottanta euro, lo ha ristampato Repubblica da poco, con quattro euro e novanta centesimi ve la cavate e vi fate una bella lezione di scrittura che non ha prezzo, vi dico. Sostiene Pereira lo leggete e vi resta dentro per giorni. Continuate a vedere il giornalista un po’ grassoccio e stanco della vita, soffrite per la sua solitudine, lo ricordate mentre parla con il ritratto della moglie morta e sceglie racconti francesi per la pagina culturale del Lisboa. Odiate il suo direttore fascista e i picchiatori di regime che fracassano il cranio al giovane rivoluzionario. Godete della soddisfazione di Pereira quando compie un ultimo gesto coraggioso prima di lasciare la sua terra. E poi lo stile. Quel sostiene Pereira che ritorna come una cantilena, quasi fosse un’ultima confessione del protagonista di fronte al tribunale della storia. Ecco perché dico che Antonio Tabucchi è un grande e vale più Sostiene Pereira di cento lezioni di scrittura di Rocco Cotroneo. Antonio Tabucchi è letteratura europea, mondiale. Niente a che vedere con la poetica dei cazzi nostri, lui.
Se si parla di scrittura mica è facile fermarsi e allora capita che la verve polemica ti prende e pesti sui tasti del computer quasi fosse colpa sua. Che se questo computer fosse un pungic-ball quante ne avrebbe già prese di botte ogni volta che c’è qualcosa che gira storto, ma tanto serve mica pigliarsela con lui che poi magari si rompe e non ho ancora finito di pagarlo, che l’ho preso col mutuo quello della cassa di risparmio che mi volevano pure far aprire un conto corrente e io ci ho detto guardate che io lavoro in una banca come la vostra e il conto ce l’ho là non posso mica aprire un conto pure con voi e loro a dire che gli faceva piacere se lo facevo e io a rispondere che non potevo, insomma alla fine non l’ho aperto il conto che mica posso aprire conti un po’ ovunque che già c’ho più conti che soldi. Se si parla di scrittura bisognerebbe non parlarne, per fare una cosa fatta bene chi scrive dovrebbe scrivere e parlare poco che tanto i discorsi li porta via il vento e le biciclette i livornesi, questo è un proverbio che mi ha insegnato mio nonno e a Piombino lo dicono un po’ tutti, a proposito e a sproposito, io l’ho detto a sproposito mi pare.
In ogni caso ha ragione Tabucchi che sono gli eventi a segnare la vita e pure la scrittura è fatta di eventi ché la scrittura fa parte della vita. L’evento è una cosa che ti sconvolge, che ti turba, che ti modifica il normale tran tran. Che poi non l’ha mica inventata Tabucchi questa cosa qui dell’evento, la scrittura è tutta una citazione come io prima citavo Alberto Ghiraldo o il proverbio di mio nonno, quello sui livornesi che rubano le biciclette. Mi pare che l’abbia detto Freud in uno dei tanti libri di psicanalisi che ha scritto, ché lui scriveva mica perdeva tempo a discorrere o a fare le scuole di scrittura creativa e poi mica scriveva romanzi, lui. Scriveva saggi scientifici che sarebbero andati bene anche oggi che la narrativa è in crisi e non la pubblica nessuno. L’evento è una cosa importante che cade come una bomba e sconvolge, distrugge, sconquassa, butta tutto all’aria, insomma. L’evento cari miei è una cosa che oggi c’è e ieri c’era mica. Questo è l’evento. Che poi Freud era proprio un grande c’è poco da fare. Freud era uno psicanalista di quelli che adesso non ne nascono più.
Da Quasi quasi faccio anch’io un corso di scrittura, Stampa Alternativa, 2004