Roma – L’inquinamento non risparmia il latte materno, preziosa e insostituibile fonte di salute e benessere a rischio di contaminazione da tossici ambientali. L’allarme lanciato da autorevoli fonti scientifiche è stato raccolto da varie associazioni di medici, genitori e studiosi che insieme hanno promosso la Campagna Nazionale in Difesa del Latte Materno, spinti dal comune e forte desiderio di proteggere l’infanzia dalla nocività dei contaminanti ambientali, a cominciare dalla vita intrauterina. Lunedì 19 marzo alle ore 16 presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati a Roma, alla presenza di numerosi politici, giornalisti e cittadini arrivati da tutta Italia, con gli auspici del Presidente della Repubblica e i saluti dei Presidenti di Senato e Camera, si è svolta in conferenza stampa la presentazione della Campagna che parte con richieste specifiche e concrete. Per entrare più a fondo nell’argomento poniamo alcune domande a Patrizia Gentilini, medico Oncologo ed Ematologo e portavoce con Paola Negri, educatrice perinatale, della Campagna in atto.
– Come nasce tale iniziativa? Come si è riusciti a mettere insieme tante forze diverse a protezione dell’infanzia, quali i pericoli incombenti?
La Campagna nasce dalla ferma volontà di proteggere la salute della madre e del bambino e di difenderla sempre più energicamente dalla minaccia dell’inquinamento. La margherita che si sfoglia nel logo della campagna e la frase che è sotto riportata, “non affidare alla sorte il destino di tuo figlio”, significano proprio questo: tornare a riprendere nelle nostre mani il destino dei nostri figli. Le associazioni promotrici sono molto diverse fra loro: c’è un’associazione di genitori di bambini colpiti da cancro, società scientifiche, associazioni di mamme e, soprattutto, associazioni che si occupano della nascita e di promozione dell’allattamento. Siamo quindi molto eterogenei ma tutti accomunati dal forte intento di proteggere la vita e la salute dei più piccoli cominciando proprio dalla difesa del latte materno. Le associazioni promotrici della campagna, pur molto diverse fra loro, sono accomunate dalla preoccupazione per i crescenti segnali d’allarme per la salute dei bambini italiani: aumento di disfunzioni ormonali, diabete, malattie auto-immuni, disturbi dell’apprendimento, malformazioni e, soprattutto, un’incidenza di cancro nettamente maggiore rispetto agli altri paesi europei, nonché una progressiva diminuzione della speranza di vita in salute, come indicano i dati eurostat.
– L’inquinamento è un fatto risaputo, ma fino a che punto?
Molti parlano di inquinamento ma pochi hanno capito cosa comporta ed ancora meno ci si occupa seriamente di contrastarlo, non a parole, ma nei fatti. Abbiamo deciso di passare all’azione lanciando questa Campagna perché intendiamo richiamare l’attenzione di cittadini, professionisti della salute e istituzioni su questi temi e trovare insieme vie d’uscita al problema.
– Dove si presume sia il cuore del problema? Dove si dovrebbe maggiormente intervenire? Quali sono le preoccupazioni più forti e immediate?
Le sostanze inquinanti emesse da impianti industriali, acciaierie, industrie di trasformazione, inceneritori ecc., ma anche erbicidi, disseccanti e pesticidi di ogni tipo usati nell’agricoltura industriale, si diffondono nell’aria, nel suolo e nell’acqua, entrano nella catena alimentare, si ritrovano nei nostri corpi. In particolare, siamo preoccupati per i Contaminanti Organici Persistenti (POP), fra cui diossine, PCB, pesticidi ecc., che circolano nel nostro sangue e si depositano nei tessuti adiposi. Queste sostanze sono in grado di danneggiare la nostra salute e le cellule germinali; arrivano all’embrione e al feto e si ritrovano nel latte materno, che diventa quindi un importante “indicatore” della salubrità dell’ambiente. Ma non vanno dimenticate neppure le centinaia di sostanze chimiche, compresi i farmaci, con cui veniamo a contatto nella vita quotidiana e dei cui effetti sulla salute ben poco si sa.
– Su cosa si fonda tanto allarme?
Non c’è un solo pericolo che ci spaventa: le nostre preoccupazioni si fondano su dati di letteratura validati che indicano come sia proprio l’esposizione in utero quella più pericolosa per il destino futuro di salute/malattia non solo nell’infanzia ma anche nella vita adulta e per la crescente incidenza di patologie come diabete, obesità, infertilità, danni neuropsichici e ovviamente cancro.
– Quali sono i vantaggi dell’allattamento al seno, e in che misura si pratica rispetto all’alimentazione artificiale? Le mamme cosa preferiscono? E perché?
I vantaggi dell’allattamento al seno sono documentati da migliaia di studi scientifici che dimostrano come i bambini non allattati al seno, oltre ad essere più soggetti a malattie acute e croniche, se la cavano peggio anche in caso di ambiente inquinato in quanto il latte materno mantiene - pur in presenza di contaminanti - tutte le sue virtù benefiche. Il latte umano, infatti, è un tessuto biologico meraviglioso in cui si ritrovano anticorpi, fattori di crescita, ormoni e tutto ciò che la natura in milioni di anni ha predisposto come il nutrimento più idoneo per la nostra specie. Contrariamente al latte artificiale, che è un alimento uguale per tutti, il latte materno è un tessuto che è specifico per ogni bambino e che si adatta in continuazione, anche nel corso di una poppata, ai bisogni specifici di quel bambino.
C’è da dire che a tutt’oggi non si conoscono ancora appieno tutti gli ingredienti e le caratteristiche di quello che abbiamo definito come l’alimento più prezioso al mondo, l’unico a millimetri zero, un vero Bene Comune, anzi forse il prototipo dei beni comuni.
Indagini svolte in varie parti d’Italia mostrano come, ovunque, quasi il 100% delle madri desideri allattare. Circa il 90%, più al nord che al sud, iniziano di fatto ad allattare. Non tutte però riescono a farlo in maniera esclusiva, cioè senza aggiungere altri liquidi o alimenti, come sarebbe raccomandato. Mentre negli oltre 20 ospedali ‘Amici dei Bambini’ oltre l’80% delle madri esce in allattamento esclusivo, questa percentuale è inferiore – e in alcune regioni arriva a livelli molto bassi, attorno al 30% – nei restanti ospedali. Ciò non per colpa delle madri; la responsabilità ricade sulle pratiche ospedaliere, ben lungi dal sostenere l’allattamento esclusivo, come si dovrebbe. Le cose non migliorano nelle prime settimane e nei primi mesi di vita, e non stupisce quindi osservare come solo il 5% delle madri continui ad allattare fino a circa 6 mesi in maniera esclusiva.
– La tendenza va verso l’incentivazione dell’allattamento esclusivo al seno o viceversa?
Le cose stanno migliorando, ma non così in fretta come vorremmo. Inoltre, le cose vanno meglio al nord che al sud, per cui il gap sta aumentando. Da tener presente che questo abbandono precoce dell’allattamento non è dovuto solo alla mancanza di un sostegno di qualità da parte dei servizi sanitari; incide moltissimo anche il marketing aggressivo dei latti artificiali e degli altri alimenti per l’infanzia che tendono a spiazzare il latte materno. Questo marketing aggressivo è sempre in contrasto con il Codice Internazionale di OMS e UNICEF, e spesso anche con la legislazione italiana. Il nostro Ministero della Salute raccomanda l’allattamento esclusivo fino a circa 6 mesi e la continuazione dello stesso, con adeguati altri alimenti, fino a ben oltre il primo anno d’età, ed in ogni caso fino a che madre e bambino lo desiderano.
– Cosa fa desistere le donne dal prolungare il piacere di nutrire il figlio mediante il proprio corpo, stabilendo così una intimità meravigliosa?
Molto spesso le mamme non sono incoraggiate ad avere fiducia in se stesse, nella loro capacità di nutrire le proprie creature, magari si spaventano per inesperienza e si fidano di “esperti” che spesso – sotto l’influenza più o meno consapevole di interessi commerciali – le spingono alla prima difficoltà ad abbandonare l’allattamento al seno per il biberon.
– Perché secondo lei l’Italia non ha mai partecipato agli studi internazionali dell’OMS?
Credo che nel nostro paese ci siano sia una arretratezza culturale che un approccio complessivamente un po’ ipocrita ai problemi della maternità e dell’allattamento: da un lato questi momenti fondamentali per la vita delle persone e della società vengono enfatizzati, dall’altro ben poco si fa per tutelarli concretamente. Si continuano a considerare le donne come persone “fragili”, e con il pretesto di non volerne turbare l’equilibrio si preferisce fare come gli struzzi evitando indagini “scomode” ma indispensabili per farci comprendere davvero come stanno le cose. Non aver dato fino ad ora la giusta attenzione al fatto che il latte materno, nelle aree industrializzate, può essere pesantemente contaminato, potrebbe non essere del tutto casuale: trascurare questo problema può anche essere il frutto di una rimozione dei problemi più scomodi e drammaticamente coinvolgenti, come quello del possibile danno procurato alle nuove generazioni in conseguenza di errate scelte economiche e politiche di cui si ha in prima persona la responsabilità.
– La scarsa o la cattiva informazione quanto possono pregiudicare l’indirizzo medico rispetto all’allattamento esclusivo o artificiale?
Una scarsa e distorta informazione è purtroppo riscontrabile a tutti i livelli, sia tra i medici e gli operatori sanitari, sia tra le mamme. A queste ultime vorremmo dire innanzi tutto di avere molta più fiducia in se stesse, di “ascoltare” il richiamo profondo della vita che si trasmette attraverso il seno che offrono al loro bambino. Non ci stancheremo mai di ripetere che a nessun bambino va negata la possibilità di usufruire del latte della propria madre il più a lungo possibile.
– La Campagna nasce in difesa del latte materno dall’inquinamento: tale dicitura non potrebbe creare equivoci?
Ci rendiamo conto che qualcuno si sta chiedendo se con questa campagna non si rischia di fare il gioco delle compagnie che producono latte artificiale, perché le mamme potrebbero pensare che questo è più sicuro per i propri figli rispetto al loro latte “contaminato”. Siamo coscienti di questi rischi e vogliamo anzi cogliere l’occasione di questa campagna proprio per gridare forte, ancora una volta, l’enorme differenza fra allattamento materno e alimentazione artificiale, e l’importanza del primo per la protezione della salute e dell’ambiente.
Ma come possiamo considerare “civile” una società che non si preoccupa e non si adopera per diminuire concretamente i livelli di contaminanti ambientali presenti anche nel latte materno? Come mamme non lasceremo certo al caso la salute dei nostri figli: noi vogliamo difenderla a partire dalla fonte stessa della vita, il nostro latte.
– Vuole dirci in breve gli argomenti trattati in conferenza stampa lunedì 19 marzo a Roma alla Camera dei Deputati?
La conferenza è stata aperta dalle due portavoci della campagna: Paola Negri, Presidente di IBFAN Italia, e Patrizia Gentilini di ISDE, con una relazione dal titolo: ‘Latte Materno: Bene Comune di inestimabile valore... ma quanta diossina c’è nel latte delle mamme italiane?’
Un pediatra, Ernesto Burgio, ha poi affrontato il tema dei rischi per la salute da esposizioni precoci a contaminanti ambientali. Un chimico, Stefano Raccanelli, ha parlato delle fonti di diossine, dei controlli sulle matrici biologiche e sulle fonti di emissione in Italia ed Europa, e della Convenzione di Stoccolma. Una rappresentante dell’Associazione Culturale Pediatri ha poi espresso il sostegno di questa categoria professionale alla campagna. Un insegnante, Alessandro Marescotti di Peacelink, ha infine illustrato le proposte concrete della campagna stessa: il biomonitoraggio del latte materno, la ratifica della convenzione di Stoccolma, la messa al bando di pratiche inquinanti e assolutamente evitabili come l’incenerimento di biomasse e rifiuti, e l’approvazione del disegno di legge per un marchio “dioxin free”.
– Pensa che le richieste di biomonitoraggio su campioni di latte materno e la ratifica da parte dell’Italia della Convenzione di Stoccolma saranno accolte?
Ovviamente ce lo auguriamo e comunque faremo di tutto perché i problemi che abbiamo sollevati non finiscano nel dimenticatoio: questo è solo l’inizio!
– Una tale missione portata avanti con tanto slancio da medici genitori e studiosi, deve avere forti motivazioni: pensa che da parte delle istituzioni ci sarà adeguata risposta?
Pensiamo proprio di sì: come potranno le Istituzioni non essere al nostro fianco? Chi sarà quel politico che non vorrà condividere questa nostra battaglia? Noi faremo in ogni caso tutta la pressione necessaria perché ci sia un’adeguata risposta. E credo che tutte le donne italiane, che sono le più interessate alla salute dei loro figli e delle generazioni future, saranno al nostro fianco.
Maria Lanciotti
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