Ha visto la presenza di un folto pubblico la conferenza di SENZATOMICA, tenutasi a Sondrio sabato 17 marzo. E di un pubblico coinvolto e interessato alla campagna di cui l’evento era portavoce: la sensibilizzazione dell’opinione pubblica circa l’urgenza di un totale abbandono delle armi nucleari, in ottemperanza ai trattati di non proliferazione già esistenti. La data entro cui arrivare a questa importante e definitiva situazione è stata identificata simbolicamente nel 2015 (ricorrenza del 70° anniversario dal lancio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki). L’obiettivo è quello di giungere alla stipula di una Convenzione ufficiale che impegni seriamente tutti i Paesi firmatari.
Agli scettici, e al fine di infondere la giusta dose di coraggio e determinazione per il raggiungimento di un ideale alto come questo, Lisa Clark - attivista nel disarmo nucleare, appartenente ai Beati i costruttori di pace - ricorda che già in passato tante lotte sono state vinte: si è riusciti a mettere al bando le armi chimiche, batteriologiche, le mine anti-uomo…
Alla base di questa volontà, che dunque solo in apparenza potrebbe sembrare pura utopia, ci sono atti ufficiali e concreti, primo fra tutti lo Statuto dell’organizzazione delle Nazioni Unite, in cui i padri costituenti fin dal preambolo espressero senza fraintendimenti il rifiuto verso la guerra.
Anche il Comitato Internazionale della Croce Rossa, già all’indomani dell’attacco nucleare sul Giappone, prese una posizione decisa sui nuovi mezzi di distruzione di massa. In una circolare che trattava la fine della guerra ed i futuri compiti dell’organizzazione, inviata alle Società Nazionali della Croce Rossa e datata 5 settembre 1945, dunque meno di un mese dall’esplosione della bomba, il Comitato già si pose delle domande circa la liceità dell’uso delle armi atomiche e invitò gli Stati a raggiungere un accordo per bandirne l’uso.
Fondamentale è poi da considerarsi il trattato di Non Proliferazione delle Armi Nucleari (T.N.P.) del 1968, entrato in vigore nel 1970; esso si basa su tre principi: disarmo, non proliferazione e uso pacifico del nucleare. Gli Stati firmatari - attualmente 189 - si impegnano tra l’altro a controllare e far controllare il proprio stato di utilizzo del materiale radioattivo. L’Italia ha ratificato questo trattato con la Legge 131 del 1975.
La Corte Internazionale di Giustizia, inoltre, chiamata dall’ONU ad esprimere un parere sulle armi nucleari, ha ufficializzato nel 1996 la sua posizione di condanna, che poggia sull’assoluta illegalità di queste armi per una serie di motivi: le loro intrinseche caratteristiche non permettono di distinguere combattenti da non combattenti; la loro devastante azione riduce l’ambiente circostante a “non vivibile” e questo è illecito; le conseguenze di un’esplosione di armi di questo tipo non sono circoscritte né nello spazio interessato dal conflitto armato né nel tempo (continuano ad osservarsi, ad esempio, le conseguenze delle bombe di Nagasaki e Hiroshima fra i sopravvissuti…). Ha però concluso il proprio parere ammettendo di non potersi esprimere in modo definitivo, stante lo stato odierno del diritto internazionale, circa l’eventuale ammissibilità al ricorso ad armi nucleari, se in presenza di situazioni estreme di legittima difesa.
Un’ambiguità, questa, che è stata criticata da più parti, anche se la Corte intende “superarla” sottolineando che gli ambiti leciti riguardino in sostanza casi estremamente limitati.
«La mia generazione, io sono del 1950» continua Lisa Clark «davvero considerò che con la fine della Guerra Fredda l’incubo delle armi nucleari sarebbe potuto essere riposto nel passato. Restavano, questo è vero, i cinque Paesi (USA, URSS, Cina, Francia e Regno Unito) a poter detenere armi nucleari, col preciso impegno, però, di avviarsi al disarmo totale…»
Invece sappiamo bene che non è andata così e che la corsa agli armamenti ha quanto mai continuato a riguardare anche le terribili armi nucleari. Vedi Israele, India e Pakistan che “segretamente” le possiedono, oppure Iran e Corea del nord, con le loro sperimentazioni allarmanti. Attualmente l’arsenale atomico mondiale si attesta intorno alle 23.000 testate nucleari. Dal 1989 al 1995 si è effettivamente assistito ad una progressiva diminuzione di queste armi, visto che si partiva da quota 64.000. Dal 2000 però la diminuzione è andata seguendo un ritmo molto più lento e sospetto.
Anche il nostro Paese possiede armi da smantellare, come tanti altri Stati d’Europa. Si tratterebbe di 90 testate (una cinquantina ad Aviano, il resto a Ghedi); 480 in Europa, secondo ricercatori internazionali. Questi armamenti appartengono agli Americani, sono vecchi rimasugli della guerra fredda, sembrerebbe siano custoditi smontati: insomma, di nessun valore militare, per ammissione di tutti i generali. «Servono da status symbol per il nostro Paese, che forse ritiene così di potersi sentire “un po’ più alleato degli altri alleati”», conclude la Clark.
Dall’Italia, dal nostro governo, ci si aspetta quindi l’adesione ufficiale al trattato di restituzione già firmato dai governi di Germania, Belgio, Olanda, Lussemburgo e Norvegia: presa di posizione che invece inspiegabilmente non è ancora giunta. Unico Parlamento, insieme a quello turco, che ancora non si è espresso in merito!
Alla conferenza, altra relatrice era l’Ingegnere nucleare Valeria Ciriello la quale ha ricordato alcuni dati terribili sulle esplosioni a Hiroshima e Nagasaki: a Hiroshima, con la prima bomba sganciata, morirono all’istante 90.000 persone; si trattava di una bomba con una potenza pari a 12 chilotoni (equiparabile a 12.000 bombe al tritolo). Oggi le bombe potrebbero raggiungere 100.000 volte quella potenza!
I trattati esistenti impediscono le sperimentazioni nel cielo, nell’acqua e nello spazio, ma l’escamotage di facile trovata è effettuarli sotto terra, ad esempio.
«Insomma, ciò che serve è l’educazione» sottolinea l’ing. Ciriello, «il mezzo più potente per distruggere la paura, per crearsi una coscienza, anche collettiva, in grado di esprimere una precisa volontà».
Il disarmo è principalmente un’impresa umanitaria come quella contro la schiavitù, quella per le pari opportunità della donna, contro il lavoro minorile…, questo è emerso con ferma convinzione dalla conferenza. E per lavorare in questo senso è necessaria una trasformazione del pensiero, come sostiene Daisaku Ikeda, presidente della Soka Gakkai Internazionale, l’organizzazione non governativa che diffonde la pratica del Buddismo di Nichiren Daishonin, entrata nell’ONU nel 1981. È stato proprio questo maestro a proporre nel maggio del 2010 al quartier generale delle Nazioni Unite, a New York, l’inderogabile necessità di: eliminare totalmente le armi nucleari, osservare i trattati già esistenti, giungere al summit di tutti i leaders del pianeta per la realizzazione della Convenzione e l’istituzione di Ispettorati che controllino gli arsenali e procedano a far disinnescare gli armamenti.
Sua l’affermazione seguente: se vogliamo lasciarci alle spalle l’era del terrore nucleare dobbiamo combattere contro il vero nemico. Quel nemico non sono le armi nucleari in quanto tali, né gli Stati che le possiedono e le costruiscono. Il vero nemico da affrontare è il modo di pensare che giustifica le armi nucleari: l’essere pronti ad annientare gli altri qualora essi siano considerati una minaccia o un intralcio alla realizzazione dei propri interessi.
A ribadire l’importanza del cambiamento interiore e del ruolo educativo nel determinarsi di uno spirito umano libero dalle armi, anche gli interventi dell’insegnante Francesca Martino e di Marco Francesco Doria, presidente Comitato territoriale ARCI Sondrio.
La professoressa Martino ha riferito circa l’interessante mostra allestita a Firenze, a Pesaro e che a breve verrà proposta a Milano. Una mostra multimediale ideata dalla Soka Gakkai come attività principale della campagna “Senzatomica”, decennio di educazione al disarmo nucleare proposto dal 2007. L’allestimento si sviluppa su mille metri quadri, articolandosi su quattro ambiti tematici e avvalendosi di svariati strumenti multimediali. Viene proposto anche un percorso specifico per i bambini dagli 8 agli 11 anni.
Gli ambiti tematici sono i seguenti:
• Garantire il diritto alla vita di tutti i popoli.
• Passare dalla sicurezza basata sulle armi alla sicurezza basata sul soddisfacimento dei bisogni fondamentali degli esseri umani.
• Cambiare la visione del mondo: da una cultura della paura a una cultura della fiducia reciproca.
• Le azioni che costruiscono la pace. L’esposizione è anche l’occasione per riflettere su temi di ampio respiro quali la responsabilità sociale dello scienziato, la responsabilità nei confronti delle generazioni future, l’impatto ambientale dei test nucleari, il costo (esorbitante) degli armamenti e del loro mantenimento.
Oltre a fornire dati per la conoscenza dell’argomento, la mostra è quindi imperniata sulle azioni per costruire la pace e sul cambiamento della visione del mondo, nell’ottica che ognuno di noi abbia una responsabilità attiva, personale nella gestione dei rapporti con gli altri e possa quindi determinare la vita del piccolo mondo che abita fino ad innescare una vera rivoluzione che porti, con la creatività e il rispetto reciproco, alla realizzazione di un mondo nonviolento. Su www.senzatomica.it sono visionabili e scaricabili moduli didattici interdisciplinari per insegnanti e alunni, realizzati da professionisti della scuola affinché educatori e alunni affrontino insieme questo percorso di crescita importante.
Anche Marco Doria ha sottolineato, nella sua relazione, quanto sia importante per adulti e bambini, poi ragazzi, vivere insieme e in armonia la strada dell’empatia, del riconoscere l’altro come parte di sé. L’unica modalità relazionale per sentirsi parte di un tutto, di una comunità globale in cui far dominare la pacifica e amorevole convivenza. Fondamentale è occuparsi dello sviluppo emozionale, averne cura. Ciò al fine di impedire il formarsi da bambini di vere e proprie corazze fisiche e/o emotive dannose per la salute di ogni individuo. Creare campi di energia calorosi e ricchi di amore - asserisce Doria, proponendo le teorie di Eva Reich e della Bioenergetica Gentile - fa crescere persone che sanno ritrovarsi nell’ambiente in cui vivono, ne cercano il contatto, lo migliorano a loro volta.
L’esplosione di energia positiva, che gli organizzatori della conferenza si erano ripromessi, si può dire innescata!
Annagloria Del Piano
I principali trattati multilaterali sulla non proliferazione delle armi di distruzione di massa ratificati dall’Italia sono, in ordine cronologico:
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il Protocollo concernente la proibizione di impiego in guerra di gas asfissianti, tossici o simili e di mezzi batteriologici (Ginevra, 17 giugno 1925);
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il Trattato per il bando degli esperimenti di armi nucleari nell'atmosfera, nello spazio cosmico e negli spazi subacquei (Londra-Mosca-Washington, 8 agosto 1963);
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il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP) (Londra-Mosca-Washington, 1° luglio 1968);
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il Trattato per il divieto di collocamento di armi nucleari e di altre armi di distruzione di massa sui fondi marini e oceanici e nel loro sottosuolo (Londra-Mosca-Washington, 11 febbraio 1971);
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la Convenzione sull'interdizione dello sviluppo, produzione e stoccaggio delle armi batteriologiche (biologiche) e tossiniche e sulla loro distruzione (Londra-Mosca-Washington, 10 aprile 1972);
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la Convenzione sulla proibizione, immagazzinaggio ed uso di armi chimiche e sulla loro distruzione (Parigi, 13 gennaio 1993);
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il Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari (New York, 24 settembre 1996) non ancora in vigore.
È possibile organizzare eventi aderendo alla campagna “Senzatomica”,
il cui titolare è l’Istituto Soka Gakkai Internazionale,
prendendo accordi all’indirizzo e-mail info@senzatomica.it
e rispettando la normativa che si può visionare sul sito www.senzatomica.it