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Gino Songini. A proposito della libertà di stampa 
E della campagna “Cerchiamo 50 persone...”
18 Marzo 2012
 

L'accanimento nei confronti della libera stampa non è certamente cosa nuova e neppure conosce confini. Se guardiamo al passato vediamo una lunga fila di martiri del libero pensiero (e della libera stampa) come Giordano Bruno, Galileo Galilei, Pietro Giannone, Silvio Pellico, Giuseppe Mazzini, Antonio Gramsci, Carlo e Nello Rosselli, ecc. Ai giorni nostri assistiamo sgomenti a quanto avviene a giornalisti e scrittori in varie parti del mondo, dalla Russia all'Iran, dal Messico alla Cina, da Cuba all'Indonesia, ecc. Anche nei paesi cosiddetti “liberi”, compresa l'Italia, chi va alla ricerca di scomode verità non ha vita facile: basti pensare a quanti giornalisti e scrittori sono costretti a vivere sotto scorta (un nome per tutti: Roberto Saviano). Ora, anche se non è il caso di ricordare esempi tanto importanti e facendo le debite proporzioni, pure un modesto giornale locale come 'l Gazetin ha conosciuto l'accanimento dei nemici della libera stampa e le conseguenti grane giudiziarie con il loro corollario di denunce, processi, condanne, assoluzioni, appelli, ricorsi e chi più ne ha più ne metta.

Purtroppo, a differenza dei grandi giornali che dispongono di considerevoli mezzi finanziari e di agguerriti studi legali, il nostro “giornalino” può contare quasi esclusivamente sulla determinazione e sull'amore per la verità e per la giustizia del suo direttore, oltre che sulla buona volontà dei redattori. Le denunce e i conseguenti contenziosi di carattere giudiziario cadono quindi direttamente sulle spalle della direzione senza alcun filtro e, quel che più dispiace, senza che nessuno muova un dito a concreta difesa di quell'irrinunciabile valore della democrazia che è la libertà di stampa.

In questi anni abbiamo assistito con amarezza e stupore al disinteresse delle varie istituzioni per le aspre vicende giudiziarie del nostro giornale che, se ha dei difetti, non ha certamente quello di difendere interessi particolari o rendite di posizione. E ci è dispiaciuto e ci dispiace vedere come si sia tentato di soffocare una voce libera e schietta come quella del Gazetin senza che nessuno, tranne pochi amici radicali, abbia detto una parola a difesa di chi non ha fatto che il suo dovere di cronista, informando i lettori intorno a vicende poco commendevoli, che sarebbero altrimenti rimaste ignote pur nella loro sconcertante gravità. Insomma, per qualcuno, chi subisce le più assurde ingiustizie e i più incresciosi soprusi non dovrebbe neppure avere il sollievo di vedere che c'è da qualche parte chi si occupa del suo caso e ne dà conto alla pubblica opinione. Per questi prevaricatori dovremmo tutti attenerci al celebre detto mafioso: “chi è sordo, orbo e tace, campa cent'anni in pace”.

Amici lettori, il Gazetin, sia pure piccolo, non è né sordo né cieco, e di fronte a certe cose non può tacere e non tacerà. Pazienza se non ha i mezzi finanziari dei grandi organi di stampa e se non dispone come quelli di bellicosi studi legali. L'aiuto che alcuni lettori ci hanno dato e ci danno aderendo alla campagna “Cerchiamo 50 persone...”, oltre al suo indubbio valore economico, costituisce una ragione di orgoglio per tutti noi e rappresenta un grande motivo di incoraggiamento ad andare avanti. Di fronte a tali gesti generosi viene da pensare: “Dunque non tutto è perduto per la libertà di stampa, non tutto è perduto per la verità!”

In quarta di copertina, nel cosiddetto “LIBRO D'ORO”, son riportati i nomi dei “donatori” (ancora pochi, purtroppo) che hanno compreso le necessità del nostro giornale e che hanno compiuto un gesto di straordinaria liberalità. A titolo personale mi permetto tuttavia un piccolo e vorrei dire amorevole rilievo. Pur riconoscendo il gesto generoso (e ci mancherebbe!) e pur ribadendo il più sincero ringraziamento, mi sarebbe piaciuto che i “donatori” anonimi non fossero rimasti tali, ma si fossero presentati con nome e cognome per poter dar modo a chi volesse farlo di ringraziarli personalmente per l'atto di grande magnanimità che hanno compiuto. In ogni caso coloro che ci hanno aiutato, noti o anonimi che siano, hanno messo mano al portafoglio non soltanto per sostenere un giornale in difficoltà, ma anche e soprattutto perché come noi amano la verità e la giustizia e non vogliono che questi fondamentali valori vengano soffocati da quelli che con le loro azioni intimidatorie cercano di mettere a tacere le voci libere del nostro piccolo mondo.

Detto questo ci sentiamo di promettere, sia ai benefattori che si sono firmati sia a quelli che hanno voluto rimanere anonimi, che noi continueremo coerentemente per la nostra strada, senza farci condizionare dalle difficoltà e senza farci intimidire dai prepotenti.

E a quanti vorranno unirsi ai sostenitori che già hanno dato, promettiamo non soltanto di registrarli “a imperitura memoria” nel “LIBRO D'ORO” del Gazetin, ma anche di conservare il loro nome nel cuore e nella mente di ognuno di noi.

 

Gino Songini

(da 'l Gazetin, marzo 2012)


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